I nuovi
cimiteri localizzati ad una certa distanza dalla città, per motivi igienici e
sanitari, dovevano essere costituiti da aree recintate con seppellimento per inumazione (sotto terra) e non tumulazione
(seppellimento in loculi).
Il primo
documento di polizia mortuaria risale a Bitonto al 1813, quando nel Mezzogiorno
d’Italia regnava Gioacchino Murat (Archivio Storico Comunale, busta 79).
Tuttavia gli eventi procrastinarono la realizzazione del Cimitero, sia per la
resistenza del Clero e delle Confraternite, sia per i problemi sorti nel
reperire i suoli. In seguito a regi Decreti dl 12 marzo 1817 e con il ritorno
dei Borbone a Napoli, il Decurionato di Bitonto incaricò gli ingegneri
Giannuzzi e Suppa di eseguire perizie per la realizzazione del Camposanto,
possibilmente attiguo ad un ex convento posto al di fuori delle mura.
Dopo
dibattiti e progetti (Lerario, 1837), soltanto tra il 1840 e il 1845 si poté
costruire il camposanto con il sistema sia di inumazione che di tumulazione su
progetto di Luigi Castellucci(1798-1877).
Il
protagonista dell’eclettismo in Puglia realizzò un blocco edilizio rettangolare
ad arcate con quattro cappelle angolari di forma circolare. Tutta la zona
centrale doveva essere adibita ad inumazione con un soccorpo sovrastato da una
grande croce per il carnaio (luogo dove conservare le ossa). Sta di fatto che
nel corso del XIX secolo i campi inumati(dove seppellire i defunti sotto terra)
scomparvero perché al loro posto furono costruiti mausolei, monumenti e
cappelle.
La
saturazione spinse il Consiglio Comunale a procedere nel 1889 ad un ampliamento
sempre sul versante Sud di Via Traiana, con due altri ingressi dei quali,
quello centrale, doveva avere caratteristiche monumentali. Venne all’uopo
incaricato l’arch. Michele Masotino(1824-1897), allievo del Castellucci e capo dell’UTC (Ufficio Tecnico
Comunale).
Il
Masotino progettò un sacrario centrale, non più realizzato e otto campi di
inumazione (quattro in corrispondenza dei due nuovi ingressi). Dovevano far
corona ai campi le tumulazioni su recinti esterni e una sfilata di Cappelle
gentilizie.
Nel nuovo
recinto la prima monumentale costruzione funeraria fu quella di Francesco Ventrafridda (1844-1895),
artista, musicologo, letterato, sindaco della città, appartenente ad una
generazione di capimastri e scultori, fra i quali ricordiamo Domenico
(1831-1896) che con i Sannicandro e
Capaldi fu una delle imprese favorite dal Castellucci.
Il
Mausoleo, in stile egizio, già definito elegantedall’Ambrosi, ma eccentrico, retorico e
capriccioso dalla critica moderna (Castellano, Chieppa, Colonna, Di Tursi)
fu eseguito da scalpellini di Bitonto tra il 1895 e il 1899 su progetto
dell’Ing. Giuseppe Masotino(1852-1912), figlio di Michele, che con il padre fu il vero protagonista a
Bitonto di un’arte romantica, che spaziava dal neoclassicismo al revival del
romanico e del gotico europeo, privilegiando, però, nelle opere funerarie,
partiti architettonici orientali, egiziani, greco-romani, rinascimentali.
Sempre
dell’Ing. Masotino sono le Cappelle CIOFFRESE (in stile neogotico), quella di
famiglia, la classica Cappella LOVERO (dalla cupola bramantesca), il già
citato Mausoleo Ventafridda in stile
egizio.
Opere
dell’Ing. Ligi Sylos (1862-1945) sono le edicole sepolcrali di S. Isidoro, del
SS. Crocifisso, nonché la Cappella
Sisto-Rogadeo.
Tra gli
altri tecnici ricordiamo gli Ing. Antonio Cardone, Salvatore Berardi, Gennaro
Ranieri, Nicola Sorgente con edicole e cappelle in stile eclettico.
In asse
all’ingresso monumentale realizzato da Michele Masotino, l’ing. SALVATORE
AMBROSI (1875-1943) dopo il I° Conflitto Mondiale realizzò un Sacrario
Monumentale ove vennero incisi circa 400 nomi di bitontini coinvolti nella
Grande Guerra, e furono deposti i resti mortali di alcuni caduti. Ambrosi,
inoltre, dispose la sistemazione dei monumenti di SAPONIERI, ILDERIS, FANO… in
asse con Viale Due Cappelle, firmate da Tito Angelini, Filippo Cifariello,
Giulio Cozzoli.
Successivamente
Pantaleo Avellis, Graziano Lisi, Aldo Citelli coronarono il Sacrario con i
monumenti in onore di Michele e Francesco Speranza, Paolo Mancini, del
Sacerdote Stellacci e altri.
Negli
anni ’60 del XX secolo gli ingg. Binetti e Spera eseguirono ulteriore
ampliamento dove sorse una grande cappella su progetto dell’Arch. Angelo
Ambrosi.
Tra le
diverse moderne edicole vi è un ornato con un bel bronzo di Antonio Bibbo.
Tra le
imprese che operarono tra il XIX e XX secolo annotiamo i VENTAFRIDDA, i
CAPALDI, i GRAVINESE, i SARACINO, nonché gli scultori e lapicidi Pietro Pisani,
Francesco Caprio, Gaetano Fallacara, Onofrio Buccini di Marcianise, Tommaso
Solari.
Tra i
pittori ricordiamo: Francesco Spinelli, Gennaro Somma, Salvatore Raimondi,
Raffaele Catucci, Francesco Speranza.
Fra le urne dei forti (tombe e sculture che
ricordano personaggi nobili di Bitonto) annotiamo quelle del grande medico
DOMENICO DAMASCELLI (1866-1911), VINCENZO ROGADEO (12834-1899), LUIGI DELLA
NOCE, VINCENZO SYLOS-LABINI, SERAFINO SANTORO.
Due
secoli di storia e arte attendono chi visita il Camposanto di Bitonto, tutto da
ammirare, scoprire e valorizzare.
N.B. Tale articolo è ripreso da una
pubblicazione di A. castellano e Michele Muschitiello