Da un imprenditore bitontino riceviamo e pubblichiamo.
“Sono un esercente bitontino, un padre di famiglia, mi chiamo Paolo Petta. Da anni lavoro onestamente nella mia attività dando lavoro a tante persone, per la precisione – me compreso – attualmente siamo in cinque.
Ho sempre pagato le tasse, ho adeguato il registratore di cassa quando ci è stato chiesto. Insomma, non ho mai fatto nulla per essere un fuorilegge.
Ieri con la morte nel cuore abbiamo ascoltato il discorso del premier Conte: l’ennesimo bollettino di guerra, l’ennesima mazzata per la mia categoria.
Da oggi sarò chiuso (probabilmente potrò consegnare pasticcini e gelati a domicilio con gli adeguati DPI) e non tutti i miei colleghi hanno tirato giù la serranda. Tanti bar sono restati aperti.
Tutto mi sembra ridicolo perché un provvedimento a metà: sono rimaste aperte banche, poste, edicole, tabaccai, in questi luoghi il virus non può entrare?
Sono arrabbiato perché a parte tante limitazioni alla libertà e lo stanziamento di alcuni miliardi di euro (che non ho ben capito a che serviranno!) non c’è stato uno straccio di notizia sulle TASSE!
Se io non lavoro come potrò pagarle?
Se io non lavoro perché dovrei pagare comunque le utenze?
Se io non lavoro, io e i miei dipendenti come potremo garantire i pagamenti e la sussistenza nelle loro case?
Credo sia una paura comune, un desiderio comune.
Il premier Conte, il governo regionale, devono assolutamente prendere posizioni nette nei confronti dei lavoratori autonomi. Vedo stanziate e prorogate scadenze per i settori dello spettacolo, della cultura (che pure ne hanno bisogno, per carità) e non una parola sulle gravi perdite del nostro comparto economico.
Perché il nostro comune non ha preso ancora provvedimenti per la Tari?
Spero che almeno questo periodo possa aiutare, abbraccio virtualmente tutti i miei clienti”.