Facciamo una premessa fondamentale. E andiamo per citazione, giusto per non sbagliare. Nel diritto e nella procedura penale, la presunzione di innocenza o di non colpevolezza è il principio secondo cui un imputato è innocente fino a prova contraria. In particolare, l’art. 27, comma 2, della Costituzione afferma che «l’imputato non è considerato colpevole sino alla condanna definitiva». Ergo, fino all’ultimo livello di giudizio è da considerarsi tale. Quindi, l’indagine avviata dalla procura di Bari sull’incontro Picerno-Bitonto del 5 maggio scorso – con un clamoroso blitz degli uomini della Guardia di Finanza, ieri mattina, nelle abitazioni di Michele Anaclerio, Antonio Picci, Onny Turitto, il diesse Leo Rubini, Kikko Patierno, il dg Nico De Santis, Daniele Fiorentino e Gianni Montrone per “frode in competizione sportiva”- potrebbe anche rivelarsi la montagna che genera il classico topolino, la giustizia farà il suo corso, come si afferma fiduciosi in casi come questi. Tuttavia, non possiamo non esprimere tutta la nostra amarezza. Profonda. Triste. Immedicabile. Quando la notizia era appena trapelata, già un’ombra presaga e sinistra di vergogna assoluta si era affacciata sul cielo neroverde. Un cielo malconcio per decenni e che finalmente si sperava fosse divenuto splendente. E invece. L’onta che nessuno mai potrà lavare. È bastato solo che tutto il web fosse inondato di questa orrenda news per sentire il fango sommergerci. Ma perché? Perché? Qualcuno, saputo, subito obietterà: la solita auri sacra fames. Il maledetto dio Soldomilionemiliardo, l’idolo da sempre adorato dall’uomo, specie in anni come questi, vuoti di tutto, a maggior ragione di valori morali. Mondo è stato e mondo sarà. Calcio è stato e calcio sarà. Ma resta l’interrogativo tremendo: perché? Sì, perché fare strame di quella maglia per la quale tutti gli indagati hanno corso, sudato, gioito e persino pianto? Perché togliere ogni senso a quel gesto, il bacio allo stemma, che unisce in un solo cuore i calciatori ed i loro tifosi? Perché questo è stato fatto: mancate di rispetto a chi segue i propri beniamini anche sotto il diluvio più famelico e canta a squarciagola dal primo minuto al novantesimo. E non parliamo di come siano stati oltraggiati tutti coloro che per la causa neroverde si battono generosi da sempre, dando tutto, dal presidente magnanimo all’ultimo dei collaboratori, anche loro fanno rinunce e sacrifici che chi s’è venduto non può capire. Avrebbero tradito la fiducia di chi in loro credeva: e non c’è codice penale che definisca o quantifichi questo innominabile reato. E non parliamo di chi dal cielo adesso sta osservando con una smorfia di ribrezzo tutto questo lutulento teatrino: dal colto Michele Alboreto al passionale Michele D’Acciò, dallo stiloso Lillino Chiddo all’ironico Mariolino Licinio, dall’inafferrabile Michele Pierro all’ala volante Pinuccio De Michele. Ecco, se dovesse corrispondere al vero tutto l’impianto accusatorio della procura barese, i colpevoli di questo delitto, se non hanno avuto l’umana decenza di guardare chi avevano accanto, levassero lo sguardo lassù anche solo per un attimo, osservassero quegli eroi antichi e provassero disdoro almeno un po’. Loro, quegli eroi, sì che amavano i colori neroverdi. Per davvero…