La comunicazione dei dati del contagio, del numero di affetti dal virus. Un problema che ci siamo posti qualche giorno fa e che, ieri, è stato affrontato anche durante la conferenza stampa organizzata via streaming dal presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Come hanno fatto notare i giornalisti collegati alla piattaforma allestita dall’ente regionale, molti sindaci protestano perché non sono quotidianamente aggiornati sulla quantità dei contagiati nei propri comuni.
«La mancanza di comunicazione con i sindaci è un problema contro cui stiamo combattendo sin dal primo giorno» spiega il direttore del dipartimento Politiche per la Salute Vito Montanaro, evidenziando come già da giorni informazioni come il numero degli infetti e degli isolati fiduciari iscritti nel database attivato appositamente dalla Regione viene comunicato al prefetto di Bari, che poi lo comunica ai prefetti delle province pugliesi: «È evidente che capita qualche disallineamento temporale dovuto al ritardo di caricamento delle schede, da parte dei dipartimenti di prevenzione che, ricordiamo a tutti, sono, in questi giorni, oberati di lavoro. Per cui talvolta c’è un ritardo di due o tre giorni. Le prefetture, comunque, hanno tutti gli elementi per trasferire le informazioni ai sindaci di ogni comune. Il flusso di informazioni verso le prefetture è completo».
Sulla questione è intervenuto lo stesso Emiliano, sottolineando che tutti i sindaci sono seguiti nelle loro necessità: «La questione è molto delicata. Ovviamente i sindaci, dalle norme per l’emergenza, sono stati esautorati dai poteri di gestione derivanti dal loro essere autorità sanitaria. I sindaci hanno il compito di far rispettare quelle norme tramite “moral suation” (persuasione morale, ndr), perché non hanno la possibilità di comminare sanzioni, non essendo ufficiali di pubblica sicurezza come lo è la Polizia Locale. I primi cittadini stanno svolgendo un importantissimo ruolo di assistenza delle persone».
«La particolare attenzione nella diffusione delle notizie – continua il governatore – specialmente l’elenco delle persone contagiate o in quarantena, è dovuta al rispetto della normativa della privacy delle persone. Bisogna evitare che, soprattutto in paesi molto piccoli, in presenza di riferimenti, qualcuno possa essere oggetto di azioni che danneggino la sua persona o la sua attività, in funzione di un contagio vero o falso che sia».
Bisogna evitare, dunque, la caccia all’untore, secondo Emiliano, che ribadendo come le informazioni passino dalle autorità sanitarie al prefetto di Bari, per poi essere trasmesse agli altri prefetti, spiega che questi ultimi possono, con estrema prudenza, trasmettere queste notizie anche ai sindaci, per funzioni specifiche che il sindaco deve richiedere.
«I dati epidemiologici sono da gestire con enorme cautela – ribadisce ancora – anche perché bisogna evitare che qualche comune pubblichi liste dei contagiati sul sito del comune. In tal caso, chiunque dei presenti in quella lista potrebbe chiedere pesantissimi risarcimenti. Ognuno ha diritto alla privacy totale. Solo il prefetto è tenuto a conoscere i nomi, perché ha il compito di controllare che questa gente non esca di casa e rispetti la quarantena».
«I sindaci – continua – per qualsiasi tipo di problematiche, possono fare riferimento ai Centri Operativi Comunali (Coc) della Protezione Civile, che abbiamo chiesto di allestire sin da subito. Ad essi sono state destinate somme importantissime. Ieri (martedì, ndr) sono stati stanziati 11 milioni e mezzo che serviranno per migliorare la qualità dell’assistenza che i primi cittadini possono fornire, specialmente verso chi è in difficoltà economiche. Abbiamo sbloccato i contributi sugli affitti per quasi 30 milioni e abbiamo rifinanziato completamente il Reddito di Dignità con altri 36 milioni. A breve partiranno le misure in aiuto di partite Iva e di piccole e piccolissime imprese. La Regione Puglia sta fornendo un fantastico apparato».
«Per fortuna i sindaci hanno compreso tutto ciò e stanno facendo un ottimo lavoro» conclude Emiliano, ribadendo, ancora una volta, l’impossibilità di trasmettere dati sull’identità sui contagiati, che sono a disposizione solamente dei prefetti.