Lo
avevamo annunciato ieri. E oggi siamo costretti a tornarci su. Continuano senza
sosta le rapine ai danni degli esercizi commerciali della città. È ormai un numero
che aumenta quotidianamente e non sembra volersi fermare.
Tra
gli ultimi della serie, un parrucchiere da uomo in via Domenico Ricapito.
Nella
sera di martedì scorso, 30 aprile, poco prima della chiusura, il giovane
imprenditore riceve la visita poco gradita di due rapinatori armati,
incappucciati e a volto coperto.
Anche qui, come in tante altre circostanze
recenti, è una questione di attimi: il proprietario viene colpito con il calcio
della pistola alla tempia sinistra e scaraventato a terra, mentre il suo
collaboratore viene immobilizzato di spalle al muro con la pistola puntata
addosso.
Subito i rapinatori si impossessano dell’incasso, che il giovane
imprenditore aveva con sé in un borsello, letteralmente strappato e portato
via. Non solo, dunque, denaro (pochi euro, fortunatamente) ma anche documenti
ed effetti personali. I due malviventi scappano all’esterno, dove ad attenderli
c’era un terzo complice in auto, e si dileguano rapidamente. Un blitz durato in
tutto appena due minuti circa.
Il giovane parrucchiere,
dolorante e con un forte ematoma attorno all’occhio sinistro, viene subito accompagnato
presso il punto di primo intervento dell’Ospedale di Bitonto e poi da lì
trasportato al Pronto Soccorso del Policlinico. In entrambi i casi, la diagnosi
parla di trauma cranico.
Sul posto, dopo la
rapina, sono intervenuti gli uomini del comando dei Carabinieri per tutti gli
accertamenti e i rilievi del caso.
Sconcertato e
amareggiato il giovane parrucchiere. «A
31 anni sto pensando seriamente di chiudere, mollare e andare via – spiega
– Non ho più fiducia nelle persone,
vorrei andare via perché questa è una città che non ha una propensione al
futuro. Mancano i “plug-in” per un aggiornamento. Qui la qualità della vita è
pessima, c’è tanta povertà. Non sono deluso per un incasso perso ma soprattutto
perché non si può lavorare con la paura. Non ci possiamo chiudere all’interno
del proprio esercizio. Sono un giovane imprenditore che dà lavoro a due ragazzi,
assunti con tanto di contratto regolare, ma ora ho davvero voglia di mollare e
andare via».
«Servono
i militari tra le strade, noi abbiamo bisogno di uno Stato che ci tuteli –
conclude, amaro, il giovane imprenditore – Le
associazioni di categoria ci devono supportare e sostenere, si devono far
sentire, e il sindaco ci deve dare risposte concrete. Noi oltre che denunciare,
cos’altro possiamo fare?».