Premetto che sono, assolutamente, contro la “var”, la protesi tecnologica, agli arbitri di “calcio” imposta per aiutarli a non sbagliare, quando prendono le loro decisioni. Invece, gli arbitri, come tutti gli uomini, che operano in qualsiasi settore delle umane relazioni, hanno il diritto di sbagliare, ma hanno, altresì, il dovere di perfezionarsi, in continuazione, e di essere, massimamente, concentrati, quando giocano a fare i giudici negli eventi “calcistici”, che dovrebbero continuare ad essere divertimenti, non affari, investimenti di/ su carne umana, linguaggio del più bieco affarismo mafioso.
Infatti, ché il “calcio” non è più “Sport”, Gioco disinteressato, come quello autentico, dai Bambini praticato,”sed” ciò che testé abbiamo Denunciato con sofferto rimpianto di quello “d’antan”, una decisone sbagliata di un arbitro può alla squadra danneggiata, specie, se posta sul mercato azionario, comportare una ingente barcata di euro. Ecco, quindi, la necessità, che non tange, comunque, gli Amanti del “Calcio” Originario, per coloro che dal “calcio” trovano la fonte di immeritatissimi, scandalosi arricchimenti (compresi i calciatori, gli staff tecnici, per non parlare di coloro che nel “calcio” investono i loro capitali, non di rado, di molto dubbia liceità) che gli arbitri non sbaglino.
Vogliamo Insistere sulle Nobili Motivazioni Ludiche, per le quali il “calcio” è nato, mentre, oggi, è stato trasformato in un miserabile cesso in cui galleggiano in non discorde brama tutti i protagonisti (dirigenti, tecnici, calciatori, giornalisti della carta stampata, dei “media” televisivi, dei social) del lercio sistema “calcio”, nelle cui vene trascorre non più il sangue, ma la “pecunia”, a differenza di quella circolante tra gli antichi romani, cambronnianamente, “olente”. Alla faccia degli idioti che dalla vittoria della squadra per cui tifano, trovano illusori incentivi ad illudersi che loro stessi, le loro famiglie, i loro figli, la loro città, la società, in cui vivono, abbiano superato le difficoltà di tempi travagliatissimi.
Eppure, la squadra per cui tifano, per la quale spendono tutti i loro, a volte, magri introiti in acquisti di biglietti, di abbonamenti, per seguirla in lungo e in largo per la penisola e, perfino, all’estero, è composta da pagliacci, che hanno di buono, ma non sempre, i piedi, e ispirato dai piedi il loro apparire barbuto, tatuato, omologato, planetariamente, in tutta la loro casta; che sono pronti a cambiare casacca per un euro in più. Quanta Nostalgia dei Volti Puliti (che erano l’”Iceberg”, ciò che Emergeva, ciò che si Vedeva del loro sconfinato Attaccamento alla loro “Casacca”) di: Boniperti, Parola, Riva, Mazzola, Rivera, Di Stefano, Pelè abbiamo provato ieri sera, pur per pochi secondi, quanto è durata la nostra fruizione televisiva dell’incontro tra la roma e l’atletico madrid! La roma? Un solo giocatore romano e italiano, per il resto una ciurma di palestrati, di possibili pornodivi provenienti da tutto il mondo, ripeto, barbuti e autovandalizzati da tatuaggi in tutto il corpo. Quale campionato di “calcio” italiettino sarà, mai, quello attuale, interpretato, si fa per dire, da non italiettini? Chi sarà in grado di dirimermi codesto busillis?
Per ritornare all’Assunto dell’”incipit”, non c’è attimo della nostra esistenza in cui, per quello che facciamo, soli o con gli altri, non siamo rassicurati, protetti dalla tecnologia, come potremmo esserlo da una madre. Mentre, almeno, quando giochiamo o immaginiamo di giocare, surrogando coloro che dovrebbero, realmente, giocare, per attendere, per mestiere, ai ”ludi circenses”, evitiamo le alienanti reti, gabbie tecnologiche. Ciò premesso, da adolescente, il “calcio” è stata la nostra prima, grande Passione; da Vecchio è diventato solo sollecitazione ad una curiosa informazione sugli aspetti di esso sportivi e sociologici degradati. Infatti, come in altre occasioni ho Dichiarato, esso è diventato una specie di “ircocercvo”, qualcosa che non esiste, in quanto non è più “Sport”, né spettacolo.
Molto spesso, di contro, è: partite truccate, violenza, gesti criminali, sia da parte di coloro che sono in campo, che da parte di coloro che sono sugli spalti. Comunque, da sempre, abbiamo sentito che gli arbitri italiettini hanno come sofferto di una sorta di minorità nei confronti della juventus. Insomma, per farla breve,, se essi dovevano decidere di annullare un ”goal” contro la “juve” o convalidare un ”goal” a favore della “juve”, senza timore di critiche (tanto c’erano gli agnelli e i loro giornali che tutto insonorizzavano), il “taglio del nodo gordiano” era il segnale che la deliberazione s’indirizzava ad essere “pro juve”. Ove la nebbia del dubbio avrebbe dovuto consigliare intemerata prudenza decisionale, il fatto che la “iuve” fosse la protagonista – oggetto del dubbio, miracolosamente, il timore di un possibile maestrale agnellato nella mente degli arbitri spazzava via qualsivoglia incertezza, sì che anno dopo anno, le credenze del fu avvocaticchio, per antonomasia, mai, esercitante l’avvocatura, si sarebbero riempite, poco lecitamente, di trofei.
Gossip o Verità? Baahh, dovrebbe materializzarsi la coscienza dei dirigenti bianconeri, per dirci come siano, veramente, andate le vicende calcistiche italiettine in oltre un secolo. Ora, la “var” non va al supervalutato buffon e si capisce: con essa il, mai, discusso, “tamen” discutibilissimo, tecnicamente, portiere della nazionale italiettina non potrà più, ladronescamente, come, almeno una volta, ha fatto, tirare fuori dalla sua porta una palla, indiscutibilmente, ben oltre la linea bianca. Il “calcio da laboratorio”, che a NOI, comunque, non piace, in ogni caso, se sopravvivrà, servirà a guarire gli arbitri italiettini dal timore reverenziale che originava e si diffondeva nella loro cervice dall’ara – mausoleo dei fondatori della “fiat”. Nel presente, con l’ “fca” non potrebbe più succedere che un arbitro neghi un “calcio di rigore” per uno sgambetto perpetrato in piena area di rigore da un soldatino “fcaiolo” ai danni di un ronaldo redivivo, almeno, per il calcio giocato. O buffon, il tuo “nomen” (nome) è il tuo “omen” (destino)!