Provate a fare un calcolo, uno qualsiasi, di quelli quotidiani, non con i numeri normali, ma con quelli romani. Le difficoltà saranno notevolmente maggiori. E questo, storicamente, è il motivo della loro sostituzione con la numerazione “araba” o, per meglio dire, indiana, dato che prima di approdare nell’Occidente dal mondo islamico, quest’ultimo aveva appreso quei simboli dall’India.
Uno dei primi ad introdurli e spiegarli ai mercanti nostrani fu Leonardo da Pisa, detto Fibonacci, figlio di un mercante, che attraversò il Mar Mediterraneo fino in Cabilia, nell’attuale Algeria. Nel 1202, dunque, con il suo Liber Abaci, introdusse in Europa il sistema numerico decimale e i principali sistemi di computo, spiegandoli in maniera elementare. Ed è questa la straordinaria eredità di Fibonacci, di cui si è parlato all’istituto scolastico “Nicola Fornelli”, dove l’associazione culturale Accademia Vitale Giordano ha incontrato Paolo Ciampi, autore del libro “Fibonacci: l’uomo che ci regalò i numeri“.
«Quella di Fibonacci fu una figura importantissima, in quanto consentì l’abbraccio tra la geometria euclidea e l’algebra del mondo arabo» ha introdotto il giornalista Marino Pagano paragonando la curiosità e la sete di conoscenza del toscano a quelle del matematico concittadino Vitale Giordano, e smentendo l’etichetta di “periodo buio” che contraddistingue ingiustamente il periodo medievale: «Quanto Medioevo abbiamo ancora oggi nelle nostre vite».
«Il mio è un libro di viaggi. Era in viaggio Fibonacci ed erano in viaggio le conoscenze portate da lui, da un mondo, quello arabo, che all’epoca era molto più avanti negli studi matematici rispetto a noi» ha spiegato l’autore, paragonando la figura del matematico con quella di un giornalista, «perché fu in grado di comunicare la materia ad un pubblico semplice, che ignorava quei concetti».
Concetti ribaditi anche da Pierluigi Amodio, docente di analisi numerica all’Università di Bari, ricordando che la figura di Fibonacci è così importante che a lui è dedicata anche una prestigiosa rivista canadese di matematica.
L’incontro promosso dall’Accademia Vitale Giordano è stato anche occasione per discutere sull’insegnamento della matematica, una materia su cui è diffusa una difficoltà di comprensione da parte di molti, tanto che, come ha sottolineato Ciampi, è quasi naturale trovare chi ammette di non capirci molto, a differenza di altre materie quali la lingua italiana, la storia, su cui l’ignoranza non è perdonata.
«I libri di testo si limitano a comunicare il calcolo da fare ai ragazzi. Ma storie come quella di Fibonacci possono essere utili nell’insegnamento per far capire l’utilità di quei calcoli» è il pensiero di Carmine Daucelli, dirigente scolastico del circolo didattico “Fornelli”, seguito da Silvio Vacca, presidente dell’Accademia, che, ricordando ancora Vitale Giordano, ha evidenziato come quelle scoperte fatte da lui come da Fibonacci, sono quotidianamente nelle nostre vite: «Ecco perché la matematica non deve spaventare».