Ho sempre paragonato Francesco Modesto ad uno di quei cavalieri medievali di cappa e spada che mai di nulla avevano paura. Centrale difensivo di possa belluina e piote pure aggraziate il giusto, emergeva da zuffe omeriche quasi sempre vincitore cuoio al piede e testa alta.
Sarà per questo che è diventato il beniamino dei tifosi ovunque abbia giocato. Non tirarsi mai indietro è garanzia di generosità e attaccamento alla casacca che piace agli ultrà di tutti i colori.
I primi calci fra i galletti biancorossi con amici famosi e già sguardo pieno di grinta. A Fasano lo adorano tuttora, col Bitonto ci ha messo sempre l’anima, è stato anche in Molise. Ma le vette sono certamente la serie C2 col Potenza e la Nazionale di categoria.
E proprio nel capoluogo lucano che è nato quel rapporto di fiducia e stima incondizionate che lega il nostro valente concittadino ad uno degli allenatori più navigati e saggi d’Italia: Nevio Orlandi. Un monumento che è stato anche protagonista in serie A con la Reggina, artigliando una storica salvezza nel Gotha del pallone, qusndi nessuno più se l’aspettava.
E pare che le missioni impossibili siano la sua specialità, proprio come è successo qualche anno fa a Vibo Valentia. Squadra in serie D a 12 punti dalla vetta. La chiamata al suo fido scudiero Francesco e la piazza idea di vincere il campionato. Modesto accetta d’acchito, controlla la situazione di classifica e si spaventa. Ma è un attimo, poi si fionda in terra calabra per firmare un autentico capolavoro: risultati utili in serie infinita, record di punti e vetta arpionata con merito. Si sale in C, la città è in festa, Nevio e Francesco idoli indiscussi. Favola finita? Macché. Nel terzo campionato italiano un figurone irripetibile con tanto di salvezza più che tranquilla.
“Con mister Orlandi c’è una grandissima sintonia, lui crede fortemente in me e così lavoriamo all’unisono. È una persona basata, equilibrata, preparata, e, anche se sono un po’ più intraprendente, posso solo imparare tanto da uno che ha fatto la Serie A. Certe volte, però, mi ascolta se faccio qualche proposta tattica un po’ più offensiva. E poi, in C respiri il professionismo vero, i calciatori sono di un’altra categoria e di altissima qualità, ti ritrovi a giocare in stadi con 20mila spettatori, è tutta un’altra storia“, racconta Francesco con pacato entusiasmo.
“Allenare significa realizzare una delicatissima alchimia che deve fondere con abile precisione dirigenza, spogliatoi e tifosi, componenti da tenere in equilibrio fra loro. Ecco, se c’è un brutto ricordo che mi porto dentro, è la stagione sfortunata qui in panca a Bitonto, quando per problemi interni, nel momento di crisi non sono stato tutelato abbastanza“, si amareggia Modesto.
Ma la maglia neroverde gli è rimasta nel cuore: “Ho seguito con ammirazione i ragazzi di Massimo l’anno scorso e sono stato collega di Taurino al corso per allenatori Uefa B: credo che farà bene col suo 3-5-2 di ispirazione contiana”.
Progetti per il futuro? “Col mister Orlandi abbiamo vagliato un paio di opportunità, che però sono sfumate. Nessun problema. L’importante è non perdere mai la dignità, tanto il professionismo te lo porti dentro“, conclude fiero Francesco.