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Home » “La Nuit Fatale” di Okiko The Drama Company. Chiuse le porte del Bovary2000: “Che resti fuori tutto ciò che desiderio non è”

“La Nuit Fatale” di Okiko The Drama Company. Chiuse le porte del Bovary2000: “Che resti fuori tutto ciò che desiderio non è”

A pochi giorni dal successo della nuova produzione della compagnia, diretta da Piergiorgio Meola, tante le emozioni da raccontare. Parola, allora, a Mark, Yvette, Amandine, Bondlaire, Clorinda, Samantha, Colette, Odialisque e Alana

Carmen Toscano by Carmen Toscano
13 Settembre 2021
in Cultura e Spettacolo
“La Nuit Fatale” di Okiko The Drama Company. Chiuse le porte del Bovary2000: “Che resti fuori tutto ciò che desiderio non è”
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Cosa c’è dietro uno spettacolo?

Cosa nascondono le ore dopo essere scesi dal palcoscenico?

Che cosa significa chiudere le porte del Bovary2000, teatro a luci rosse dov’è stato ambientata “La Nuit Fatale”?

Sicuramente, “i brillantini del tuo personaggio” come risponderebbe l’attrice Teresa La Tegola di Okiko The Drama Company, a pochi giorni dal grande successo che ha riscosso “La Nuit Fatale” , uno spettacolo diretto dal regista Piergiorgio Meola, scritto in collaborazione con Emanuele Licinio e andato in scena presso il Garagesound di Bari.

Quei brillantini con i quali la truccatrice della compagnia, Elena Agostinacchio, ha reso più lucente la voglia di fare arte, di emozionarsi ed emozionare. Quei brillantini difficili da levare con un semplice struccante perché diventano parte di te, ti restano nel cuore. Restano nel cuore di Mark (Emanuele Licinio), Yvette (Rosa Masellis), Amandine (Alessia Ricciardi), Bondlaire (Piergiorgio Meola), Clorinda (Stefania Sannicandro), Samantha (Carmen Toscano), Colette (Stefania Brindicci), Odialisque (Magda Brown), di Alana (Valeria Summo, tecnico audio e luci), di Lorenzo Palmieri che ha dato loro un supporto dietro le quinte come collaboratore di scena e della fotografa Monica Parisi.

È difficile trovare le parole per descrivere quello che c’è dietro uno spettacolo, è più semplice lasciare che la scarica d’adrenalina ti faccia sentire il tuo corpo, in ogni suo punto, in ogni sua fibra. È più semplice riguardare foto, video, sentire quello che il pubblico ha da dirti e raccogliere tanta felicità.

 

È proprio questo che è successo, dopo lo scorso sabato sera, agli attori della compagnia Okiko Drama. Ma ora, non è più tempo di tacere. Incominciano a farsi spazio le prime parole, i grazie, i messaggi strappalacrime e la voglia di ripartire con una nuova avventura, magari, chissà, anche con una replica de “La Nuit Fatale”.

Perché? Dopo mesi di sacrifici, ore ed ore a provare sotto la meticolosa guida della coreografa e ballerina Magda Brown e del regista in quella che gli attori di Okiko chiamano casa, ovvero il Centro Culturale Mariarte di Maria Cucinella, non puoi fare a meno di queste emozioni, cerchi di capire come puoi crescere perché non fai a meno di guardare quegli errori tecnici a cui il pubblico non ha fatto caso, il regista Piergiorgio Meola ha già in mente nuove storie di cui ci si innamora all’istante.

Innamorarsi. È questa la parola giusta, la risposta ad ogni domanda. Okiko Drama Company ha voglia sempre di innamorarsi dell’amore, quel file rouge che tiene uniti i suoi componenti nonostante le strade possano dividersi o un pensiero possa generare incomprensione. E non è un caso se i componenti della compagnia si facciano chiamare “Figli della Luna”, quel satellite che è regina indiscussa della notte, che da sempre affascina l’uomo, dona romanticismo ai suoi sentimenti, ai suoi legami, ma è anche simbolo di vita, ciclicità, trasformazione, quindi di quella crescita verso cui tutti loro protendono. 

