Tares, la storia
infinita.
Non si placa nella
vita politica bitontina la polemica attorno alla TARES, la tassa sui rifiuti e
servizi che il Comune di Bitonto ha adottato al posto della vecchia TARSu con
tutte gli aumenti e le problematiche che ne sono conseguite, legate anche alla
decisione di internalizzare la riscossione dei tributi, togliendola dalla CE.R.IN.
Nei giorni scorsi
con un’intervista televisiva, il consigliere comunale del Partito Democratico, Franco Natilla, era tornato sull’argomento,
in qualità di presidente della Commissione consiliare di Controllo e Garanzia, scatenando
la reazione di tre componenti di maggioranza della stessa commissione, Pippo D’Acciò (Città Democratica), Pasquale Carelli (Laboratorio) e Francesco Rutigliano (Gruppo Misto).
Immediata è
arrivata la controreplica dello stesso Natilla.
«Non
immaginavo che con una intervista sull’affaire TARES avrei creato tanto
scompiglio – esordisce il consigliere piddino –. Sembra chiaro come sia stato toccato il nervo scoperto di qualcuno. A questo
punto ritengo doverose alcune precisazioni al riguardo».
«Al
contrario di alcuni censori dell’ultima ora, io sono un libero cittadino, sono
un consigliere comunale libero che mai ha portato il proprio cervello
all’ammasso – spiega Natilla –. Spiace che si continui a speculare sulla mia volontà di “coinvolgere”
la commissione di controllo in valutazioni che erano e restano mie. Reputo del tutto fuorvianti gli
interventi e le opinioni che al riguardo sono state espresse».
«Durante
la riunione della commissione consiliare di lunedì 10 febbraio u.s. avevo chiarito l’accaduto e l’uso improprio
del “noi” visto che detto termine non poteva intendersi riferito all’esame
dell’atto da parte della commissione, considerato che detto esame non c’era
ancora stato – continua –. Il termine “noi” era, quindi, da intendersi alla stregua di un
pluralis maiestatis riferito esclusivamente alla mia persona in quanto, avevo
già avuto la possibilità di conoscere il contenuto dell’atto in oggetto. Ma la
cosa più strana è che, nonostante l’episodio sia stato chiarito in sede di
commissione, alcuni commissari hanno poi ritenuto di stigmatizzare un
comportamento i cui termini erano stati già discussi, definiti e, soprattutto, reciprocamente chiariti».
«Non
ritengo di aggiungere altro, tanto meno possibili dietrologie»,
conclude Natilla.