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Home » L’Elzeviro/Pericolo, il renzismo alla conquista anche della musica classica?

L’Elzeviro/Pericolo, il renzismo alla conquista anche della musica classica?

Il premier, usando l’energia linguistica da raduno di “boy scout”, con il suo inconfondibile stile alla “fonzie” riforma il linguaggio politico, rendendolo, massimamente, generico

Gaetano Avena by Gaetano Avena
29 Ottobre 2014
in Cultura e Spettacolo
L’Elzeviro/Pericolo, il renzismo alla conquista anche della musica classica?
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Sabato, 25 ottobre 2014, fabio fazio
in “Fuori che tempo che fa su “rai 3” ha presentato uno strano personaggio.

I
nostri 25 Lettori Si Domanderanno o CI Domanderanno: ”Perché strano?”. Presto
Detto! “Strano”, nel senso di “straniero” al mestiere (oggi, fa tanto “radical
– chic” sostituire il sostantivo “professione” con “mestiere”. Che ci volete
fare, cari Lettori! A 38 anni di distanza dal ’68 del secolo scorso siamo,
ancora, costretti, anche linguisticamente, a fare i conti con codesto anno che
tutto ha livellato verso il basso.

CI perdonino i rari  artigiani, sopravvissuti alla inutile,
demagogica scolarizzazione di massa degli italiettini, che esercitano nobili
mestieri) che, sin da fantolo, egli ha praticato da catecumeno, neofita,
iniziato, discente musico di pianoforte e di violoncello; che, poi, svolgerà da
mestierante (avremmo voluto dire da “professionista”, ma il “professionista”
esercita una “professione”, non un “mestiere”) pianista.
A 17 anni il nostro
sceglie, definitivamente , di essere direttore d’orchestra, sotto la guida di
Bruno Aprea. E’ stato assistente di Giuseppe Sinopoli e di Lorin Maazel. Ha
diretto numerosi concerti con l’orchestra sinfonica di milano ”Giuseppe Verdi”
ed è stato direttore musicale dell’orchestra “La Verdi per tutti”. Nasce nel
1978 nella svizzera losanna, sul lago di lemano, meglio conosciuto come lago di
ginevra.

Egli è matthieu mantanus. Vi giuriamo, cari 25 lettori: solo ora
stiamo facendo mente locale della sconcertante coincidenza (ma chiamind ce
cmbnazion! o ce cmbnazz!, si dice nei salotti buoni bitontini) con il titolo
del presente Scritto, da NOI  Composto,
non pensando, affatto, che il mantano avesse il medesimo nome di renzi, il
presidente del consiglio dei ministri della repubblica (non, ancora, delle
banane, per fortuna!) italiettina. Perché matteo 2 (2, per non confonderlo con  matteo che NOI, ubbidendo all’adagio Latino:
”ubi major, minor cessat”, chiameremo 1) è stato invitato da fazio nel suo
salotto ? Non sarà peregrino ipotizzare ché il nostro è solito dirigere le
orchestre  in maniche di camicia bianca
(vedi, matteo 1) o, addirittura, nudo dalla cintola in su e in “jeans”, griffatamente,
con buchi al culo alla moda (vedi, matteo 1. “Tamen”, non CI risultano
perforazioni nei “jeans” di quest’ultimo). Infatti, grazie  ai vestimenti con cui il nostro si agghinda
da pronubo, ruffiano, paraninfo della “musica democratica”, della musica, a suo
dire, che ”accoglie, non respinge”, è nata la “Jeans Music” (maiuscolo, ché in
lettere maiuscole è nunciato il marchio di fabbrica di essa.

Se fosse stato per
NOI avremmo Scritto la “j” e la “m” tanto “minimalmente”, sì da percepirle con lenti
d’ingrandimento!).Titolando questo nostro Scritto, abbiamo Accennato al  pericolo che il renzismo, incarnatosi in
matthieu mantanus, possa, tra l’altro, partire o sia partito, già, alla
conquista, addirittura, della Musica Classica. Cos’è, dunque, il renzismo,
codesto nuovo “virus” che rischia di inquinare, più di quanto non lo sia stata
fino ai nostri giorni, la vita politica italiettina ? Platone Faceva Dire a
Socrate: “La conoscenza è vera solo se è conoscenza delle cose e non dei nomi
che la indicano”.

