«Voi ch’ascoltate in rime sparse il suono», strumenti e voce per onorare Francesco Petrarca.
Quale strumento
più idoneo della lirica si amalgama così bene con la soavità della musica
classica?
Un connubio che ha entusiasmato, incantato, ingentilito il pubblico qualche sera fa, nella chiesa di San
Giorgio Martire, sede del Centro Ricerche di Storia e Arte Bitontina.
Ad avviare
l’evento ci ha pensato Michelangelo Cotugno,
compositore e curatore delle musiche (con lui a suonare c’erano Giovanni Orsini al violino e Selim Maharez al pianoforte), che ha invitato tutti a osservare un minuto di silenzio e all’ascolto di una sua personale opera, “Tristano e Isotta”, in memoria delle
vittime degli attentati di Parigi del 13 novembre.
Vittime colpite mentre ricercavano la bellezza,
la gioia di vivere – in tutte le forme e connotazioni che essa possa avere – che
specie si dipana attraverso l’amore per la musica e le arti.
“Un poeta che comunica un poeta”, così è stata
delineata la figura di Francesco Salamina,
poeta recitante, che ha declamato alcune liriche del Canzoniere petrarchesco, l’opera dietro cui si cela la
storia di un amore mai espressamente dichiarato, quello per Laura.
Ad anticiparlo gli interventi critici di Mariagrazia Lamonaca.
L’intento di Salamina, ispiratosi a Gustavo Modena – attore teatrale e
patriota italiano – è stato quello di
conferire ulteriore potere evocativo al momento, variando, o “dissacrando”,
come ha definito lui, la struttura originaria del testo, aggiungendo in realtà
ampi respiri e apostrofi all’elemento chiave dell’opera al quale Petrarca
allude soltanto: l’Amore.
A fine recitazione, con un cenno dava voce agli strumenti, un trio di
corno, pianoforte e violino, perfettamente in sintonia con il tutto.
L’evento, pensato e realizzato per voce e strumenti, è stato organizzato
dal Cenacolo dei poeti.
Il fine ultimo del progetto, annunciato sin dall’inizio, è stato quello di convogliare
nel pubblico una sorta di sintesi tra il momento strumentale, del suono, e il
momento dell’italiano trecentesco, lingua della Bellezza, connubio predetto in
qualche modo dal Petrarca: «Voi
ch’ascoltate in rime sparse il suono».