«“Ogni
parrocchia ospiti una famiglia di profughi” ha affermato Papa Francesco, mentre
noi cittadini italiani in difficoltà veniamo sfrattati proprio dalla Chiesa».
Sono state le prime parole pronunciate da un bitontino venuto nella redazione
del da Bitonto per riportare la sua storia
e fare un appello alla diocesi proprietaria dell’appartamento in cui lui vive.
A Giovanni, nome di fantasia con cui lo chiameremo,
infatti, è stata fatta recapitare pochi giorni fa una lettera di sfratto da cui
ha appreso di dover abbandonare l’abitazione nella quale ha vissuto per circa
quindici anni con la sua famiglia, di proprietà di una delle Chiese di Bitonto.
È infatti da più di tre anni, dopo il fallimento della
sua azienda edile, che Giovanni non riesce più ad adempiere al saldo
dell’affitto mensile della casa in cui vive.
In questo lungo periodo, quando ne
aveva disponibilità, ha dato alla parrocchia di tanto in tanto piccole e
simboliche cifre, certo non sufficienti a colmare il debito accumulato, che
adesso, come era già successo in precedenza gli è valso una condanna di
sfratto. Tale procedura nei suoi confronti è stata infatti più volte avviata, ma
non è mai stata convalidata dal giudice, motivo per cui Giovanni è rimasto
nella sua abitazione nonostante la corposa morosità di cui si è reso
responsabile.
Una condizione, la sua, pari a quella di tante altre
famiglie in difficoltà che si trovano di punto in bianco senza un tetto in cui
vivere, che ancora una volta punta i riflettori sul “problema casa”. Troppo dolorosamente diffuso tra le famiglie bitontine.