Domenica
scorsa, il Gran Premio d’Ungheria, vinto da un imprendibile Lewis Hamilton su
Mercedes, ha mostrato tutti i limiti della Ferrari. Non solo della monoposto,
ma di tutta la squadra.
La
macchina non va e l’hanno detto sia Fernando Alonso che Felipe Massa nel dopo
gara. La F138
patisce le nuove gomme Pirelli e palesa carenze aerodinamiche che non hanno
trovato soluzione, nonostante i tentativi di sviluppare nuovi particolari da
parte dei tecnici.
Ci
si chiede, anche, perché non abbiano sostituito il musetto della vettura del
brasiliano dopo la toccata con Nico Rosberg (Mercedes), avvenuta al primo giro.
Il tempo necessario per cambiarlo, sarebbe stato ripagato da una maggiore
efficacia della monoposto. Massa avrebbe potuto segnare tempi migliori,
soprattutto in considerazione dei giri da percorrere, ancora 69, e portare più
avanti la macchina al traguardo. Nell’eventualità che non fosse cambiata la
posizione finale, avremmo visto, almeno, un minimo d’iniziativa del team, per mettere il pilota nella
condizione di gareggiare al meglio.
Vorrei
sottolineare che Massa, al 59° giro, ha bloccato il cronometro a 1’25”176,
segnando il 5° giro più veloce della corsa, pur se a 1’107 dal miglior tempo
(1’24”069) ottenuto da Mark Webber (Red Bull).
Se
l’epilogo del gran premio magiaro è stato al di sotto delle aspettative dei
sostenitori della casa di Maranello, il quinto posto di Alonso e l’ottavo di
Massa – la F138 del
brasiliano è stata l’ultima vettura a pieni giri – sembrano non sorprendere il
direttore tecnico della squadra Pat Fry: “il
risultato di questa gara è in linea con quello che è il nostro attuale
potenziale… Entrambi i piloti hanno tirato fuori il massimo, soprattutto
Felipe, che dal primo giro ha condotto la gara con l’ala anteriore danneggiata”.
L’analisi del tecnico prosegue con un auspicio: “le due gare che seguiranno la pausa estiva saranno su circuiti molto
diversi rispetto all’Hungaroring e per questo motivo lavoreremo su fronti
diversi nella speranza di vedere al più presto i frutti di tutti i nostri
sforzi”.
Non
rimane che sperare anche noi nella capacità della pausa, prevista nel
calendario della massima formula, di rischiarare le idee in quel di Maranello o
di facilitare intuizioni tecniche da trasferire alle monoposto e renderle così,
finalmente, vincenti.
Infine,
un cenno a Romain Grosjean, pilota della Lotus giunto 6°, che ci ha divertito e
mostrato che in Formula 1 si può ancora sorpassare. È stato penalizzato sia per
il bel sorpasso all’esterno della curva 4 ai danni di Massa – aveva un bel po’
di macchina fuori pista – che per il sorpasso su Jenson Button (Mc Laren),
durante il quale si sono toccati lateralmente con le ruote. Non discuto la
necessità di rispettare le regole e di frenare gli eccessi, ma se mortifichiamo
chi guida e sorpassa, cosa ne sarà dei giovani talenti e della Formula 1?
D’altra parte, anche altri giovani si sono fatti largo con un certo “piglio”,
ne ricordo uno per tutti, un certo Michael Schumacher.