Ha destato certamente
incredulità e stupore la vicenda dei fitti non pagati da parte di Rifondazione
Comunista, emersa durante il Consiglio comunale del 3 luglio scorso (http://www.dabitonto.com/politica/r/e-dopo-tredici-13-mesi-arrivarono-le-commissioni-consiliari/734.htm).
Incredulità perchè il Comune,
partito come creditore di quasi settemila euro per i versamenti non fatti nel
biennio 1999 – 2000, è stato condannato a pagare quasi duemila euro per il
successivo processo andato male.
Fallito, in pratica, perchè
fatto contro la persona sbagliata, l’ex assessore Rosanna Perillo.
Il “daBITONTO”,
allora, ha voluto vederci chiaro, ed è andato alla ricerca delle carte per
raccontare l’intera vicenda. Assurda per davvero.
Tutto parte nel 1996.
Con il contratto (quello che a Palazzo Gentile davano per perso). Il comune di
Bitonto, rappresentato dall’allora dirigente dei Servizi Finanzari, Giuseppe
Loiacono, concede in locazione a Vincenzo Delvino, segretario pro tempore del partito di Rifondazione comunista, l’immobile urbano sito in piazza
Marconi n°8. Il contratto parte dal 1°settembre 1996 e ha durata di 6
anni (scadenza 31 agosto 2002), eventualmente rinnovabili. Il canone
ammonta a quasi 6 milioni di lire, pari 490.000 lire mensili, da
corrispondere in rate trimestrali anticipate di 1.470.000 lire.
L’ex partito, però, ben presto non inizia a pagare, e
da Palazzo Gentile battono cassa.
Il primo avviso è del settembre
1999, quando si fa notare come «a tutt’oggi non risultano versati i
canoni relativi alla locazione per il periodo 1.1.1999 – 31.09.1999». La
somma da versare oltre 4 milioni e mezzo di lire, più interessi per il
ritardo del pagamento. Il tutto entro 5 giorni.
Ad ottobre dello stesso anno,
dal Comune invitano il nuovo segretario del partito, Nicola Antuofermo,
a lasciare l’immobile perchè rientrante nei lavori di restauro del
Torrione Angioino. Lo stesso Antuofermo chiede allora agli uffici comunali di
potersi trasferire in corso Vittorio Emanuele n°1.
La proposta è bocciata, perchè il locale è già stato assegnato, e nella
stessa occasione ricordano che l’ammontare dei pagamenti dei fitti è
arrivato ad oltre 6 milioni di lire.
Ma anche nella riconsegna
dell’immobile, l’ex partito è negligente.
Accade, infatti, che la
data di rilascio è fissata dal Tribunale di Bari per il 30 luglio 2000, ed
invece avviene materialmente quasi due mesi dopo, il 14 settembre, dopo
una lettera di sollecito dell’ufficio legale del Comune.
Il debito del partito, nel frattempo, arriva ad oltre 10
milioni di lire.
Antuofermo, però, si
dimentica di pagare, e nel settembre 2005 il dirigente del Settore
Finanziario, nel frattempo diventato Onofrio Padovano, scrive
all’avvocatura comunale, all’amministrazione comunale ed al collegio dei
revisori dei conti, ricordando che i crediti da recuperare sono oltre 5 mila
euro (nel frattempo la lira non esiste più).
I soldi non arrivano, e nel
2008 Padovano invia una ingiunzione di pagamento al nuovo segretario di
Rifondazione comunista, Rosanna Perillo, assolutamente estranea alla
vicenda, e a Vincenzo Delvino, firmatario del contratto nel 1996. C’è da
pagare un debito complessivo di quasi 7000 euro, «ed è necessario
procedere al recupero coattivo del credito», scrive il dirigente.
Il resto, poi, è storia
recente: si apre un contenzioso tra la Perillo ed il Comune. Quest’ultimo
ne esce sconfitto, e condannato a pagare quasi due mila di euro.
I crediti, invece, non
arriveranno mai.
Oltre al danno, anche la beffa. E l’assurdo.