Quattro rapine in dodici anni di attività. Una media
infallibile di una ogni tre anni. La paura che si rinnova, lo spavento che ti
assale, così come la voglia di mollare tutto. Perché ogni volta è sempre più
difficile ripartire, provare a cancellare quella macchia, quegli istanti
terribili, pochi ma interminabili. Dove i sacrifici di una giornata di duro
lavoro vanno in frantumi in un nulla. Dove temi l’incolumità fisica dinanzi a
rapinatori spietati e senza scrupoli. E quel senso di solitudine che ti
circonda. Perché senti che in questa città lavorare serenamente è ogni giorno
sempre più difficile.
Venerdì scorso l’ennesima rapina ad un esercizio
commerciale – il Bar Fiore in via Ammiraglio Vacca – ha aggiornato tristemente
le pagine di cronaca nera della città. Due rapinatori, dal chiaro accento
bitontino, a volto coperto, armati uno con un coltello e l’altro con una
pistola, fanno irruzione attorno alle 22,30 nell’attività commerciale. Al
momento dell’assalto, nessun cliente presente ma solo il proprietario ed una
delle sue due figlie. È questione davvero di pochi istanti: l’uomo con l’arma
da fuoco si scaraventa sul registratore di cassa e lo sradica completamente per
portarlo via, il suo complice armato di coltello tiene sotto scacco i due onesti lavoratori, che provano strenuamente a difendersi, ma devono cedere alle
minacce della lama appuntita, sempre più vicina ai loro corpi. Il primo
rapinatore, impossessatosi del registratore di cassa, subito scappa via e si
dilegua, il suo complice invece resta ancora all’interno per qualche secondo,
forse per agevolare la fuga ed assicurare la conquista certa del bottino. Ma
soprattutto ad incutere timore con quella lama, che crea scompiglio, che
provoca la caduta del titolare, costretto poi a ricevere le cure dei sanitari
del 118 e a trascorrere la notte al Pronto Soccorso per un problema alla gamba.
Pochi attimi davvero, di puro terrore. Che devastano
l’anima ed il cuore. La fuga è repentina, e subito i rapinatori fanno perdere
immediatamente le loro tracce, scappando via a piedi. L’incasso di una serata
di intenso e duro lavoro si volatilizza in un niente. Restano i cocci –
soprattutto morali – da ricomporre. Con gli agenti del Commissariato di Polizia
che intervengono e, coadiuvati dai riscontri della Polizia Scientifica, fanno i
rilievi del caso.
Il giorno dopo è quello più difficile. L’esercizio
commerciale resterà chiuso per qualche giorno, in modo di potersi ripresentare
al meglio per continuare a servire – come da dodici anni a questa parte – la
clientela. Ma negli occhi, soprattutto di chi ha vissuto in prima persona
quegli istanti, resteranno a lungo il terrore e l’angoscia. Come nel caso della
figlia della vittima, che ha ricostruito assieme a noi la rapina ed ha voluto
esprimere ai nostri taccuini tutta la sua amarezza, con occhi gonfi di
sconforto.
«Non si può più
continuare così –
commenta –, è la quarta rapina in dodici
anni, ogni volta è una ferita al cuore. Già in una precedente rapina, quando
avevo sedici anni, mi ritrovai con una pistola puntata alla testa, ora mio
padre e mia sorella con un coltello che non voleva solo intimidire ma forse
persino far male».
«Questa città è sempre
più difficile e via Ammiraglio Vacca la sera diventa letteralmente zona franca – analizza la figlia della vittima –. Nelle sere precedenti siamo stati persino
al buio, senza pubblica illuminazione, poi tornata quella sera, ma alla fine
c’è stata la beffa della rapina. Il problema però è che è una strada
abbandonata la sera, non c’è controllo, siamo l’unico esercizio commerciale che
resta aperto in quella zona fino ad una certa ora ed ogni volta c’è sempre in
noi il timore che possa accadere qualcosa. E in via Ammiraglio Vacca di episodi
del genere, di recente, ne sono avvenuti già diversi».
«Bitonto ha bisogno di
maggior sicurezza, c’è necessità di un maggior presidio delle strade, la gente
non è sicura, le attività commerciali non lavorano serenamente e in
tranquillità – si
sfoga –. Servono più forze dell’ordine,
forse solo così si possono provare a scongiurare questi episodi di criminalità.
A me va bene il conforto della Polizia che interviene, ma non mi basta più un
agente che arriva a fatto compiuto. Vorrei che ci fosse qualcuno subito pronto
a poter intervenire prima dell’accaduto, o sventarlo, o catturare
immediatamente i rapinatori. Così si darebbe più fiducia a tutti noi
commercianti e all’intera città».
«Ripartire ogni volta
non è facile, e anche questa volta non lo sarà – è l’amara riflessione –. Mia sorella è letteralmente terrorizzata,
ed ora ad ogni minimo rumore strano mentre lavora temerà il peggio».
«Resteremo chiusi per qualche giorno, poi
torneremo al servizio dei nostri clienti. Ma con che spirito? E con quali
certezze per il futuro?», è la dura conclusione della figlia della
vittima.