La Grande Guerra. È così che è ricordata la prima guerra
mondiale. Non solo per l’estensione geografica del conflitto, ma per tante
altre ragioni. Per la valenza storica che ha assunto nelle società europee,
decretando la fine dei grandi imperi, sconfitti dai nazionalismi. Per l’immane
tragedia che costò, in termini di vite umane. E per tutta la produzione
culturale che si sviluppò negli anni precedenti e successivi alla guerra, in Europa
e in Italia, divisa tra chi sosteneva le ragioni dell’intervento e chi era per
la neutralità prima, tra chi lamentava una vittoria incompleta e chi la definì
una “inutile strage”, dopo.
Il comitato “Bitonto onora i suoi caduti”,
nella sua opera di recupero della memoria storica, ha
dedicato una serata proprio all’arte nella Grande Guerra. Arte intesa come
letteratura, musica, canti dei soldati al fronte e semplicemente lettere
inviate da questi ultimi ai propri familiari, importanti testimonianze di quel
che fu la guerra negli occhi degli ultimi, di quei ragazzi che, costretti a
partire verso posti sconosciuti, trovavano con esse un modo per riavvicinarsi ai
propri cari o, in caso di morte, di essere ricordati.
«Questa lettera è
rivolta ai genitori del soldato, ma io ritenga che possa essere rivolta a tutti
noi – ammonisce Cataldo Naglieri, presidente del comitato – Dobbiamo ricordare il sacrificio di tutti
quei ragazzi, italiani e stranieri, a prescindere dalla divisa che indossavano.
A Bitonto non abbiamo un vero e proprio monumento che li ricordi. C’era, ma fu
distrutto durante il ventennio fascista.
L’unico oggi esistente (sito in piazza Marconi e dedicato ai caduti di
tutte le guerre, ndr) è in stato di
degrado e abbandono, forse perche non ci trasmette nulla, non lo sentiamo
nostro. Un altro monumento è nel cimitero, la cappella dedicata ai caduti della
Grande Guerra, ma è anche esso in situazione di degrado».
Da Naglieri, dunque, la volontà di riportare in città un
monumento che ricordi i ragazzi morti un secolo fa sul fronte: «Sarebbe bello ricreare un monumento simile
all’originale. Ma è solo un’idea. Si potrebbe dedicare anche una via. Ricordare
significa non solo restituire l’identità, ma anche dignità a quei nostri
concittadini».
Insiste sul dovere di ricordare anche Stefano Milillo,
presidente del Centro Ricerche, che sottolinea come la memoria serva anche a
guardare e comprendere i fenomeni odierni e quelli futuri.
Dall’assessore Rocco Mangini, invece, la richiesta di
recuperare non solo le testimonianze di dominio pubblico, ma anche quelle
chiuse negli archivi privati delle famiglie.
Tocca al giornalista e membro del comitato Marino Pagano,
accompagnato dalle letture dei ragazzi del liceo linguistico Anna Paola Cariello
e Gaetano Murgolo, ricostruire la storia dela letteratura dedicata al primo
conflitto mondiale, dagli interventisti come D’Annunzio e Marinetti, con il suo
manifesto del movimento futurista, a Lussu, Gadda e Ungaretti, chee invece
hanno sottolineato il dramma dei soldati al fronte: «Che quella inutile strage, come la definì papa Benedetto XV, possa
essere utile per la riscoperta della nostra identità».
Vincenzo Robles e Stefano Milillo, evidenziando
come ci sia anche una letteratura bitontina sulla prima guerra mondiale, fatta
oltre che dalla corrispondenza epistolare, anche dalle prediche dei sacerdoti, hanno
narrato die rapporti tra politica e clero, partendo dai passi del vescovo
Berardi e di Giovanni Modugno, il cui fratello, socialista, era allora sindaco
di Bitonto.
Le musiche, infine, sono state curate da Vito Vittorio
Desantis, con la voce del tenore Gaetano Piscopo accompagnata da Giulio Zoppial pianoforte, Michele Agostinacchio al clarinetto.