Manca esattamente una settimana al referendum
sulle trivelle e, ormai, il quadro politico a Bitonto è chiaro.
Tutti sono a favore del “sì”,
dunque dell’abolizione della norma che concede la proroga delle concessioni per
le piattaforme petrolifere già esistenti entro le 12 miglia marine (nuove
piattaforme sono già vietate, al contrario di come spesso si crede).
Due sono i comitati che sono scesi in campo
sostenendo le ragioni del fronte referendario. Il primo è composto da partiti
di sinistra e diverse associazioni e liste civiche. Il secondo, invece è
composto dalla sola Forza Italia che, attraverso il consigliere comunale e
regionale Domenico Damascelli, da tempo – ben prima che nascessero i comitati – ha manifestato la contrarietà alla
norma.
Per il “no” nessuno si è esposto. Sembra
quasi esserci una voce unica a favore dell’abrogazione.
Anche il Partito Democratico, con il suo ramo
giovanile, i Giovani Democratici, si è schierato per il “sì”, annunciando la decisione con un comunicato stampa e aprendo un comitato in via Raffaele Comes. Segue, dunque, l’orientamento
del Pd regionale guidato dal presidente della Puglia Michele Emiliano, nonostante, a livello nazionale, il partito inviti all’astensione, affinché non si
superi il quorum del 50% più uno e sia così invalidato l’esito delle
consultazioni elettorali.
Scelta che, se consapevole, non è da condannare, a
parere di chi scrive.
Ad
una settimana dall’appuntamento, le varie forze a sostegno del “sì” si sono mobilitate (chi più, chi meno: i “dem” sembrano più tiepidi, atteggiamento forse dovuto ai dissidi interni al partito sulla questione?) nel promuovere la battaglia referendaria in più occasioni con gazebo,
manifestazioni, flash mob, incontri con i cittadini, volantinaggio.
Comunque, al di là dei comportamenti delle singole sigle partitiche, in un referendum abrogativo, la parola viene data ai cittadini,
che hanno così modo di esprimersi direttamente su una legge e, nel caso non
piaccia, abrogarla.
Dunque, è compito di ciascuno di noi, a
prescindere dalla nostra visione, approfittarne, informarci e fare una scelta
consapevole.
Votiamo a favore oppure contro. Asteniamoci se lo riteniamo
opportuno, perché, se fatta con consapevolezza, anche la scelta di non votare è
una modalità di partecipazione.
Del resto, lo strumento del quorum serve ad
evitare che una sparuta minoranza decida alle spalle della maggioranza del
popolo.
Spetta dunque al fronte referendario dimostrare di non essere quella
sparuta minoranza, ma di rappresentare la gran parte degli italiani.
L’importante è interessarsi, informarsi,
ascoltare entrambe le campane e fare una scelta consapevole. L’errore più
grande che si possa fare è disinteressarsi per poi, magari, lamentarsi e
sparare nei bar, reali o virtuali come i social network, luoghi comuni triti e
ritriti.