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Home » Reportage dalla Turchia 3/Cappadocia. Un paradiso naturale che nasconde secoli di storia. La nostra

Reportage dalla Turchia 3/Cappadocia. Un paradiso naturale che nasconde secoli di storia. La nostra

La zona fu abitata dai primi cristiani che, per fuggire alle persecuzioni, costruirono villaggi sotterranei

Michele Cotugno by Michele Cotugno
18 Dicembre 2016
in Cronaca
Reportage dalla Turchia 3/Cappadocia. Un paradiso naturale che nasconde secoli di storia. La nostra
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Uno
straordinario scrigno di storia racchiuso in un paradiso della natura. Se dovessero
chiedermi una definizione per descrivere in poche parole la Cappadocia, quella
più adatta è senza dubbio questa.

 Lontana dal caos delle grandi città come
Istanbul e Ankara, questa grande regione al centro dell’Anatolia è in grado di
regalare al visitatore qualcosa di unico: un mix tra quiete e conoscenza della
storia. Ma non una storia legata alle sole vicende locali. Qui parliamo della
nostra storia, quella di popoli europei. Fu attraverso quelle terre, infatti,
che la religione cristiana arrivò in Occidente. Attraverso quelle montagne,
quelle rocce dalla forma particolare, attraverso quei villaggi sotterranei
scavati dai primi cristiani per fuggire dai romani. Luoghi con cui l’Europa ha
un legame ancestrale. Lì ci sono gli albori della propria cultura e visitarli è
come andare alla ricerca della propria storia, quasi come un figlio in cerca delle
origini della propria famiglia.

In
quei cunicoli sotterranei scavati dall’uomo, che si intrecciano tra loro fino a
formare villaggi nascosti dalla luce del sole, i seguaci di Cristo trovavano
rifugio dalle autorità pagane prima del 380, quando Teodosio I fece del
Cristianesimo la religione ufficiale dell’Impero Romano, e dopo l’insediamento
del Califfato Islamico, a metà del settimo secolo dopo Cristo.

Ci
troviamo esattamente nella provincia di Nevsehir, nel parco nazionale di
Goreme, in quello che viene chiamato comunemente Museo a cielo aperto di
Goreme. Gallerie, grotte ricavate scavando in quelle montagne di tufo, al cui
interno sono sorte abitazioni, chiese. Un paesaggio che ricorda molto i
villaggi rupestri tra Puglia e Basilicata. Riscoperto solo nella seconda metà
del ‘900, quell’immenso patrimonio ospita preziose testimonianze della vita
dell’epoca e dell’arte con i suoi cambiamenti, le sue evoluzioni. Già, perché tra
le volte dei templi cristiani ritroviamo antichi affreschi tipici della pittura
bizantina e, talvolta visibili, talvolta no, al di sotto si ritrovano ancora
segni del periodo iconoclasta, quando le raffigurazioni religiose furono
bandite per l’idea che potessero sfociare in idolatria da parte dei cristiani.
Sale un improvviso e forte dolore nel sentire la guida affermare che tutto quel
tesoro è destinato a scomparire, distrutto dall’azione del tempo, degli agenti
atmosferici, che ne hanno già divorato gran parte. Non in un tempo breve,
certo. Ma prima o poi sarà tutto scomparso.

Ma
la Cappadocia non è solo storia del Cristianesimo. È anche natura. In quelle
valli e quelle montagne di origine vulcanica, infatti, il paesaggio è unico. L’azione
della natura ha creato formazioni rocciose dalla forma strana chiamati
comunemente “camini delle fate”, piramidi di tufo alla cui sommità vi è una
formazione rocciosa dello stesso materiale, ma più compatta. Dai turisti la
zona dove maggiore è la presenza di queste formazioni è spesso chiamata “Valle
dell’amore” per via della forma fallica.

Spostandosi
da Goreme troviamo inoltre la Devrent Valley, detta comunemente “Valle dell’immaginazione”.
La natura qui ha forgiato le rocce fino a dar loro forme diverse. Troviamo dunque
cammelli, madri con bambini in braccio, tartarughe, mani umane, persone
piangenti. Ma non occorre sforzarsi più di tanto per individuare la forma
suggerita dalla guida. Nella gran parte dei casi al visitatore sembrerà tutt’altro.

La
Cappadocia è nota anche per la produzione di ceramica. Diversi sono i
laboratori che ne producono, specialmente nel villaggio di Avanos, che vale la
pena visitare per ammirare la maestria con cui vengono forgiati vasi, piatti e
quant’altro.

Alla
fine della giornata, concluse le escursioni nei luoghi appena descritti, il piccolo
e suggestivo paesino di Goreme garantisce all’ospite una calma paradisiaca. Tra
silenzi interrotti solo dalla rilassante musica locale, dai canti religiosi del
muezzin, la località regala relax al visitatore. Molti edifici sono scavati
nelle montagne di tufo, compresi gli alberghi, le case e i ristoranti. In
questi ultimi, dallo stile rustico si gusta l’ottima cucina locale, fatta di
ingredienti e modi di cucinare che non sono diversi dai nostri. Uno dei piatti
ricorrenti nei menù è composto da legumi cotti al fuoco in tegami di creta,
accompagnati dal pane. Sapori che non saranno affatto nuovi per chi abita in
case antiche con un camino a disposizione.

Insomma,
un paesaggio magico che è possibile vedere, nella sua interezza, anche dall’alto,
con le mongolfiere che partono all’alba da Goreme. Un panorama mozzafiato per
chi non teme l’altezza (non il sottoscritto).

Tags: Cappadociareportageturchia
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