DI ANGELA ANIELLO
In tempo di pandemia tutto sembra più labile, affetti, passioni, famiglie e sogni, tanto che qualcosa facilmente e inesorabilmente si frantuma. D’altro canto, però, l’essere costretti a stare a casa fa scoprire anche nuovi desideri. Quello di scrivere e raccontare, ad esempio, in forma quasi catartica. Le parole accompagnano il buio fino alla luce. Redimono e accarezzano, avvolgono a danno sostanza a cose inespresse.
Nasce così il romanzo “Se tutto andrà bene” di Gianluigi Conese, consulente di pubbliche relazioni, pubblicato da Florestano Edizioni.
A Bari durante il lockdown del 2020 accade a diverse coppie che qualcosa più non vada per il verso giusto e che il sentimento si affievolisca. Sandro sente il peso della solitudine e dall’ultima fallimentare convivenza comincia a sentire il desiderio di trovare la persona giusta, così chattando con gli amici decide di seguire il consiglio di Michele: scrivere racconti e inventare storie, data la sua vena creativa.
Poi un giorno durante la spesa intravede una donna bellissima, Ludovica e un colpo di fulmine gli annebbia vista e cuore. Non regge neppure il matrimonio di Carlo e Porzia. Stempiato cinquantenne con la pancetta e la comparsa dei primi capelli bianchi lui, acculturato e follemente geloso, vistosamente bella lei, bionda e boccolosa, più giovane e modaiola ma conosciuta per le sue gaffe. Tutto può andare a rotoli per un pregiudizio ma le persone possono cambiare e i colpi di scena sono notevoli.
I bozzetti che l’autore descrive sono contraddistinti da una notevole analisi interiore che evidenzia lo strappo interno creato dalla pandemia, le cui smagliature talora non sono più rattoppabili. Il colpo di grazia a una relazione già stanca può giungere anche da relazioni virtuali conseguenti a incontri dal vivo abbastanza intriganti, che comportano scambi di messaggi sempre più intimi.
È il caso di Arturo e Giulia, inconsapevolmente scatta l’attesa del liberi tutti per sentirsi liberi di vivere il nuovo sentimento che travolge e appassiona. Queste storie si intrecciano inevitabilmente e si mescolano anche, perché la vita pone sempre davanti un conto più alto e i cerchi possono aprirsi o chiudersi in un breve lasso di tempo. Il dado non è tratto solo da covid ma anche da tutto quel che viene messo in discussione: se stessi, la propria direzione, il proprio essere al mondo in una ricerca spasmodica di felicità e appagamento dei sensi. Eppure il vero amore giunge quando si smette di essere troppo intransigenti, quando ci si ferma un attimo a pensare, quando i calcoli esulano da un accecante desiderio, quando non si giudica.
Le sorprese non mancano mai: Ludovica che “va in giro, vede gente” non è quel che appare, è il soffio di un abbaglio, Porzia inizia a leggere tanto e sfugge all’onta delle gaffe che le stava appiccicata addosso e Giulia deve fare i conti con l’ennesimo tradimento. C’è sempre un nuovo inizio ma si fa attendere. Sandro deve affrontare una prova molto dura, la lotta con il covid in un lungo ricovero, sospeso tra vita e morte mentre l’alibi di una notizia che scotta apre nuovi interessanti scenari che potrebbero stravolgere l’ordine delle cose. Il rapporto tra verità e finzione è un filo sottilissimo che lascia sospesi nel nulla, in una vago alimentato da sospetti e qui la matassa si ingarbuglia parecchio.
La scrittura si fa appassionante e il lettore segue passo passo l’evolversi delle vicende. Tra amicizie turbolente e sliding dors gli incontri mutano il senso del tempo dandogli un maggiore spessore. Non tutto si può prevedere, ma avanzare delle ipotesi può essere un bene per recuperare l’ottimismo e il sorriso.
Porti sicuri o mari perigliosi? L’azzardo è sempre un tentativo di felicità.