Anche quest’anno, al teatro “Traetta”, ce n’è davvero per tutti i gusti. Per gli appassionati della musica (ci sono già stati gli aperitivi di Raf il 30 ottobre e il del 66/67 di Alessio Boni e Omar Pedrini domenica scorsa, e ci sarà il “Trapunto di stelle”, alias un omaggio a Domenico Modugno, da parte dei Radicanto e Nabil Bey, sabato 8 febbraio 2020). Per chi ama l’opera classica potrà gustarsi “Il miles gloriosus” di Plauto venerdì 10 gennaio 2020. Per chi ama le trasposizioni cinematografiche, non può perdersi “L’attimo fuggente” con Ettore Bassi (sabato 21 dicembre) e “I soliti ignoti” venerdì 6 marzo 2020.
Altrimenti detto, allora, per preparare la stagione teatrale di prosa-musica 2019-2020 insieme al Teatro pubblico pugliese, di cui siamo tornati a fare parte da qualche anno, l’amministrazione comunale ha pensato ancora una volta in grande. Ci saranno meno spettacoli (sette complessivi + due fuori abbonamento già andati in scena + “Il gabbiano” di Cechov che farà la prima nazionale nella città dell’olio e del sollievo il 27 novembre) e si pagherà pure di meno, e si è pensato unicamente alle volontà dello spettatore.
E il sindaco Michele Abbaticchio gongola: “Mentre gli altri – ha sottolineato nella conferenza di stampa di presentazione della stagione – preparano i cartelloni per le feste natalizie, noi pensiamo a quello teatrale. E avere a che fare con un teatro vuol dire dare voce a dignità e professionalità. Abbiamo pensato di prendere i suggerimenti degli addetti ai lavori e giornalisti e pensare a una programmazione puntata sui classici. E sono contento pure per la presenza di Serena Autieri”. D’altronde, infatti, come recita la brochure distribuita ai giornalisti, il teatro è un grande classico.
E l’assessore al Marketing Rocco Mangini lo sa bene, soprattutto se vissuto tutto l’anno, come pare anche per questa tornata. Perché, oltre alla stagione ieri presentata, al nostro contenitore teatrale ci saranno oltre 50 spettacoli grazie alla programmazione con Gianni Ciardo, Fita Comedy (a parlarne Annamaria Carella, presidente di Fita Puglia, sei spettacoli per una stagione dedicata ad Anna Damone, che al palcoscenico ha dato veramente tanto, con lo start già domenica), i domenicali, Tics, Off, gli appuntamenti con i Matinèe, il Network internazionale di danza.
E, sul tema degli abbonamenti (175 euro per la platea, 140 euro primo settore, 96 euro terzo settore), è stata introdotta la riduzione – sconto del 30 per cento – per i cosiddetti “custodi per la bellezza”, ossia per quei professori che hanno operato, e bene, durante “Cortili aperti” a maggio.
Ed euforici anche Giuseppe D’Urso e Giulia Delli Santi, rispettivamente presidente e responsabile delle attività teatrali del Teatro pubblico pugliese, che vedono Bitonto come un modello da seguire anche per i Comuni limitrofi.
Ciak, allora. Il sipario si può aprire.
Con questa programmazione:
sabato 14 dicembre 2019
I due della città del sole srl in collaborazione con il Festival Teatrale di Borgio Verezzi
Enzo Decaro
NON È VERO MA CI CREDO
di Peppino De Filippo
con Giuseppe Brunetti, Francesca Ciardiello, Lucianna De Falco, Carlo Di Maio, Massimo Pagano, Gina Perna, Giorgio Pinto, Ciro Ruoppo, Fabiana Russo
scene Luigi Ferrigno
costumi Chicca Ruocco
disegno luci Pietro Sperduti
regia di LEO MUSCATO
L’avaro, avarissimo imprenditore Gervasio Savastano, vive nel perenne incubo di essere vittima della iettatura. L a sua vita è diventata un vero e proprio inferno perché vede segni funesti ovunque: nella gente che incontra, nella corrispondenza che trova sulla scrivania, nei sogni che fa di notte. Forse teme che qualcuno o qualcosa possa minacciare l’impero economico che è riuscito a mettere in piedi con tanti sacrifici. Qualunque cosa, anche la più banale, lo manda in crisi. Chi gli sta accanto non sa più come approcciarlo. La moglie e la figlia sono sull’orlo di una crisi di nervi; non possono uscire di casa perché l ui glielo impedisce. Anche i suoi dipendenti sono stanchi di tollerare quelle assurde manie ossessive. A un certo punto le sue fisime oltrepassano la soglia del ridicolo: licenzia il suo dipendente Malvurio solo perché è convinto che porti sfortuna. L’uom o minaccia di denunciarlo, portarlo in tribunale e intentare una causa per calunnia. Sembra il preambolo di una tragedia, ma siamo in una commedia che fa morir dal ridere.
