Anticamente Santo Spirito (Sanctus Spiritus de tenimento Bitonti) era dotato di due avamposti vedetta-difensivi sul mare ad Ovest e ad Est dell’attuale porto, denominati “Castello di Argiro” e “Torre S. Spirito”. Quest’ultima, secondo lo storico V. Faglia (Contributo alla conoscenza delle torri costiere in terra di Bari, Roma 1970), fu terminata verso la fine del 1569, anno in cui fu dotata di artiglieria. L’alta torre, di pianta quadrangolare, dotata di 9 minacciose caditoie in “controscarpa” per la difesa piombante, viene menzionata nelle Carte Asburgiche (1569), in quella del Geografo Gambacorta (1598), Magini (120), Guerra (1807), Zuccagni Orlandini (1860) e con la denominazione “Torre Maggiore” nel “Libro delle Sante Visite” (sec. XVII). Attualmente viene riportata sulle Carte dell’Istituto Geografico Militare con la denominazione “Castello di Santo Spirito”. Nelle sue vicinanze sorgevano le famose “furche de Petro”, luogo di esecuzioni capitali, alti pilastri utilizzati per ”sospendere i ladroni e la mala gente condannata all’estremo supplizio“. Caduta in disuso nell’Ottocento fu adibita dalla comunità di Bitonto a luogo di riposo per invalidi e, successivamente a Stazione della Guardia di Finanza. La Torre, di proprietà del demanio marittimo, ha il vincolo ambientale, e grazie a recenti lavori di restauro sta tornando al suo antico splendore.
Pasquale Fallacara