Pare che persino Frate Indovino, ieri mattina, con una grattatina perplessa alla barba candida abbia lanciato una torva occhiata al calendario.
Per un attimo ha pensato che alle feste comandate, ai giorni colorati di rosso per intenderci, bisognerebbe aggiungerci anche la data della conferenza stampa del Bitonto calcio, che, puntualmente ogni anno, a luglio, annuncia la crisi drammatica e irreversibile.
Anche se, poi, per fortuna, la società in questione non muore mai.
C’erano i soliti noti, ieri a mezzogiorno e dintorni, nella sala degli specchi del Palazzo di Città.
Dietro il tavolo dei relatori, “per fare chiarezza” hanno assicurato tutti, sedevano l’assessore allo sport Domenico Nacci, preparato come pochi nel settore, i presidenti Vincenzo Cariello (quello operativo) e Ciccio Noviello (quello vituperato).
La vecchia aula consiliare era gremita di appassionati e ultras del neo costituito Gruppo. Tutti col fiato sospeso, in attesa che qualcuno – uno a caso con i baffi bianchi – pronunciasse la parola magica: dimissioni. Quelle rassegnate la sera precedente dal mister del Triplete, il sergente di ferro Muzio Di Venere.
Invece, niente.
Rapidamente, ricostruiamo qui il canovaccio della vicenda, perchè, essendo trita e ritrita, non merita che le si dedichi, tempo, righe e parole più di tanto.
Dunque, un imprenditore, Francesco Rossiello, titolare dell’azienda “Ambiente e Tecnologia”, voleva prendere la società (già dodici mesi or sono, per la cronaca) per realizzare un progetto tutto suo.
Tradotto in italiano: voleva issarsi alla tolda del veliero nerovderde da solo.
Mallevadore, Francesco Mancazzo.
Il ragioniere Ciccio Noviello, pur trovandosi in condizioni non floridissime (formula eufemistica) e assediato dalla contestazione dei supporter, non vuole abbandonare del tutto la creatura sua. Che, comunque, è bene ricordare, ha tenuto per anni in D ed ha fatto risorgere dalla Terza Categoria insino all’Eccellenza, col sostegno insostituibile di Vincenzo.
Nonostante la mediazione di Nacci, garante per la comunità cittadina, il matrimonio non s’ha da fare.
Né due mesi fa, né ieri, né mai.
Mettiamoci una pietra sopra.
Tutti.
Si va avanti col duo Noviello-Cariello, dal momento che il ragioniere ha già approntato il piano B, cioè due gruppi industriali – uno, frattanto, venuto meno – pescati nel mazzo dei suoi clienti, che daranno man forte al sodalizio (sano e senza più debiti, ha ribadito il baffuto timoniere, giacché più non bussano alla porta ri storanti e agenzie, eccezion fatta per un trimestre di stipendi adusto al grande capitano Francesco “cuore d’oro” Cantatore) per l’iscrizione al campionato, poi si vedrà.
L’aspetto tecnico, a detta della coppia dirigenziale, sembra sia secondario, mantenuta l’ossatura della corazzata plurivittoriosa dello scorso anno.
In chiusura, al netto di polemiche, una sola prece e non me ne voglia Frate Indovino.
Vi prego, non organizzate più conferenze stampa dove s’annuncia il nulla di fatto, specie se la volontà di lasciare è una nolontà (certi appuntamenti saltati non si sa bene perché, lo fanno credere).
Si fa solo del male a chi davvero ama i colori neroverdi, che, tanto, da agosto ugualmente salirà encomiabile l’erta di Via Megra ogni domenica per applaudire i suoi beneamati leoncelli.
Punto.