sabato 21 dicembre 2019
STM – ErreTiTeatro30
con il sostegno di Fondazione CRT
Ettore Bassi
L’ATTIMO FUGGENTE
di Tom Schulman
scene e costumi Maria Carla Ricotti
disegno luci Valerio Tiberi
disegno fonico Donato Pepe
regia di MARCO IACOMELLI
L’Attimo Fuggente è una storia d’Amore. Amore per la poesia, per il libero pensiero, per la vita. uell’Amore che ci fa aiutare il prossimo a eccellere, non secondo i dettami sociali strutturati e imposti ma seguendo le proprie passioni, pulsioni, slanci magnifici e talvolta irrazionali. Seguendo quegli Yawp che spingono un uomo a lottare per conquistare la donna amata, a compiere imprese per raggiungere i tetti del mondo, a combattere per la giustizia con la non violenza. Tom Schulman ha scritto una straordinaria storia di legami, di relazioni e di incontri che cambiano gli uomini nel profondo.
Venerdì 10 gennaio 2020
Compagnia del Sole
IL MILES GLORIOSUS DI PLAUTO
ovvero ‘gli adulatori sono simili agli amici come i lupi ai cani’
con Flavio Albanese,Claudio Castrogiovanni, Luigi Moretti, Stella Addario, Antonella Carone, Patrizia Labianca, Loris Leoci Tony Marzolla Dino Parrotta
scena Pino Pipoli
costumi Stefania Cempini
disegno luci Mauro Marasà
assistente alla regia Antonella Ruggiero
traduzione e regia di MARINELLA ANACLERIO
Il soldato Pirgopolinice è un fantastico sbruffone, esagerato spudorato vitale. La distanza tra ciò che è e ciò che crede di essere è tale da irritare profondamente chiunque abbia un po’ di buon senso. Ci sono tempi in cui questo personaggio risulta esagerato. E tempi invece in cui la realtà supera di gran lunga la favola e il povero Pirgopolinice è un ritratto a tinte forti di ben più consapevoli e colpevoli vantoni…In una Efeso simile all’originale quanto l’ambientazione di certi western spaghetti al far west, si consuma la tragicomica truffa di un gruppo di sfaccendati di vario genere ai danni di un soldato che ha due debolezze: le donne, meglio se minorenni e sposate, ed essere adulato. Non si può certo definire Plauto un moralista di quelli che per punire il vizio chiama in causa la virtù, semmai un cinico commediante, che racconta di gente che non ha ideali per cui valga la pena essere coerenti e cerca di sopravvivere e divertirsi, e forse anche di vendicarsi un po’ di essere costretta a recitare per vivere. Insomma una commedia adatta ai tempi di grandi commedianti in cui viviamo. Così la strada diventa scena e il teatro da mezzo diventa fine e le parole di Giulietta si mescolano a quelle di Ofelia e le arie di Mustafà a quelle di Isabella, l’Italiana di rossiniana memoria, in un pout pourry da serata d’onore. Ne risulta una gara tra attori consumati dove l’unico spettatore pagante in conclusione, viene imbrogliato, derubato e malmenato. L’eccesso è sempre un vizio…a prescindere dal contesto.
sabato 25 gennaio 2020
Artisti Riuniti / Engage
Serena Autieri, Paolo Calabresi
LA MENZOGNA
con Totò Onnis e Eleonora Vanni
di Florian Zeller
regia PIERO MACCARINELLI
Due coppie di amici, una cena convocata dopo molto tempo e un grande disagio che improvvisamente si presenta fra loro. È una ridicola resa dei conti che mostra la falsa morale che si nasconde dietro le convenzioni, Paolo e Alice Lorenza e Michele credono di vivere in un sistema di valori condivisi che si possono facilmente trasgredire. Ma la dimensione non è psicologica tutto è affidato alla parola, al teatro; si tratta di un abile gioco di maschere, un gioco divertente e crudele che rende confusi i confini fra la menzogna e la verità. Il reale e l’immaginario. L’adulterio sembra essere l’unico orizzonte della vita coniugale. Ma non è necessario distinguere così chiaramente la verità dalla menzogna
La commedia costringe gli attori ad abbandonare l’arco psicologico o narrativo dei personaggi, perché, di volta in volta ognuno di loro è chiamato a recitare o giocare un ruolo opposto a quello che ha vissuto nella scena precedente e devono farlo con molta leggerezza senza dare la sensazione che sta mentendo, è l’architettura della commedia che si fa carico della narrazione e l’attore deve sforzarsi di non essere più intelligente della situazione in cui si trova.
