Sabato è stata pubblicata la determina con cui si è approvata la graduatoria dell’avviso pubblico “Rete dei festival 2019” e con questa «ha iniziato a diffondersi, via etere e non, una piccola “emorragia” dalla “vena” polemica. Come un buon medico, siamo chiamati a tamponare la ferita e a favorire la cicatrizzazione», ha scritto l’assessore Rino Mangini sui social.
Ma andiamo con ordine. Chi ha “vinto” e quanto è stato finanziato dal comune?
Ecco l’elenco dei festival: “Ti fiabo e ti racconto” (163 punti; 11 mila euro contributo), “Giovinazzo Rock Festival” (152,5 punti; 17 mila euro contributo), “Di voce in voce” (144 punti; 9.900 euro contributo), “Beat Onto Jazz” (139 punti; 17 mila euro contributo), “Bitonto Blues Festival” (134 punti; 17 mila euro contributo), “Del racconto il film” (133 punti; 9,600 euro di contributo), “Www.Shakespeare” (131 punti; 5,400 euro contributo), “AssoDj Festival” (127,5 punti; 4,500 euro di contributo), “Flatatum” (125 punti; 9,600 euro contributo), “Bitonto Folk Festival” (124 punti; 8,800 euro contributo), “Bitonto Opera Festival” (120,5 punti; 10 mila euro contributo), “Rigenera Smart Cities” (118 punti; 10 mila euro contributo), “Festival del Folklore” (117 punti; 7 mila euro contributo), “Le corti dei miracoli” (113 punti; 4250 euro contributo), “Festival dell’inclusione” (101 punti; 4250 euro contributo). Non sono stati ammessi ai contributi: Indie Air Festival, Bitonto dentro e fuori le mura, Viator, Il diritto in piazza, Galà della solidarietà.
Tra i criteri di valutazione c’era la: capacità di fare rete; presenza di partenariati pubblici; presenza finanziatori privati; capacità di promozione turistica e sociale della città e del territorio; capacità di promuovere turisticamente il territorio e di richiamare pubblico da altre città; luoghi scelti per il festival; programmato in piazze e luoghi fuori dai classici circuiti culturali e turistici; il progetto artistico; storicità del festival; curriculum ed esperienza del proponente; qualità del progetto artistico e del programma; produzioni nuove e/o innovative; capacità di agire come leva di inclusione sociale; eterogeneità del pubblico; diversamente abili; svantaggi sociali; comunicazione e formazione del pubblico; qualità delle attività di comunicazione; sviluppo e fidelizzazione del pubblico; sostenibilità economica.
«Pur avendo competenze e capacità per poter scegliere quale progetto finanziare o meno – essendo anche una prerogativa di un amministratore pubblico con delega assessorile di settore – abbiamo sempre pubblicato un invito/manifestazione di interesse a partecipare alla rete; dal 2018 un vero e proprio bando pubblico che definisce in maniera precisa intenti, obiettivi e potenzialità del progetto di sistema – ha scritto ancora l’assessore -. Rispetto al bando 2018, in quello di quest’anno abbiamo portato dei miglioramenti: una maggiore definizione dei parametri di valutazione, un punteggio minimo per ciascun parametro, un tetto massimo di co-finanziamento richiedibile».
Nel bando era espressamente indicato che qualora non si fosse raggiunto il punteggio minimo in uno dei parametri di valutazione, la proposta non sarebbe stata ammessa a finanziamento.
«L’Avviso Pubblico è stato pubblicato a metà marzo ed è scaduto il 23 aprile. Quindi c’è stato tutto il tempo per venirne a conoscenza (abbiamo pubblicato post, sono stati scritti articoli sul web, è stato pubblicato in evidenza sul sito del Comune) e per preparare un progetto da sottoporre all’attenzione del Comune. Per la valutazione delle proposte, per il secondo anno consecutivo si è nominata una commissione (diversa da quella del 2018) di 3 componenti di cui 2 esterni all’Ente, esperti in materia di musica, spettacolo ed eventi culturali, individuati in collaborazione con il Teatro Pubblico Pugliese. La graduatoria che ne è venuta fuori è frutto del lavoro della Commissione e del giudizio rispetto a quanto chiesto dal formulario dell’Avviso Pubblico e quanto scritto dai partecipanti».
