Il partito politico. Una delle maggiori istituzioni
delle democrazie rappresentative sorte nel Novecento che, tuttavia, non gode,
agli occhi di gran parte dell’opinione pubblica di buona reputazione. Da
garante di partecipazione si è trasformato in sinonimo di corruzione,
soprattutto a causa di una politica che in più occasioni ha dato adito al
diffondersi di questa idea. Ad esso si associa, spesso esagerando, ogni tipo di
nefandezza e di malaffare.
Del partito politico e del suo ruolo nella società e
nella politica odierna ha parlato Fabrizio Barca, durante il suo intervento
tenutosi sabato scorso a Bari. L’ex ministro per la coesione territoriale
durante il governo Monti si è iscritto al Partito Democratico nell’aprile
scorso per poi candidarsi alla segreteria dello stesso. Presenti
all’appuntamento anche diversi esponenti del Partito Democratico di Bitonto.
“Come ministro per la coesione ho avuto modo di notare l’assenza dei partiti ed
in particolare del Partito Democratico, grande risorsa inutilizzata – ha
introdotto Barca – Da venti anni in Italia la sinistra non riesce a governare e
a produrre cambiamento. Tutto questo anche a causa della diffusione di un’idea
secondo cui un paese si governa bene se il potere è concentrato nelle mani di
pochi detentori del sapere. Un’asserzione frutto dell’ideologia liberista, che
si è diffusa anche nelle socialdemocrazie e nella sinistra italiana e che
promette di creare una società forgiata in base alle esigenze individuali. Una
grande idea, se non fosse per il fatto che questa ideologia ha provocato danni
che le nuove generazioni stanno scontando”.
“L’idea del potere più efficiente se nelle mani di pochi è errata, come ha
dimostrato l’ultima esperienza di governo tecnico (in cui egli stesso ha
partecipato, ndr) che si è palesato incapace di risolvere i problemi
dell’Italia, nonostante l’alto livello dei ministri” ha continuato l’economista
torinese.
Ecco perché, secondo il candidato segretario, redattore di un manifesto in cui
illustra la sua idea della politica e del Pd, “deve tornare ad ascoltare la
collettività, perché per produrre benefici all’intero Paese è necessario
coinvolgere migliaia di individui, senza decidere in stanze isolate”.
Un partito che sia “controparte dello Stato”, una classe dirigente scelta in
modo trasparente e una chiara visione di governo sono le ricette che Barca
individua per far si che la politica esca dalla crisi che la attanaglia.