Si può essere felici e sprizzanti di gioia da tutti i pori dopo aver perso 4-1?
Sì, se sei la Polisportiva Five Bitonto. Sì, se questa sconfitta, seppur pesante nel punteggio, non ti ha impedito di aver scritto una pagina di storia.
Sì, perché per la prima volta, il calcetto femminile neroverde approda alla Final Four di Coppa Italia. Tradotto, per i novizi, essere tra le migliori quattro a contendersi il massimo trofeo nazionale, seppur a caratter regionale.
La prima domanda da porsi è se la qualificazione sia meritata o meno? Tenendo presente che chi vince sul campo ha sempre ragione, le leoncelle lo hanno meritato più delle avversarie, il mai domo Pink Futsal Canosa.
Hanno giocato meglio, almeno per 75 dei 90’ complessivi tra andata e ritorno. Si sono dimostrate più forti, soprattutto nella sfida a domicilio, 15 giorni fa.
Hanno enfatizzato maggior qualità. In un solo concetto, il Bitonto si è dimostrato più forte delle barlettane.
E ieri sera, nella bolgia del Palazzetto dello sport canosino (badate bene, c’erano oltre 100-120 bitontini ad assieparlo), la partita è stata bellissima, all’altezza della posta in palio.
Si partiva dal 4-0 dell’andata, non una sicurezza, ma un punto di partenza decisamente importante.
E la gara è stata su due binari: il primo è durato 45 minuti, e fa rima con dominio neroverde. Le ragazze di mister Roberta Varano, infatti, giocano tre quarti d’ora alla grandissima. Concentrate, sempre sul pezzo, brave a far girare la palla, attente in difesa, grintose su tutte le palle, con una Caputo superstar.
L’unico ostacolo insormontabile è il portiere avversario Sciannamea, che dice di no in almeno 5-6 chiarissime occasioni. E il palo, su cui si è infranta la conclusione di fuori di Valenzano a metà primo tempo.
La rete arriva soltanto a principio di ripresa, e ha portato la firma proprio del numero 9 bitontino, vero rapace a battere da pochi passi l’estremo difensore di casa su una punizione precisa di Tempesta.
A questo punto, con un vantaggio complessivo di cinque reti, il più sembra essere già fatto.
Ma è qui, però, che si innalza l’altro binario: il quasi harakiri. Sempre neroverde. Già, perché a metà secondo tempo, Cortese e compagne hanno tirato i remi in barca, rilassate mentalmente, abbassato baricentro e concentrazione, e rimesso in piedi una contesa e qualificazione che sembravano congelate.
Il Canosa, allora, più con la forza della disperazione e senza nulla da perdere, si è rimesso in piedi. Clamorosamente.
Dapprima il pareggio di Barbaro su calcio di rigore, poi il raddoppio del numero 10 di casa al termine di una bella triangolazione in velocità e in bello stile.
Ma non basta, perché ha realizzato anche il tris ribadendo in rete una corta respinta di Laforgia, mentre il poker è una sfortunata autorete di Antonino.
E, in mezzo, anche un tiro libero sbagliato da Pellegrino.
Gli ultimi minuti sono una sofferenza pura, ma Laforgia ha alzato bene la saracinesca respingendo gli ultimi assalti delle assatanate padrone di casa.
Final Four sia (a Carovigno, nel brindisino, dal 2 al 6 gennaio 2019), ma il tecnico neroverde deve risolvere al più presto quella che è una costante delle sue giocatrici: mai continuità in tutta la partita, momenti di blackout generale, troppi errori in attacco, e immancabili amnesie difensive.
Sulle ali dell’entusiasmo, domenica si torna in campo, e al “Paolo Borsellino” arriva il Neapolis Polignano, già eliminato nel primo turno di Coppa Italia.
C’è una zona playoff da mantenere ben salda.