In poche settimane, i sorvegliati speciali di Bitonto hanno avuto vita dura, per nostra fortuna e grazie alla grande professionalità del personale operante delle Forze dell’ordine.
Quindi dovremmo chiederci se usare ancora la parola sorvegliati speciali, visto che è cosa saputa che molti di questi sorvegliati speciali non sono dediti a rispettare tale status e continuano nel loro perpetuare l’illegalità.
Li rivediamo tra di loro fermi a prendere il sole in quella storica Porta Robustina, andarsene in giro tra di loro a bordo di auto o moto a volte anche rubate o armati di pistola e giubbino antiproiettile, addirittura a volte li abbiamo visti passeggiare in gruppi per le vie del centro storico con quel capobranco che ostentava il suo spessore criminale.
Tutto questo non dovrebbe accadere e ci chiediamo perché possa accadere ancora per lo più in una cittadina e non una metropoli.
Forse perché sono tanti i sorvegliati speciali e poche le unità che sono preposte al controllo?
Forse perché dovrebbe essere dovere di ogni cittadino denunciare tali comportamenti, anche solo chiamando il numero di emergenza?
Oppure quelle telecamere dovrebbero essere come un “grande fratello”?
Ora in molti si divideranno e sicuramente qualcuno dirà “ma cosa vuole quel rompicoglioni!” tanto cosa saranno mai quei sorvegliati speciali?
Tanto da noi la mafia non esiste sono solo dei criminali disperati…..
Forse ricorderete “cari” critici, uomini dal diverso modo di vedere (o meglio del non VEDERE) che il presidente della commissione antimafia On. Bindi pochi giorni fa ha dichiarato delle frasi molto nette nei confronti della criminalità mafiosa pugliese, promettendo attenzione per la situazione bitontina, quindi se lo scrivente forse non ha persuasione sulle coscienze di taluni soggetti critici, almeno abbiate l’umiltà di dare peso alle parole dell On. Bindi.