Ebbene, renzi, usando 
l’energia linguistica da raduno di “boy scout”, con il suo inconfondibile
stile alla “fonzie” riforma il linguaggio politico, rendendolo, massimamente,
generico, svuotandolo di cose, di fatti, di Storia, di contesti, di destinatari
ai quali dovrebbe rivolgersi, di beneficiari dei progetti da mettere in campo,
ecc., ecc., sì che le sue affermazioni, poi, potrebbero essere condivise da
tutti, tutti potrebbero sottoscriverle, senza avere, platonicamente,
“conoscenza delle cose”, spazzate via dalla malafede linguistica del tribuno,
attualmente, inquilino, non proprio provvisorio, di “palazzo chigi”, se è vero
che egli s’è, protervamente, detto certo di rimanervi per altri due mandati,,”bypassando”
il “non osta” del consenso popolare, senza suscitare indignazione o preoccupata
maraviglia da parte di alcuno. Ad esempio, chi 
non sottoscriverebbe codesta renziana affermazione: ”Finalmente, la
politica dimostra di saper fare il proprio mestiere” ? La politica officiata da
chi ? In cosa debba consistere il “mestiere” (vedere sopra!) della politica ? A
favore di chi la politica o il politico debba impegnarsi ? Ancora, renzi
proclama che sul politico incombe il compito di “fare” quattro cose: ”fare,
saper fare, saper far fare, far sapere”. A parte il fatto che la spavalderia
ciarlatana di tutti i tribuni, senza dubbio alcuno, può spingerli a fare
qualcosa, pur, notoriamente, incapaci di saperla fare bene, nelle affabulazioni
del putto fiorentino ci sono, insistiamo, meschine indicazioni generiche di
cosa fare, di cosa saper fare, di cosa saper far fare, di cosa agli altri far
sapere. Giacché renzi è reticente, Osiamo NOI Rendere meno generici i suoi
propositi. Egli sa cosa fare: distruggere il “Welfare State” che, secondo A.
Briggs, Persegue gli obiettivi di “assicurare un tenore di vita minimo a tutti
i cittadini; dare sicurezza agli individui e alle famiglie in presenza di
eventi naturali ed economici di vario genere; consentire a tutti i cittadini di
usufruire dei servizi fondamentali, quali l’istruzione e la sanità”. I nostri
25 Lettori alle prese con le drammatiche difficoltà e gli irrisolvibili
problemi del loro quotidiano, Diano una Scorsa agli Obiettivi “non negoziabili”
del “Welfare State”, da Briggs Sciorinati, Li Confrontino con i farfugliamenti
renziani, Ne Traggano le Razionali Conseguenze. “Cambierò il paese, bofonchia
renzi, farò le riforme!”. Quali? Come? A vantaggio di chi? Con chi ?
Quando  nell’italietta si mette mano a
cambiare, a riformare qualcosa, i precedenti c’insegnano che quel qualcosa
viene peggiorato, complicato, inciuciato; c’è, sempre, un impoverimento dei
Diritti dei Cittadini. Basti pensare alla riforma del senato (i cittadini sono
stati privati del Diritto di Eleggere i loro rappresentanti in quest’assemblea);
all’abolizione (che è una non abolizione. Infatti, non è sufficiente cambiare
nome alle cose, per cambiarne la supposta inutile funzionalità) delle province;
al “job act” di renzi , cioè il suo piano sul lavoro, che prevede l’abolizione
dell’Art. 18 dello “Statuto dei Lavoratori”. Uno schiaffo al “Welfare State”,
il cui Fine precipuo è il Perseguimento, “ut antea Diximus”, da parte di esso
della Sicurezza degli individui e delle famiglie, Sottraendoli all’alea umorale
dei datori di lavoro. In questo clima controriformistico, dai cortigiani
finanziatori di renzi, in particolare dal carneade serra (alcuni punti della
“legge di stabilità” hanno gratificato il sognante squinzi, il presidente della
“confindustria”), è stata proposta all’ultima “leopolda” la riforma del diritto
di sciopero: sciopero si,  ma solo per i
dipendenti privati, non per i pubblici, senza rispetto del Dettato
Costituzionale che Considera i Cittadini, Lavoratori nel pubblico o nel privato,
tutti uguali davanti alla Legge. E veniamo all’inconscio portatore malato del
“virus” renzistico nel mondo della musica, al musico o musicante, matthieu
mantanus. Anche costui in stile” fonzie”, estremamente, esagitato nel dirigere
l’orchestra, logorroico che, a conti, fatti, come renzi, comunica il niente o
niente di nuovo.”Il punto – egli dice – è cambiare l’involucro per non toccare
la sostanza. Suonare con semplicità musica seria, non seriamente la musica
