Si dice che il mondo si sia tinto dei colori dell’arcobaleno, simbolo di pace e libertà, e che la storia sia volta al progresso, alla valorizzazione e acquisizione di maggiori diritti all’insegna dell’uguaglianza, dopo anni di lotte sociali. Purtroppo, però, c’è sempre un ma.
L’uomo per certi versi si dimostrerebbe sempre volto, invece, al regresso, a commettere errori peggiori accecato da un’ingiustificabile violenza e da idee che se rimanessero solo effimeri pareri personali non recherebbero eccessivi problemi.
Luca è un ragazzo bitontino che studia da un anno in Romania ed ama viaggiare, attirato dalla diversità delle culture, dalla voglia di conoscere sempre gente e storie nuove, che son granello importante della sua solarità.
Tra le sue ultime mete, la Moldavia, dove ha trascorso tre giorni e nella notte del secondo qualcosa è andato storto: «Ero con un ragazzo conosciuto in ostello e la mia compagna di viaggi Victoria –come ha raccontato ai nostri taccuini, qualche giorno fa -. Prima di andare in discoteca, abbiamo deciso di recarci in un supermercato per acquistare un paio di birre. Vicino all’entrata c’erano tre ragazzi palesemente ubriachi ed incazzati».
«Mi hanno bloccato con veemenza e balbettato qualcosa in russo. Ho risposto in inglese, mi hanno lasciato andare perplessi. Abbastanza spaventati, io e i miei amici siamo entrati nel supermercato e arrivati quasi alla cassa, questi ragazzi ci hanno raggiunti. In un inglese maccheronico mi hanno chiesto di dove fossi e sorridendo ho risposto di essere italiano. Uno di loro ha provato a dirmi in una lingua semi-comprensibile, metà rumena e spagnola, che non ero in Spagna».
Probabilmente questo ragazzo avrà voluto far notare che Luca non fosse in un paese tendenzialmente civilizzato e non potesse tingersi i capelli di biondo o indossare un piercing perché sarebbero cose da ragazze.
«Allora, mi hanno costretto a togliere il piercing, trattenuto con la forza e chiesto se fossi omosessuale. Mi sono sempre pronunciato a favore della realtà più cristallina, del dire la verità sempre e comunque, ma in casi come questi bisogna riflettere in maniera più pragmatica. Non ho avuto il coraggio di rispondere; se avessi detto sì, mi avrebbero picchiato nel supermercato, in caso contrario avrei ferito me stesso».
«Sono rimasto lì a guardarli inveire anche contro le cassiere, i miei amici e la sicurezza. Uno di loro continuava a parlarmi in russo cercando di portarmi fuori con la forza, accecato dalla voglia di picchiarmi, oltre che dai fumi dell’alcool».
Fortunatamente, la sicurezza del supermercato ha chiamato la polizia moldava che prontamente sarebbe intervenuta, usando le maniere forti contro questi ragazzi.
Sorge spontaneo chiedersi, come è successo a Luca, se nel 2018 sia ancora possibile che un ragazzo omosessuale non sia libero di viaggiare tranquillamente nel mondo, che debba scegliere in base a questo le sue mete, che non possa tingersi i capelli o indossare un piercing, che esistano ancora determinati stereotipi a differenziar l’uomo e la donna.
«Sono abituato, soprattutto, alla violenza verbale nel mio paese e ad essere etichettato con determinati nomignoli ed è triste ammettere che forse questo mi manca».
Se ne sentono di storie di violenza omofoba ed ogni volta lo sdegno è sempre lo stesso. Denunciare è importante, per questo Luca ha deciso di condividere la sua triste e assurda esperienza da innocente amante del mondo.