E poi c’è il
sud. Alle spalle la nostalgia colorata dei colli e dei laghi del Balcano.
Davanti, la costa, e il mare. Il mare ha sempre bisogno di poche parole. Lo fai
tuo in un attimo, in un respiro. Lo rivedi ovunque, negli occhi chiari delle
passanti e nel chiarore del primo mattino, quando la strada ricca di buche
termina in una nuova città.
E la città
si chiama Vlora. Umile, discreta, ricca di rumori. Una zona pedonale che
termina davanti a una moschea. La Moschea di Piombo, la chiamano, in memoria
del materiale usato ai tempi della sua fondazione. Materiale che è stato rubato
senza pietà dai comunisti, durante la dittatura, e riutilizzato a scopi
bellici.
“Forse,
se Dio vuole, presto arriveranno i Turchi a ripristinare il vecchio impianto.
Da dentro, la Moschea è piccola, ma ha una grande storia, che rivive nelle
decorazioni sulle pareti esterne, sulle pagine del Corano che, lieve, poggia su
questo piccolo scranno”.
Le parole
dell’imam sono commosse e sincere. Quando cominciano ad arrivare i primi fedeli
per la “sala” (la preghiera) del mattino, noi decidiamo di andare.
Pregando per la pace dei nostri amici, dei viaggiatori, dei fratelli sulla
strada.
Fuori, la
piazza, la bandiera nazionale albanese. Gli studenti siedono sul bordo della
fontana, decorata con pietre di marmo. Devi prendere l’auto, tagliare la città
e solo così, finalmente, puoi arrivare fino al lato del mare. Il seaside è
pieno di ruderi di palazzi. Ragazzi in canotta spaccano pietre, nel 2013 questo
è il loro onesto lavoro.
Quelli che
si frantumano sotto i loro colpi decisi sono i resti delle costruzioni abusive
che il governo cittadino ha deciso di abbattere. Al loro posto sorgerà una
piazza. Una grande piazza, un abbraccio sulla riva del mare.
E, dunque,
il mare. Che, abbiamo già detto, ha sempre bisogno di poche parole. Pochissime,
in verità, nel cuore di chi scrive, e tutte dedicate alla nostalgia di quella
cosa grande, bella, talvolta unica, dolorosa e allo stesso tempo inebriante che
si nasconde lì, dall’altro lato dell’orizzonte.
Che si chiama Italia, e poi Puglia. E infine, casa.