Al Garagesound, sabato scorso, la compagnia si è innamorata di quel palco che ha finalmente reso reale il suo sogno dopo un anno di stop per via della pandemia del Coronavirus. Si è innamorata del pubblico (tra volti amici e nuovi) tanto atteso, specie nelle poche ore prima di andare in scena. E sì, perché in quei momenti lì, quando è tutto pronto cerchi di immaginarteli quei volti, il suono delle loro voci e dei loro applausi. Ognuno con il suo pensiero, la sua critica (brutta o bella che sia), le sue emozioni, quelle stesse che caricano attori e regista nei giorni successivi la prima di uno spettacolo.

“Questo spettacolo è stato bellissimo, ma soprattutto diverso. Avete affrontato una tematica adulta con coraggio, senza pregiudizi e con la maturità che state raggiungendo sempre di più. Questa volta c’era un’altra forma di amore di cui mai avete parlato fino ad oggi”, queste le parole di una spettatrice.

Grazie, grazie perché non era semplice comprendere quello che Okiko aveva da raccontare questa volta. Grazie perché ancora oggi, purtroppo, nella società non tutti sanno mettersi a nudo, spogliarsi di preconcetti, di quegli schemi culturali a volte gretti, di quei taboo che andrebbero sfatati senza vergogna, senza paura. Okiko Drama ha voluto incarnare eros, passione, desiderio, la libertà di peccare senza nascondersi dietro un dito solo per paura del giudizio e per voler per forza apparire infallibili, integri, perfetti secondo dei canoni che in realtà non dovrebbero esistere più di tanto perché chi ha deciso cosa è normale, decoroso, volgare o chicchessia? Ognuno ha la propria bellezza, la propria perfetta imperfezione. Ed è bello che ciascuno sia diverso, che sappia amarsi nel profondo senza vergognarsi perché l’erotismo non è volgarità. Su quel palco, ciascuna delle sette fatali e Mark sono riusciti a splendere e lasciar parlare il proprio corpo, fare trasparire la propria originale e pura essenza erotica, seducente, pungente, ammaliante, elegante, sorprendendo tutti (anche loro stessi). E questo è loro merito, degno di nota, ma soprattutto della forza di coloro che hanno saputo credere in loro e tirar fuori il loro meglio: la coreografa ed il regista dello spettacolo.

Essere erotici è riuscire a scoprire se stessi, per poi incontrare e aprirsi all’altro, raggiungendo così un grado di complicità bellissimo. E Okiko Drama crede e spera che il pubblico abbia visto proprio questo in ogni singola coreografia e monologo teatrale de “La Nuit Fatale”.

Mark e le sue sette donne fatali, Yvette, Amandine, Bondlaire, Clorinda, Samantha, Colette e Odialisque sono tornati ora “alle proprie alcove”. Ma quello che vogliono ricordare al pubblico, nella speranza di potersi rivedere presto con una nuova produzione, è “che tutti possiate peccare davvero senza falsi nomi, senza alcun timore…perché quando vivi di ciò che il cuore sogna…è difficile voler vedere cosa ci sia la fuori…ti basta il tuo posto, ti basta la luna, ti bastan le stelle ed il cielo…che è lo stesso per tutti…e le parole, e i giudizi e le paure ben poco possono osare…il cielo è di tutti…e cambia ogni giorno e non si stanca mai… come l’Arte e l’Amore…si può smetter di penare, di disdegnare e di intrappolare ma di trasgredire e di far l’arte… mai. Queste son le regole della Nuit Fatale, questo è il volere di chi osa desiderare…Perciò che resti pur la fuori ciò che Desiderio non è…pour ce soir…Au revoir”.

 

 

 

 

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