Comunque, una domanda dobbiamo Porci d’obbligo: come mai tanto
ostentato ostracismo nei confronti del Canto Gregoriano e del suo Supporto
Linguistico, cioè il Latino?
Intanto, preliminarmente, è necessario Denunciare
che, ormai, è impossibile Ripristinare, globalmente, la Liturgia Gregoriana in
quanto i preti, non avendo più la Preparazione Classica dei “confratelli” del
passato, non sanno di Latino, affatto, e, forse, neanche i capoccia della curia
vaticana e, forse, neanche i papi degli ultimi tempi.
In ogni caso, abbiamo,
poco sopra, Accennato la Risposta al recente Quesito.
La preoccupazione,
Diremmo “di facciata”, che le classi popolari non fossero, non siano in
grado di comprendere il Messaggio Contenuto nei Testi in Latino del Canto
Gregoriano e di tutta la Liturgia Gregoriana nel suo Insieme.
Preoccupazione da
”filistei”, in quanto non si trattava, non si tratta di spiegare agli
ignari i punti fondamentali della religiosità cattolica (come non fanno,
anche se sbandierano ai quattro venti che fanno, i privilegiati insegnantucoli
di religione cattolica nelle presunte laiche scuole italiettine), ma di Creare
con il Canto Gregoriano o la Liturgia Gregoriana un’Aura di Virile Spiritualità
sì da Permettere all’autentico uomo di fede di Innalzarsi ai Piani Superiori
del Divino, essendo la fede la certezza che la nostra esistenza
quotidiana Possa, Può Attingere Significati Ideali che Vadano,
Vanno oltre l’”hic et nunc”, oltre la Morte per la Resurrezione.
Tutto il
cristianesimo nella versione cattolica, soprattutto, sta nelle fede certa che
la speranza si verificherà; non per niente papa francesco ammonisce i giovani a
“non farsi rubare la speranza”. Del resto, sono proprio sicuri i sepolcri
imbiancati del sinedrio che la nonnina, analfabeta di ritorno, questuante
dall’eterno l’elemosina del paradiso, fiduciosa di meritarlo per il semplice
fatto di essere, domenicalmente, in chiesa per la santa (???) messa,
nonostante imprechi notte e giorno contro renzi che non si decide a bombardare
le carrette del mare zeppe di disperati; che la fantolina recitante
giaculatorie con la bocca durante la messa domenicale, ma con la testa ansiosa
che il prete sia corto nell’omelia, in quanto non vuole, non può far aspettare
il fantolo, già pronto con il vespone nella piazza antistante la chiesa per
raggiungere, ovviamente, con lei la disiata, già utilizzata infinite volte,
alcova; che il laureato, non propenso alla frequentazione dei “busillis” del
Teologico Filosofare, riescano a Decrittare il “credo” cattolico, sia in Lingua
Latina o in lingua italiettina o francese o rumena o cinese o giapponese,
quando proclama: ”…Credo in un solo Signore Gesù Cristo Unigenito figlio di
Dio, Luce da Luce, Dio vero da Dio vero, generato non creato dalla stessa(sbagliato, NOI Osiamo una Menda: dalla medesima sostanza) sostanza del
Padre…”?
Dei tre personaggi, testé catalogati, quale sarebbe in grado di
puntualizzare la differenza semantica tra il verbo generare e il verbo creare,
apparentemente, sinonimi? E quale sarebbe in grado di elencare, si fa per dire,
le componenti della “sostanza del Padre” ? Di una qualsiasi lingua le parole,
l’una all’altra giustapposta, hanno ciascuna un significato, “sed” il
significato complessivo di una frase, che le comprende, ognuna affascinata
dalla propria precipua logica funzione, travalica la semanticità singolare di
esse, per dar luogo ad un Concetto che Si Chiarisce solo al diuturno Pensare.
Nella Liturgia e nel Canto Gregoriano Testo e Musica sono Indistinguibili;
pertanto, ribadisce ratzinger, in ”Cantate al Signore un canto nuovo”, che
durante la celebrazione liturgica bisognerebbe favorire “quella chiara
ispirazione biblica che sappia esprimere, mediante l’accordo armonico delle
parole e della musica, la bellezza della Parola divina…Penso in tal senso
all’importanza del canto gregoriano”.
Per Concludere, i nostri non innumeri
Amici, “tamen”, Scelti ed eletti, possono Garantire che NOI da lunga pezza
abbiamo Deplorato (e non Smettiamo e non Smetteremo di farlo)
la delittuosa messa tra parentesi (da parte del pretume, reo di privilegiare il
giovanilistico brutto pseudomusicale di moda alla Bellezza Condivisa dai
millenni, durante i vari momenti ed episodi della liturgia cattolica) del
Canto Gregoriano che i padri conciliari del “vaticano II” avevano, pur,
definito: “…il canto proprio della liturgia romana”.
Ancora, i nostri non
innumeri Amici, “tamen”, Scelti ed Eletti, possono Garantire che abbiamo,
ognora, Auspicato (e non Smettiamo e non Smetteremo di farlo) che siano il
Canto Gregoriano e la Liturgia Gregoriana Ricollocati al centro della liturgia
della chiesa cattolica, Conferendo ad Essi, quindi, un’altissima Qualità
Ecclesiale. Ci siamo sentiti soli e irrisi, tacciati di incancrenito passatismo
dai fan della robaccia “pop” e “rock”, introdotta, perfino, nelle chiese, sotto
le non mentite spoglie di un’ininterrotta serie di testi menzogneri, in
cui futili, scontate affermazioni di religiosità da caserma o da convento della
”monaca di monza” rompono i timpani della massa, finta credente, indifferente a
qualsiasi prevaricazione che si possa perpetrare nei confronti della Bellezza e
della Verità, all’unisono con note stonate emesse, quali scuregge, da una
miscellanea, sempre cangiante, di improbabili strumenti musicali, quali le
orrende chitarre elettriche.
Per fortuna, in questi giorni, abbiamo Letto un
Brano, che CI ha Confortati e che Trascriviamo, integralmente: ”…La Messa
tridentina in latino, che cercò invano di rimettere in uso, con un motu
proprio, Benedetto XVI. Di questa sconfitta liturgica fondamentale, che
svegliava i furori di Cristina Campo, insieme ai miei, ai tempi della riforma
conciliare, ho scritto il meglio delle mie deplorazioni. Quello fu un harakiri
del sacro, come se una banda di talebani avesse mitragliato e frantumato la Pietà
Rondinini. Eccola là, in frantumi, la Messa in latino con le sue ali di
condor del Gregoriano, sostituito da cori e da coretti da pollaio. Ma tutta la
latinità mi è patria spirituale, getto strida assistendo ai suoi sinistri
arretramenti e disfatte”.
Grazie a Gianluca Rossiello, Titolare della “Libreria
del Teatro”, in Cammino, sempre, con le Novità Librarie, Sappiamo che così
Sbottò con i suoi Maroni Gonfi Guido Ceronetti nel suo ”Tragico tascabile”,Editrice “Adelphi”!