E’ un anno di anniversari e ricorrenze, il 2013, per
la chiesa bitontina.
La chiesa della vecchia diocesi di Ruvo-Bitonto, coi trent’anni dalla
morte e i centoventi dalla nascita del suo ultimo vescovo, il napoletano
Aurelio Marena, pastore qui da noi dal 1950 al 1978.
La chiesa come
realtà di riferimento per devoti e malati, con le importanti date
relative alla fondazione del santuario dei Santi Medici. La chiesa,
infine, come espressione sul territorio di menti formative e
cultural-teologiche di indubbio livello.
E’ il caso di mons. Oronzo Caldarola, bitontino, formato nella chiesa
locale e a sua volta guida -ad inizio ‘900- del clero come rettore del
seminario diocesano di Ruvo-Bitonto.
Caldarola (di cui quest’anno,
appunto, ricorrono i cinquant’anni dalla morte) è poi stato per ben
quarant’anni vescovo della diocesi di Diano-Teggiano (Sa): dal 27
novembre del 1915, quando gli giunse dal papa Benedetto XV la nomina,
fino a febbraio del ’55, momento in cui lascia la diocesi.
Quattro
decenni: tra il 1915 e il 1955 ci sono due Italie diverse, due epoche a
confronto.
La distruzione della prima guerra mondiale e poi addirittura
la rinascita dalla seconda. E proprio il conflitto degli anni ’40 vide
Caldarola in prima linea, considerata anche la nota importanza che
proprio l’area salernitana assunse in quei difficili e delicati
frangenti.
Dopo la guerra, la ricostruzione e poi gli accenni del boom economico.
“Catechista del popolo, i temi che gli furono più a cuore sono la pace,
la dottrina cristiana, la parrocchia e la famiglia“, ha ricordato
durante una recente commemorazione l’attuale vescovo di
Teggiano-Policastro (diocesi nata nel 1986 dall’unione di più
territori), Antonio De Luca.
Il vescovo lascia la diocesi anziano: era nato infatti nel novembre del
1871. Caldarola morirà a Napoli, nella Casa della Missione dei
Vincenziani (era infatti seguace di san Vincenzo de’ Paoli), il 6
febbraio del 1963.
Nome notissimo a livello toponomastico (si pensi all’omonimo “largo”, in
fondo a via De Ilderis), Caldarola è stato, invece, ancora poco
studiato a Bitonto, mentre non mancano in Campania pubblicazioni sulle
attività del vescovo durante il lungo episcopato, a cura soprattutto del
prof. Mario Casella e di mons. Angelo Spinillo, futuro vescovo di
Teggiano-Policastro.
Il presule bitontino fu sempre legatissimo alla sua città di origine,
tutelando le antiche amicizie con gli esponenti del clero. A suo tempo,
era stato vicino a numerosi prelati, in quegli anni fiore all’occhiello
della diocesi e della città: da Francesco Paolo Calamita a Gaetano
Valente, Nunzio Vincenzo Cerrotti, Pasquale Ferrante.
Vescovo era invece mons. Pasquale Berardi, altra figura interessante nella nelle temperie d’inizio ‘900, anni in cui la spinta modernista iniziava
ad irrompere.
Laureato in teologia e in lettere, Caldarola, come accennato, si
avvicinò da subito allo spirito dei vincenziani.
E vincenziano è anche l’attuale vescovo di Rrëshen, in Albania: mons.
Cristoforo Palmieri, bitontino anch’egli, allievo riconoscente del
vescovo Caldarola. L’anziano Caldarola, ripetutamente a Bitonto negli
ultimi anni di vita, fu figura paterna per Palmieri.
Non a caso, al
momento della sua consacrazione a vescovo in Albania, nel 2005, egli
volle nelle terre balcaniche, oltre al sindaco di Bitonto, Nicola Pice,
anche l’allora sindaco di Teggiano. Ancora una volta, così, Bitonto e
Teggiano, nel ricordo di Caldarola e negli auspici per Palmieri, si
univano in nome di comuni e concilianti esperienze ecclesiali.
Tre anni dopo la sua morte, il 31 maggio 1966, le spoglie del vescovo
-per i primi tempi a Bitonto- furono traslate a Teggiano, nella
parrocchia del Sacro Cuore