Le polemiche, dopo la graduatoria sono state tante. L’assessore sui social ha scelto quelle più gettonate.
Polemica 1: vincono sempre gli stessi.
«Hanno partecipato 21 soggetti, di cui 15 ammessi a finanziamento, 5 non ammessi per insufficienza in uno o più parametri, 1 escluso per avere presentato la domanda oltre la scadenza.
Quindi, in soldoni, 15 su 21 sono stati co-finanziati, 15 su 15 di quelli che ne avevano diritto.
I 15 sono gli stessi dello scorso anno? Non tutti, ma la maggior parte sì. Vuol dire che chi è presente nelle graduatorie innanzitutto partecipa sempre, in secondo luogo propone progetti buoni e valutati positivamente da commissioni diverse e tra loro sconosciute…forse perché legge attentamente il bando e prova a proporre un progetto che risponda alle logiche del bando stesso, che seguono le linee di indirizzo dell’Amministrazione.
E i 5 non ammessi a finanziamento? 2 hanno accettato l’esito e ne hanno preso atto. Altri chiedono legittime spiegazioni su punti che noi, puntualmente, daremo, accogliendo, se vorranno, anche delle controdeduzioni. E tutti gli altri? Semplicemente non partecipano, salvo poi polemizzare (non tutti, per fortuna)».
Polemica 2: è tutto scritto, è inutile partecipare.
«Permettetemi ma questa è l’alibi dei perdenti. I fatti dicono altro. Chi partecipa ha possibilità che altri non hanno. E non di rado chi partecipa per la prima volta viene finanziato. Se un progetto è valido, è valido a prescindere dal proponente o dall’anzianità della proposta».
Polemica 3: mi sento defraudato.
«Il Comune, è bene che si sappia, non ha obblighi legali, morali o etici con i proponenti di progetti culturali o di festival. In ogni bando che pubblichiamo è scritto a chiare lettere. Viviamo in un contesto, qual è quello dei Comuni, in cui tra tagli alla spesa pubblica, minori risorse dallo Stato e priorità per altri settori e/o servizi, la spesa culturale è vista come un “surplus” di cui si può fare benissimo a meno. Prova ne è il fatto che di solito il primo intervento di un Commissario Prefettizio è il taglio ai capitoli della cultura (almeno nel 70% dei casi). È la volontà politica di un’Amministrazione ad elevare a investimento strategico ciò che viene storicamente vista come spesa superflua. Su questo tema ci battiamo da 7 anni contro le più surreali critiche alla spesa per la cultura, per il teatro e per gli eventi che, di fatto, hanno cambiato il volto e la percezione della città di Bitonto, soprattutto a chi ci vede da fuori. Ma questa è un’altra storia…Quindi nessuno si può sentire defraudato, perché nessuno ha dato per scontato nulla…almeno noi no».
«Le polemiche che non fanno bene a nessuno: agli uffici che lavora su procedimenti complessi, a chi si mette in gioco e partecipa ai bandi, alla politica che si arrovella sul nulla e alla città, che ne esce sempre indebolita come Comunità dalle forti tensioni divisive. Non ho scritto tutto ciò che volevo, non ho accennato alle politiche culturali che sono alla base di questo bando e della scelta dei parametri per non annoiarvi, ma un giorno le spiegheremo ancora una volta, di modo che si sappia che ciò che facciamo risponde ad una scelta politica precisa: favorire lo sviluppo di politiche culturali inclusive e partecipative, fondate sul merito e sulla qualità della proposta, al fine di elevare la qualità dell’offerta di servizi culturali della nostra città», ha concluso.