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Home » L’affascinante storia dei Porro di Andria, “Una famiglia borghese meridionale” e la loro città

L’affascinante storia dei Porro di Andria, “Una famiglia borghese meridionale” e la loro città

L’autore Riccardo Riccardi: «Dopo il lavoro su Felice Garibaldi a Bari e a Bitonto, mi sono avvicinato alla borghesia agraria del Sud ed ho scoperto i Porro. Che da semplici massari hanno raccolto un patrimonio straordinario»

La Redazione by La Redazione
17 Aprile 2014
in Cultura e Spettacolo
L’affascinante storia dei Porro di Andria, “Una famiglia borghese meridionale” e la loro città
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Per i mercoledì letterari in collaborazione con il “Circolo dei lettori” della Libreria del Teatro, ieri, nel Centro Studi G. Degennaro, l’autore Riccardo Riccardi ha presentato il suo
ultimo libro “Una famiglia borghese
meridionale”
. Ha moderato l’incontro il giornalista Marino Pagano e ha partecipato al dibattito Enzo Robles, docente di storia dell’Università di Bari. Antonella Pagano ha impreziosito la
serata con la lettura di alcuni passi del libro. 

E’ la storia di una famiglia, quella dei Porro di Andria, che ha dimostrato grande fiuto per gli affari e destrezza
nella volontà di abbattere le vecchie eredità feudali e cetuali settecentesche.

Si è affrontato il tema della trasformazione del
mercato fondiario e dell’agricoltura “commercializzata”, oltre che della mobilità
sociale e della modernizzazione degli apparati statali ottocenteschi.

La famiglia dei Porro,al principio composta da semplici massari,dal nulla è riuscita a raccogliere un notevole patrimonio per poi diventare
la famiglia borghese più potente di
quel centro e non solo.
Il Mezzogiorno e, in particolare, laPuglia non sono stati parecchio al
centro di studi in quanto a formazione sociale, politica ed economica della
borghesia agraria. Nel libro, quindi, c’è un’importante disamina. «Perché la famiglia Porro e non la famiglia
Ceci? –
ha affermato il Prof. Enzo
Robles
–. Siamo sentimentalmente portati
a condannare questo “eccidio”, ma la storia non è fatta di sentimenti. La
storia è cronaca, analisi e pazienza di trovare le origini di certe azioni. La
storia di una famiglia non esaurisce quella di una città».

«Ho condotto un
lavoro su Felice Garibaldi a Bari e a Bitonto, –
ha controbattuto Riccardo Riccardi – motivo per cui mi sono avvicinato alla
borghesia agraria del Sud, in particolar modo di Andria e della famiglia Porro.
Da semplici massari i Porro hanno raccolto un patrimonio straordinario, che fu
poi motivo di litigio per la spartizione. Anche le tre donne richiesero la loro
parte. Pur arricchendosi,non lasceranno mai la loro terra, il loro bisogno
primario. L’importanza delle loro ricchezze sta in quello che anche oggi
possiamo vedere. E’ la storia della nostra terra e non sono pagine
dell’emarginazione. Sono anche pagine che lasciano interrogativi. Il nostro
Mezzogiorno ci ha reso orgogliosi per la tenacia e la voglia di fare».

 Successivamente Riccardi ha aggiunto: « Io ho tratteggiato la storia di una
famiglia nell’ambito della storia di una città, di un territorio, di una
provincia e dei suoi legami con il Bacino».

Durante l’analisi critica del libro in questione, Marino Pagano ha spostato l’attenzione
sulla componente cattolica del libro, in quanto è risultato quasi tradito il
senso del Vangelo. Si è parlato di pastori
possidenti
ad Andria, come i due fratelli Porro o il Mons. Di Donna. Costui
era un missionario in Madagascar e nel 1940, grazie Papa Pio XII ottenne
dignità vescovile nella diocesi di Andria. Si preoccupò di mitigare le cruente
lotte tra braccianti e proprietari terrieri. Tuttavia, fu considerato sotto una
buona luce solo dopo la morte. Anche i due fratelli Porro erano dei sacerdoti,
oltre che massari, che poi divennero i ricchi borghesi.

Poi, il giornalista ha voluto capire insieme agli altri
lettori quale fosse il rapporto fra i Porro e la Dinastia dei Borboni, quindi
il ruolo di Ettore Carafa. L’autore
ha parlato di incomprensione del popolo nei confronti di Ettore Carafa, un
liberale in vena di cambiamenti. Gli andriesi avevano avuto timore che la città
potesse tornare agli antichi retaggi, per questo la borghesia e il clero si
unirono per combattere i Carafa.
Proprio con Ettore Carafa, tuttavia, i Porroriuscirono a raccogliere le loro ricchezze. «Un libro anche se storico, fa capire – cosi lo ha descritto Marino Pagano – un dramma umano, che noi bitontini possiamo comprendere».
«Quello che è accaduto ad Andria è particolare-
 è intervenuto Riccardi – perché colpì due
donne che non centravano nulla pur avendo tra le proprie mani delle ricchezza.
Al momento dell’eccidio tutti scapparono tranne il nipote. Un silenzio
assordante dal momento dell’uccisione al giorno dopo attorno a queste donne.
Solo il giorno dopo ci son stati interventi».
 

Di contro, Enzo
Robles
ha sottolineato: «A monte c’è
un contratto non osservato tra i braccianti e i proprietari. Il motivo
dell’incontro odierno non è l’eccidio delle sorelle Porro, che è soltanto una
captatio benevolentiae iniziale».

Alla fine, si è dato spazio ai lettori per porre le
loro curiosità in merito all’ultimo libro di Riccardi. Coinvolgente ed
emozionante la recitazione di alcuni passi del libro a cura di Antonella Pagano. Catturati da alcune
forti immagini, in una serata di meditazioni e dibattito si è potuto dare un
giusto lustro al nostro Mezzogiorno. 

Tags: andriabitontoPorroRiccar4di
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