«In seguito a una serie di disavventure intellettuali
che non meritano d’essere ricordate, il signor Palomar ha deciso che la sua
principale attività sarà guardare le
cose dal di fuori. Un po’ miope, distratto, introverso, egli non sembra
rientrare per temperamento in quel tipo umano che viene di solito definito un
osservatore».
Italo Calvinoin “Palomar” si pone un importante
interrogativo: «Come si fa a guardare
qualcosa lasciando da parte l’io? Di chi sono gli occhi che guardano?». Nel
suo scritto l’io perde la sua qualità di soggetto della visione e viene
trasformato in una “finestra”.
Calvino contrappone all’immagine di un Io che,
affacciato ai propri occhi come al davanzale di una finestra, guarda il mondo
che si estende davanti a sé, quello di un mondo (interno) che attraverso questa
finestra (Io) guarda quell’altro mondo (esterno).
Prende le mosse da questo continuo guardare ed
interrogarsi tra micro e macrocosmo l’antologia “Poeti alla finestra”,
ultima fatica del prof. Nicola Pice,
edita dalla Secop Edizioni e
presentata lo scorso 3 ottobre presso la Galleria
Nazionale “Devanna”.
Un viaggio, quello dell’ex sindaco, che parte dal “Cantico dei cantici” e, attraversando la
poesia universale, arriva ai giorni nostri, alla ricerca di finestre poetiche
sul mondo. L’intento è quello di condurre al lettore il polimorfo universo nel
quale viviamo, fatta di terzine, rime e voci dell’anima pronte a raccontare storie.
Nello splendido percorso ci hanno accompagnati le voci
narranti della splendida Rossella
Giuliano e del poliedrico Raffaello
Fusaro, accompagnati dal flauto melodioso del maestro Vincenzo Mastropirro.
Certo non basta spalancare una finestra per osservare lo spazio circostante, quel che conta è chiudere gli occhi e sognare.
E a questo ci ha pensato la poetessa Angela De Leo, che ha tracciato le linee
di una finestra protettiva che non c’allontana, non ci fa perdere il senso di
appartenenza alla “casa”, ma che, al contrario, ci permette di scorgere il mondo
esterno consentendoci di immaginarlo.
Tutto si amplifica quando si legge una poesia.
Così come «Palomar sembra destinato a continuare, senza
requie, la sua ricerca. E ad arricchire con maniacale precisione, la sua
enciclopedia dei movimenti, la sua collezione di percezioni, il suo catalogo di
sensazioni, la sua vetrina di eventi. Ciò che egli cerca e che sempre gli
sfugge è una cosa rara e preziosa: aspettare che si verifichi una di quelle
fortunate coincidenze in cui il mondo vuole guardare ed essere guardato nel
medesimo istante».