Lasciateci sognare in pace!
Lasciateci rifugiare nella musica, nei libri, nelle passioni!
Esercitarci nel teatro, essere artisti, poeti, sognatori deliranti, curatori di
mestieri nuovi e coraggiosi!
Lasciateci appassionare ad attività che non avete inventato voi, percorrere
sentieri non segnati, dedicarci a sfide non ancora sperimentate!
Basta a dispensarci consigli, a
dirci cosa dovremmo fare e come!
Ad indicarci la strada perché così ci sono meno rischi.
Così è meglio e conviene.
Maledetta convenienza che fa girare l’economia, i rapporti, il tempo.
Vi siete dimenticati che sbagliando
si impara?
Ve lo hanno mai detto quando avevate 5 anni?
O era uno di quei giochetti che si usano coi bambini per farli sentire meno in
colpa quando commettono una marachella e quando sei grande ormai sei vaccinato
anche per gli errori?
O proprio perché lo avete imparato sulla vostra pelle volete farci credere che
è per il nostro bene?
Per farci arrivare col cuore intatto e le tasche piene di ammonimenti?
Ecco, la verità è che ci riempite
solo di prostrazione.
Abbiamo scorte di cinismo da far invidia a Ebenezer Scrooge.
Viviamo vite che non ci appartengono fino in fondo. E reprimiamo la creatività
quasi fosse un vizio da tenere sotto controllo anziché una virtù.
Sì, lo fate per noi, per fare le
scelte giuste fin da subito. Non è che siamo masochisti nel voler sbagliare per
forza, nell’intraprendere percorsi personali e non canonici, ma vogliamo
crescere coi nostri sogni almeno. E con la creatività. E con la leggerezza. Non
la superficialità.
La leggerezza, quella che serve a non prendersi troppo sul serio, a non
somatizzare un fallimento, a carburare con tenacia e senza timori. A capire che
noi non dipendiamo dal futuro, ma il futuro da noi.
Mi sembra di sentirla la società, i
parenti, gli opinionisti di strada, che danno dritte su come uccidere l’estro
dei ragazzi per diventare necessariamente medico, avvocato, banchiere,
politico, assistente del Papa, commercialista di Berlusconi.
Poi se sogni di diventar rapper,
regista, artigiano di presepi, giardiniere della reggia di Caserta: lo puoi
fare per hobby. Quando hai tempo. Riempitivo insomma. Secondario. Devi pensare
piccolo e raggiungibile. Non c’è posto per sciocchezze come queste. Le lasciamo
ai falliti e ai farneticanti.
Se ci penso, mi sento un po’
scortese: sto inveendo contro una mamma società che alla fine mi dice:
“Sei libera di fare tutto ciò che vuoi nella tua vita, ma se non fai come
dico io ti lascio indietro”.
L’ho capito che devo essere educata,
che devo obbedire al sistema, che questi pensieri irriverenti sulla libertà
pilotata sono solo fandonie. E a volte ci riesco pure ad abbassare la testa. E
come me tanti altri: basta vederli, con gli occhi spenti già dal primo mattino
e la rassegnazione che trabocca anche se la nascondi. I nostalgici della vita.
Non c’è più posto per i sentimenti e
i sogni in questo mondo. Sei più carismatico se sei crudo, un caterpillar di
emozioni, una macchina che fiuta soldi e mangia traguardi che assicurano il
pane.
Quando mi si arrovellano le viscere
a pensarci, sento riecheggiare le parole di Another brick in the
wall: “Teachers, leave those kids alone!”
Siamo stufi.
Ci rubate l’anima e i sogni e le energie e ci lasciate sfiniti.
Sull’altare del progresso e della crisi ci finiamo sempre noi.
Basta. La creatività si sta rivoltando nella tomba che noi le abbiamo creato.
Io non sento più nemmeno il profumo della speranza per quanto disincanto vedo
intorno a noi!
Basta! Lasciateci sognare! Lasciateci scorgere ancora figure nuove nelle
nuvole!
Sono stufa di sentirmi irresponsabile perché preferisco l’estro multiforme alla
produzione di massa!
Avete finito di intasarci la testa con Ford e la catena di montaggio?
Quando lo capirete che saranno la bellezza e la tensione creativa a salvare il
mondo?
Rivoglio il coraggio, l’ardore,
l’entusiasmo, l’affermazione della volontà cieca e indomabile, la possibilità
di cambiar rotta, di abbandonare la strada certa per intraprenderne una che mi
renda estremamente viva, anche se rischiosa.
Se volessi diventare un’artista di
strada, una trapezista al circo o una ballerina di pizzica, voglio la
consapevolezza che si possa fare, senza essere considerata una categoria
inferiore.
E se volessi lasciare il mio bel lavoro alla scrivania per dipingere opere di
Monet sulle piastrelle dei bagni, vorrei poter essere libera di farlo con
coraggio, a tempo pieno, senza affanno, col respiro che mi respira, perché sono
così tanto sollevata da non sentirmi nemmeno più umana.
Sì, lasciatemi sognare.