Sabato 8 febbraio 2020
Radicanto & Nabil Bey
TRAPUNTO DI STELLE
Omaggio a Domenico Modugno
Maria Giaquinto – regia, drammaturgia, canto e narrazione
Giovanni Chiapparino – fisarmonica, basso elettrico
Adolfo La Volpe – chitarre elettriche, oud, chitarra portoghese
Giuseppe De Trizio – chitarre, mandolino, mandola
Francesco De Palma – batteria, percussioni
Questo spettacolo intende contestualizzare l’arte di Domenico Modugno,restituendola alla sua terra di provenienza,la Puglia. Un concerto che rivisita la vita e le canzoni del grande cantautore, in forma di oratorio teatrale e musicale. Suoni, storie, narrazioni che si sono riferite e ispirate alla tradizione millenaria del meridione d’Italia: una terra fatta di contatti. Terra di emigrazione e di ospitalità al tempo stesso. Terra di lavoro, di memoria, di sguardi che attraversano i filari di alberi per finire nel mare. Le impennate vocali di Domenico Modugno celebrano la terra, il senso dello stare insieme, la lingua del mare. Sulla scena un articolato e completo ensemble musicale (archi, sezione ritmica, corde) di grande qualità e impatto sonoro ridisegna con fascino, eleganza e forte carica emotiva le melodie del cantautore. La musica accompagna il racconto teatrale illustrato dalla voce narrante di Maria Giaquinto, che conduce lo spettatore in un viaggio emozionante attraverso la poetica frizzante e carica di pathos di Domenico Modugno, rievocando un pezzo importante della storia e del costume dell’Italia dal dopoguerra ai giorni nostri. Le voci che si alternano nella reinterpretazione diacronica delle canzoni: dal folk degli esordi in dialetto salentino alla musica d’autore sono quelle di alcuni dei massimi talenti musicali del meridione d’Italia da Maria Giaquinto dei Radicanto a Nabil storica voce dei Radiodervish.
Venerdì 6 marzo 2020
Gli Ipocriti Melina Balsamo
Vinicio Marchioni, Giuseppe Zeno
I SOLITI IGNOTI
adattamento teatrale di Antonio Grosso e Pier Paolo Piciarelli
tratto dalla sceneggiatura di Mario Monicelli, Suso Checchi D’Amico, Age & Scarpelli
con Augusto Fornari, Salvatore Caruso, Vito Facciolla, Antonio Grosso, Ivano Schiavi, Marilena Annibali
scene Luigi Ferrigno
costumi Milena Mancini
luci Giuseppe D’Alterio
musiche Pino Marino
regia VINICIO MARCHIONI
La commedia è la prima versione teatrale del mitico film di Monicelli, uscito nel 1958 e diventato col tempo un classico imperdibile della cinematografia italiana e non solo.
Le gesta maldestre ed esilaranti di un gruppo di ladri improvvisati sbarcano sulle scene rituffandoci nell’ Italia povera ma vitale del secondo dopoguerra. L’adattamento è fedele alla meravigliosa sceneggiatura di Age e Scarpelli senza rinunciare a trovate di scrittura e di regia per rendere moderna quell’epoca lontana.
Il cast si avvarrà di attori di primo piano cresciuti alla lezione di quei mostri sacri della recitazione che sono stati Gassman, Mastroianni, Totò e gli altri attori del film.
Uno spettacolo divertentissimo ed emozionante, assolutamente da non perdere.
Venerdì 13 marzo 2020
Compagnia La luna nel letto / Ass. Cult. Tra il dire e il fare
L’ABITO NUOVO
di Eduardo De Filippo e Luigi Pirandello; Residenza di Ruvo di Puglia – Teatri Abitati; In collaborazione con Sistema Garibaldi
con Marco Manchisi, Nunzia Antonino e Salvatore Marci e Vittorio Continelli, Annarita De Michele, Adriana Gallo, Paolo Gubello, Dante Manchisi, Olga Mascolo, Antonella Ruggiero, Luigi Tagliente
Regia, scene e luci di MICHELANGELO CAMPANALE
“Nel 1935 Eduardo e Pirandello coronarono la collaborazione artistica. Fu la figura del protagonista dell’omonima novella di Pirandello che affascinò Eduardo: lo scrivano Crispucci che, partendo da un’umile condizione sociale, non accetta la fortuna che la sorte gli predispone, pur di non perdere la sua dignità e la sua onestà. Il racconto inizia con l’abito, che quel povero Crispucci indossava da tempo immemorabile, e finisce con un abito che parlava da sé. Cosicché il passaggio da un abito vecchio ad un abito nuovo rappresenta l’avvenimento fondamentale del testo. Crispucci è un eroe contemporaneo che lotta contro l’ottuso materialismo dei nostri giorni.” Campanale – Manchisi