L’aspettavamo, e non si è fatta attendere.
Il sindaco Michele Abbaticchio, come al solito attraverso la propria pagina Facebook, fresco di nomina a numero due di Federico Pizzarotti alla guida di “Italia in comune”, dice la sua su alcune situazioni accadute in città nelle ultime ore. E dunque: il passaggio anche dell’ex grillino Cataldo Ciminiello nella “sua” formazione politica, adesso la più forte numericamente in Consiglio comunale con ben sette esponenti, sulle sue cariche istituzionali, su cui questa testata si è soffermata proprio ieri (clicca qui per articolo https://bit.ly/2tsS13z) e altre volte in passato, e sulla scomparsa di tutte o quasi quelle liste civiche, fondamentali, per ben due volte, della sua elezione allo scranno di Palazzo Gentile.
“Vorrei assicurarvi – principia il lungo post del primo cittadino – che le liste civiche, fautrici della elezione dei consiglieri comunali aderenti a Italia in Comune non sono scomparse. Anzi. Hanno aderito al partito civico nazionale federandosi, sperando di contribuire, con le proprie esperienze territoriali, alle grandi battaglie nazionali. Nessun consigliere comunale aderente ha, per questo motivo, ricevuto “una pagnotta”, un “magna magna” o altro. Eletto consigliere dai cittadini, resta consigliere comunale nell’adesione a Italia in Comune con la propria lista civica”.
Sarà anche vero – anzi vogliamo credere sia così – ma il problema è un altro. Si chiama articolo 67 della Costituzione. Si chiama vincolo di mandato. Che consente agli eletti di agire fregandosene, in pratica, di partiti, programmi elettorali ed elettori. Con buona pace della coerenza politica.
“Cataldo Ciminiello – prosegue Abbaticchio – ha lasciato il Movimento 5 stelle e si è iscritto a Italia in Comune perché, come lui stesso ha spiegato e come hanno fatto in centinaia in Italia prima di lui, è rimasto deluso dalle scelte del Movimento suddetto: basta vedere cosa è accaduto a Taranto. Si può essere d’accordo o no, ma non credo sia una colpa o una bestemmia. In virtù di questa scelta, resta consigliere comunale. Anche qui nessun “magna magna”, etc”.
E quali sono, invece, i motivi che hanno spinto al passaggio anche Elisabetta Pasqua Nuzzo, Veronica Visotti e tutti gli altri? E soprattutto, perché le prime due lo hanno negato denigrando il lavoro della stampa, collezionando figure poco edificanti?
“I miei incarichi istituzionali – è sempre il vicesindaco metropolitano che parla – tutti gratuiti, acquisiti in virtù della mia capacità e del vostro voto che mi ha eletto sindaco di Bitonto, hanno comportato benefici finanziari in progetti e opere pubbliche, anche comunali. Parliamo di circa 15 milioni di euro. Per la cronaca, gli incarichi sono comunque in scadenza tra qualche mese. Se il bilancio del mio impegno non sarà ritenuto soddisfacente per Bitonto, farò a meno di proseguire nella disponibilità. Mi piacerebbe, però, che si parlasse di questo, dei fatti misurabili, per giudicare meglio. Il mio unico incarico politico (sempre gratuito) voluto da 65 amministratori pugliesi e diverse centinaia di iscritti prima di sabato scorso, conferito dal mio partito, è stato da me già messo a disposizione dello stesso e del suo congresso regionale”. Vuol dire, quindi, che ha presentato le dimissioni da presidente regionale di “Italia in comune” dopo soli tre mesi?
“Suppongo che la mia indennità di sindaco – conclude – pari alla metà della mia dichiarazione dei redditi prima di diventarlo e inferiore di diverse volte a quella di consiglieri regionali, parlamentari e altro, sia, tutto sommato, coerente alle attese di una politica di servizio. Anche perché, nonostante i vituperati incarichi gratuiti, continuo a rispondere come sempre ai miei concittadini sia sulle piccole questioni (nido della processionaria, ingombrante da rimuovere su una strada, luce non più accesa sull’altra, scritta sulla panchina, etc) che su quelle più “ingombranti” e annose (chiusure passaggi a livello, infrastrutture, opere pubbliche, servizi sociali, etc).
Ovviamente grazie alla collaborazione di tutti gli uffici e assessori.
Detto questo, spero di aver rappresentato e rappresentare la mia città nel modo più dignitoso, in virtù della sua prestigiosa storia.
Sia chiaro però che non lo farò mai, “tirando la gamba indietro” o limitandomi a fare il portiere di un pur nobile Palazzo”.
Da parte nostra, è necessario ribadire che non abbiamo mai contestato la gratuità degli incarichi del primo cittadino, siamo orgogliosi – e lo abbiamo scritto in altre circostanze – che un bitontino, un nostro concittadino, sia apprezzato e stimato fuori dai confini cittadini, ma da sentinelle, cani da guardia che dovremmo essere, abbiamo lanciato una questione, nel puro interesse della città. Da cui tanti, forse troppi, in passato hanno ricevuto tanto senza dare nulla o quasi in cambio.
“I fatti misurabili”, poi, li raccontiamo ogni giorno. Senza tirarci indietro. E senza fare bilanci, perché quelli li fa la storia, e pure gli elettori con una matita all’interno di una cabina elettorale.