Sono giorni di fonda, dolente, irrimediabile amaritudine.
Cruccio e solitudine, insieme.
Vaga perduto in un deserto d’amore l’uomo che non comprende questa feroce crudeltà contro gli innocenti. Che non riesce a scovare una minima ragione in questo cortocircuito che somiglia ad un gioco al massacro di migliaia di anime, che resteranno per sempre anonime, freddi numeri da sommare e basta. Che ricorda il mare della sua infanzia come uno scrigno infinito d’avventure, non come un liquido sepolcro. Che ha sempre riconosciuto in un porto il disegno di due braccia che accolgono pietose chi attracca o salutano affettuose chi salpa. Che pensa che l’umanità, incanaglita da troppo odio, non abbia alcun diritto di stuprare i sogni dei bambini.
No, non ha senso tutto questo.
E non è neppure questione di divergenze politiche o problematiche internazionali da risolvere.
È solo un problema di umanità. Che, giorno per giorno, va svanendo inesorabilmente in un abisso di grigiore e mestizia. Dove ha colpe persino chi resta in silenzio…
Si leva, però, alta e tonante la voce piena di sdegno di un artista vero: Vincenzo Mastropirro. Poeta schietto e musicista sopraffino, non poteva sottrarsi alle sfide della Storia e cantare, così, con l’espressione più moderna che ci sia – il rap, con tanto di sigillo in dialetto, giusto per urlare la verità alle nostre anime insensibili – la tragedia squassante che stiamo vivendo. In un dialogo serrato e ritmato, sono di fronte un testardo e cieco Matteo ed un meraviglioso e puro Rashid, il piccolo che è stato ritrovato in fondo al pelago senza più vita, con una pagella fieramente cucita nel giubbotto.
Perché la realtà che oggi ci circonda è popolata di ominicchi che credono di essere vivi e, invece, sono morti, e di eroi piccini che sono morti e, invece, sono più vivi che mai.
…al bambino con la pagella in tasca
Rap Rashid
Mi chiamo Rashid
ho imparato a nuotare
non voglio morire
ma devo morire
così è deciso.
Mi chiamo Matteo
anch’io so nuotare
in questo mio mare
mi spiace per te
ma devi morire.
Io sono Rashid
bambino felice
son morto nel mare
con tutti i miei amici
giochiamo coi pesci.
Io sono Matteo
anch’io son felice
ti ho visto morire
in fondo al mio mare
non puoi più fiatare.
Io sono una triglia
piacere Rashid
noi spigola e orata
io polpo di mare
son io un’anguilla.
Son buoni sti pesci
ribatte Matteo
sornione e beato
vi posso pescare
e posso mangiare.
Ma certo Matteo
puoi anche mangiarci
lo senti il profumo?
è quello di un bimbo
che abbiamo beccato.
Madonna, che schifo
non è uno schifo
è solo Rashid
che tu hai affogato
con noi ha giocato.
Che schifo di gioco
non mangio più pesce
va bene Matteo
torniamo a nuotare
e insieme a giocare.
Rashid è con noi
un bravo bambino
un pesce di mare
un bel sirenetto
è murte pe’ viue.
Testo di Vincenzo Mastropirro
In foto, l’opera significativa di Giulio Giancaspro.