semplice”. Se per “involucro” mantanus intende la “forma” il “modo” di
presentazione della “sostanza”, ebbene, “forma”, “modo”,“sostanza” non possono
non identificarsi, non possono non procedere all’unisono. Quindi, cambiare l’
”involucro” significa cambiare la sostanza. Fa, poi, il paio, con il renziano
tormentone: ”fare, il saper fare, il saper far fare…”, il non rivoluzionario
pedagogismo mantaniano del “suonare con semplicità la musica seria, …” che,
parrebbe un invito all’anarchia nell’esecuzione di Opere Classiche, Frutto
della Genialità dei grandi Compositori che Richiedono, invece, un appassionato
Impegno Filologico da parte degli interpreti 
della loro Musica. Se il monito mantaniano, ché la Musica Classica –
Sinfonica sia più facilmente appetibile alle masse, a suonare con semplicità,
significa sfrondare le Opere di Mozart, di Beethoven, di Bach della loro
Complessità Polifonica, per la quale parlano all’Intelletto attraverso i 5
Sensi, Educati all’Ascolto di Essa (mentre le masse hanno la loro sensibilità
diseducata dall’ascolto di robaccia “pop” o “rock” che l’anfitrione di mantano,
fabio fazio, fa diffondere dal tubo catodico spesso, spessissimo, quasi sempre,
spendendosi in elogi di essa esagerati, dando ad intendere agli incolti che il
genere “pop” o “rock” sia la Musica, mentre quando va bene è solo un genere di
musica che, anche nei suoi esponenti migliori o nelle sue espressioni più
compiute, risolte, è, comunque, robaccia rispetto, ad esempio, all’”Eroica” di
Beethoven), “ricongiungendo le forze separate della nostra anima”, Scrive
Schiller, mantano, allora, per raccogliere analfabeti ai suoi concerti, per
riempire i teatri di “gente” che preferirebbe riempire, come le plebi
riempivano i circhi nel remoto passato, gli stadi, fa pagare un costo carissimo
all’Arte, strutturalmente impedita ad inchinarsi ad alcun potere, ad alcuna
casta, ad alcuna classe, mentre Esige che Chiunque Volesse Essere Sottratto
alle tenebre per Fruire della Luce della Bellezza che è, anche, Luce del Bene, Si
Prepari ad Accendere nel suo Cuore quella Luce, senza mediazioni divulgatrici
di alcuno. Insomma la cosiddetta rivoluzione renziana nella musica, da mantano
denominata “Jeans music”, consiste nel “sentire il bisogno di rompere il
rituale del concerto classico”. Quindi: il teatro e il palco illuminato, non da
una luce bianca fissa (qualcosa di simile aveva raccomandato Brecht per gli
Spettacoli Teatrali, in quanto i 5 sensi devono essere messi nella migliore
condizione percettiva ché lo spettatore, strappando per essi il “velo di maja”
che copre il suo quotidiano fenomenico di illusioni, di assurdità, di irrealtà,
di reverie, Sveglia il suo Raziocinio e, Tesaurizzando il Messaggio Artistico
Dissolto nella Forma Bella che in un primo momento lo ha Emozionato,  Immagina il “Luogo che non esiste”, “sed” che
potrebbe esistere se egli e gli altri Investissero il loro vigore materiale,
intellettuale, Rimuovendo tutti gli ostacoli culturali, politici, economici che
Ne impediscono l’esistenza). Inoltre il direttore d’orchestra, continuando con
mantano, prima dell’esecuzione di un Brano Musicale dovrebbe parlare con la
“gente” e spiegare il significato dei vari movimenti musicali (così guidata,
quasi incatenata, paternalisticamente, la “gente” avrebbe le emozioni e
reazioni volute, desiderate dal divulgatore che potrebbe essere un prezzolato
dal potere). Inoltre, mantano vorrebbe che fossero proiettate sul palco
“animazioni capaci di immergere lo spettatore 
in un mondo onirico, fortemente emozionale” (che avrebbero l’unica
funzione di distrarre lo spettatore, di deconcentrarlo, di fargli perdere il
Filo di Arianna che l’Artista, il Compositore gli Dona per Suscitare in lui una
possibile Catarsi, un possibile Rinnovamento Spirituale). Infine, direttore
d’orchestra e orchestrali fasciati in modo “casual”, come per presentarsi
davanti al pizzicagnolo all’acquisto di qualche grammo di provolone auricchio.
Mantano non ha, giammai, Letto Machiavelli che Indossava Abiti Curiali, quando
nel suo Scrittorio Dialogava con i Grandi Uomini del passato e capitalizzava la
interminata Maestà del loro Insegnamento.

Tags: politicaRenzi
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