Quando il feretro di Francesco Panzarino ha attraversato le due commosse ali di folla che ancora sostava in chiesa, si è capito che forse era ancora presto perché si realizzassero le parole di don Alberto D’Urso, il vicario dell’Arcivescovo Francesco Cacucci che aveva celebrato il rito funebre.
Sì, quella di ieri dovrà essere ricordata come una giornata di speranza e solidarietà, certo, ma intanto era soprattutto un momento di dolore.
Scavante.
Profondo.
Tremendo.
Una bimba si è girata ed ha cercato il grembo della madre per placare i suoi tremanti singhiozzi.
Un uomo anziano si è abbandonato su una sedia di plastica nera, provato e ancora incredulo.
Alcuni colleghi restavano seduti sulle panche, rannicchiati dentro nuvole di pensieri tristi.
Una donna, all’improvviso, ha sentito venir meno la sua stessa anima.
Sola, in un angolo dimenticato una ragazza sussultava, occhi chiusi in un silenzioso buio.
I cari che aiutavano gli uomini delle onoranze funebri a portar fuori la bara, piangevano disperati e stringevano quel legno freddo, forse per toccare con la forza dell’amore la carne di Franco.
Compostezza e dignità hanno contrassegnato il funerale di Francesco Panzarino, ieri pomeriggio, presso la Parrocchia del Santissimo Sacramento, gremita di gente sinceramente addolorata.
Prima della funzione, il sindaco Michele Abbaticchio ha voluto abbracciare con poche e significative parole la moglie Carla ed i figli Onofrio e Michela dell’operaio sepolto dalle macerie del crollo di una ex scuola elementare a Leuca: “Questa città è la vostra famiglia e non vi lascerà mai soli“.
Poi, don Alberto nell’omelia ha annunciato che domenica ci sarà in tutta la diocesi una preghiera dedicata a tutti i morti sul lavoro ed ha osservato consolante: “Esprimiamo solidarietà a Francesco e a tutte le vittime sul lavoro perché non si manchi più di rispetto per la vita, il dono più prezioso che Iddio ci abbia fatto. Questo lutto è da leggere in chiave di speranza. Francesco era lontano da casa per un motivo molto nobile: realizzarsi attraverso il lavoro e portare il pane per i propri famigliari. La solidarietà è legata alla capacità di donarsi”.
Ed ha così proseguito: “Apriamo il cuore all’amore del signore. Recuperiamo i valori cristiani. Non sia questa solo una giornata di dolore ma di preghiera, solidarietà e speranza.
Francesco dal cielo vi benedirà e che l’ultima parola sia la vita e non la morte. Il Signore lo accolga nella pace dei Giusti perché le anime dei Giusti sono nelle mani di Dio. Nel Padre nostro reciteremo “sia fatta la tua volontà”, anche nella sofferenza aggiungiamo noi“.
Infine, l’affettuoso, emozionato ultimo saluto.
“Ciao Franchino“, ha gridato un amico, sperando che lo sentisse il cielo.
E ferito ed energico s’è levato l’applauso, come se i battiti delle mani volessero essere altri battiti.
Quelli del cuore…