Dopo la proiezione bitontina targata Just imagine, il documentario sulle collaboratrici dei più noti cineasti italiani, fa tappa alla kermesse barese.
(Proiezioni ad ingresso gratuito, il 28 e 29 Aprile presso il cinema Galleria)
Pare sia stata Virginia Woolf a dire “dietro ogni grande uomo c’è una grande donna” e questo è di sicuro il caso di “Segretarie. Una vita per il cinema”, documentario sulle assistenti dei grandi nomi del cinema italiano nell’epoca d’oro. La co-regia di Daniela Masciale e Raffaele Rago non si limita a rievocare ricordi e aneddoti su personalità note, ma porta sotto i riflettori le donne che per questi lavoravano, lasciando loro lo spazio per raccontarsi. Le sei segretarie Cesarina Marchetti, Paola Quagliero, Liliana Avincola, Anna Maria Scafasci, Resi Bruletti, Fiammetta Profili tornano con ironia e amarcord ai dirigenti delle case produttrici, ai registi, agli attori, ma soprattutto agli uomini di un universo ormai passato, eppure indelebilmente impresso nella memoria comune.
Un intero mondo che è stato qui ricreato grazie al notevole lavoro di ricerca del materiale di repertorio, che ha fatto riemergere dagli archivi gli spezzoni più belli del cinema italiano e dei suoi fautori, contribuendo in modo non indifferente alla (p)resa emotiva del documentario; impossibile distogliere lo sguardo da un concitato Fellini, da Cristaldi al Festival di Venezia o dall’indimenticabile ballo ne “Il Gattopardo”. Una nota di merito inoltre va al montaggio che, alternando alle testimonianze delle segretarie le immagini storiche, ha reso la narrazione scorrevole e al tempo stesso carica di pathos. Una scelta tecnica che pare quasi omaggiare il famoso epilogo di “Nuovo Cinema Paradiso”, in cui scorrono ininterrotti i baci scambiati sullo schermo dall’inizio della storia del cinema, ed in effetti una connessione – seppur sottile – tra le due opere c’è, se consideriamo che la co-regista Daniela Masciale è stata lei stessa segretaria di Tornatore e con questi ha discusso il progetto del documentario. Ciononostante, è opportuno fare una distinzione: se la scena di Tornatore mirava a colpire emotivamente lo spettatore, nel caso di “Segretarie” si vuole ricostruire una parabola che non è solo quella di un’industria, ma è l’intrecciarsi di percorsi di vita.
In un’epoca in cui le rivendicazioni femminili (e femministe) tornano a farsi sentire con il movimento #metoo nel mondo dello spettacolo, e con ‘Non Una Di Meno’ a livello globale, il cinema italiano riscopre la sua storia lasciando parlare le donne che – nell’ombra – questa storia l’hanno fatta. E di cose da raccontare ne hanno…: Paola (segretaria di Franco Cristaldi) ironizza sull’attore Giuliano Gemma che, a pochi giorni dal matrimonio, le faceva una corte spietata in ufficio; Liliana invece ricorda vividamente di essere stata l’unica donna nel Consiglio di amministrazione della Ponti-De Laurentiis; mentre Cesarina (Titanus film) rivive il profondo legame personale che la stringeva a Luigi Lombardo. Dalle loro parole traspare tutto il sacrificio di una carriera di duro lavoro, ma anche il grande orgoglio per la propria realizzazione personale al tempo in cui la carriera nel cinema per una ragazza era limitata al ruolo di attrice.
Distaccandosi quindi dalla visione tradizionale, il documentario si lascia condurre e godere senza risparmiare momenti spassosi ed altri tragici, fino a ricostruire l’immaginario di una golden age attraverso l’ottica femminile. Con una naturalezza disarmante, gli sguardi malinconici ma sempre brillanti delle protagoniste restituiscono una storia fatta di passione, sacrificio, determinazione e tanto, tanto cinema.
Stella Liantonio