“Io sono vivo, ma non
vivo perché respiro, | mi sento vivo solo se sfilo la stilo e scrivo”
Alter ego è la rubrica
che indica l’altro me, l’altro me che scorda le frivolezze, i rumori, i frastuoni,
mette pausa al mondo fuori e mi fa chiudere nella mia stanza, da sola, a
seguire una voce profonda, flebile, in
sordina, che richiede attenzione, cura.
Non sempre si fa
capire, il più delle volte è sopraffatta dalle distrazioni, dalla superficialità,
dall’apatia, eppure emerge costantemente fino a trovare considerazione.
Alter ego si propone
di isolarsi dal caos e di apprezzare il silenzio, e nel silenzio
perseguire la verità, anzi le verità,
che sono sempre molteplici.
L’obiettivo è remare
contro il diniego che ci porta ad evitare i pensieri spiacevoli o dolorosi,
difficili da ammettere a causa dell’ orgoglio, complicati da tradurre in parole.
Risulta molto più facile seppellirli sotto la coltre dell’indifferenza e della negazione, restare inerti, sperare che
marciscano da soli. Ma la voce interiore ha un andamento ciclico: in maniera
ricorrente si presenta e chiede il conto.
Alter ego è anche lo
spazio delle passioni, della speranza, dei sogni, delle illusioni che la società ci
ha propinato come sciocchezze e ha
sacrificato sull’altare dell’economia e del progresso, ma che sono e devono
essere il motore del nostro agire e pensare, guidati dall’intuizione e dalla
convinzione che non c’è lavoro senza
sacrificio.
La rubrica è il laboratorio per raccontare storie, affrontare
temi e darne una chiave di lettura, offrire punti di vista in cui ciascuno può
ritrovarsi.
Il mezzo: la
scrittura.
La scrittura, che assieme alla musica,
ci salva, ci guarisce.
Aspettative a breve termine non ne ho: ho imparato ad essere
figlia del lento come mi ha insegnato Nietzsche e a costruire qualcosa con
pazienza e meticolosità.
Preferisco piantare un
albero di ulivo piuttosto che accudire con facilità una pianta grassa.
Il mio, resta il tentativo
condiviso di concedersi alla voce che in ognuno di noi scalpita, senza
opporre alcuna resistenza e di realizzare quella che Breuer definiva “la
cura della parola”.
A voi solo la volontà
di raccogliere la sfida che ho lanciato a me stessa.