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Home » Bitontini d’Eccellenza 5/ Vito Vitucci, il guardiano dell’Omnia promossa in Serie D

Bitontini d’Eccellenza 5/ Vito Vitucci, il guardiano dell’Omnia promossa in Serie D

Quinto appuntamento con la nostra rubrica. Spazio agli omniani che hanno riscritto la storia del calcio cittadino: dopo tanta panchina, per Vitucci parate decisive nel momento più importante della stagione. E la promozione più bella in carriera

Giuseppe Urbano by Giuseppe Urbano
16 Giugno 2018
in Sport
Bitontini d’Eccellenza 5/ Vito Vitucci, il guardiano dell’Omnia promossa in Serie D
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Il sogno è diventato realtà. L’Omnia ha riportato a Bitonto una Serie D pallonara che mancava ormai da troppi anni all’ombra del Torrione… E proprio alla più giovane delle società calcistiche seniores bitontine sono dedicate le ultime due “uscite” della nostra rubrica. Partendo da chi i gol li ha evitati in ogni modo (alla grande), nella fase più delicata di tutta la storica stagione omniana, e chiudendo con chi ha confermato ancora una volta che il gol ce l’ha nel suo DNA… Stiamo parlando – per chi non lo avesse ancora capito – di Vito Vitucci e Cosimo “Kikko” Patierno. Bitontini purosangue che hanno trovato nel gruppo patrocinato da Francesco Rossiello la proverbiale isola felice, resa ancor più felice con le loro prodezze per tutti coloro che già la abitavano. Buona lettura!

1) Ciao Vito. Partiamo dall’undicesimo rigore complessivo battuto al “Città degli Ulivi”, domenica scorsa, dopo 120 minuti infuocati chiusi sul 2 a 0 dall’Omnia. Sul dischetto, l’afragolese Ciano: parata di Vitucci! Sinceramente, cos’hai pensato dopo la tua prodezza?

“Niente. Per un semplice motivo: avevo già pensato a tutto dopo il precedente rigore di Patierno… Lì ho capito che avremmo vinto. Per loro, parata mia-palo-fuori, per noi (rigore decisivo), palo-portiere-gol! Il nostro destino era ormai…”.

2) …dodicesimo ed ultimo tiro dagli undici metri: trasformazione perfetta griffata Michele Anaclerio. È Serie D! Sei riuscito a connettere il cervello o non ricordi niente di quegli attimi immediatamente successivi al “rigore della gloria”?

“Ricordo solo di aver fatto una lunga corsa inutile verso il centrocampo, senza una meta logica, perché nel frattempo Anaclerio e gli altri si stavano dirigendo come indemoniati verso la tribuna festante!”.

3) Dopo la sfortunata gara d’andata, in terra campana, le sensazioni di tutti gli appartenenti all’Universo Arancione erano comunque molto positive, nonostante un passivo molto penalizzante nell’ottica del doppio confronto. Perché?

“Perché, vista la partita d’andata e tutte le occasioni da noi avute ad Afragola, anche in 10 contro 11, eravamo convinti di essere più forti. Lo abbiamo anche garantito al nostro allenatore, durante il viaggio di ritorno dalla Campania. Infatti, ci hanno tirato tre volte in porta, nel doppio confronto. Abbiamo avuto la forza di concretizzare le nostre convinzioni in campo, giocando un grandissimo primo tempo a Bitonto”.

4) Il volo spaziale di Casarano, il piedone nelle praterie e il riflesso felino per chiudere la porta di casa in faccia all’Afragolese: escludendo i rigori parati, i tre interventi strappa-applausi di Vito Vitucci nel post season. Qual è stato l’intervento più bello e difficile dei tre, a parere dell’autore?

“Scelgo la parata sul colpo di testa di Noviello, di domenica scorsa, perché ha abbinato un gran riflesso all’esplosività muscolare delle gambe. Inoltre ha staccato indisturbato…”.

5) Quanto senti tua questa promozione al fotofinish? Ad inizio stagione, non sarà stato semplice, per un portiere abituato alle luci della ribalta come te, accomodarsi spesso e malvolentieri in panchina…

“La sento molto mia perché sono stato buttato in campo nel momento più difficile della stagione. Due partite secche di playoff – fase regionale, con un solo risultato su tre a nostra disposizione: rigore parato ad Avetrana, zero gol subiti anche a Casarano, eccetera… Non è mai facile accettare la panchina ma, lavorando sodo, con la coesione del gruppo e credendo sempre nelle mie capacità, mi sono tolto alla fine una soddisfazione enorme. Delle tre promozioni conseguite in carriera attraverso i playoff, vale a dire questa, dalla D alla C con il Rutigliano e quella dall’Eccellenza alla D con il Brindisi, questa è di gran lunga la più bella perché ottenuta davanti alla mia gente, davanti ai bitontini”.

6) Si sa che nelle “serie minori” è molto diffusa tra gli allenatori la consuetudine di schierare fra i pali atleti under. Spesso un rischio calcolato, talvolta pura necessità, di sicuro una scommessa che può fare la differenza o, al contrario, può affossare ambizioni e speranze… Qual è il tuo parere in merito, anche alla luce delle prestazioni di due tuoi colleghi – Addario e Sansonna – che, nonostante lo status di seniores, si sono confermati tra i migliori in assoluto della categoria? 

“In tutta onestà, fossi io un allenatore con una squadra che punta a vincere tra le mani, giocherei con un portiere ‘over’. Un estremo difensore esperto può far alzare notevolmente il livello prestazionale di tutto il pacchetto difensivo; esperienza e sangue freddo possono fare davvero la differenza in positivo, in queste categorie. Oltre a US Bitonto e Trani, anche Vieste e Otranto hanno avuto due ottimi portieri non ‘under’, quest’anno”.

7) Ora riavvolgiamo il nastro dei ricordi omniani di ben cinque anni… Al momento della tua prima firma per la “seconda squadra di Bitonto” dichiarasti: “Ho accettato l’Omnia Bitonto perché mi hanno presentato un progetto convincente, ma soprattutto ho accolto questo invito per l’amicizia, la stima e la fiducia che ripongo nel DS Leonardo Rubini… Ho trovato un gruppo di bravi ragazzi, davvero tutti volenterosi e pronti a fare tanti sacrifici. Non mi sembra di stare in una squadra ma in una grande famiglia. Ora tocca a noi ripagare questi sforzi…”. Ne è passata di acqua sotto i ponti, ma a quanto pare non si sbagliava nessuno…

“È sempre una famiglia, è cambiato solo l’uomo al timone ma lo spirito di squadra è rimasto lo stesso. L’anima della società è quella di cinque anni fa, è bellissimo farvi ancora parte, qui sono felice”.

8) Investimenti a parte, qual è la vera “forza interna” dell’Omnia? Sei il veterano di questo gruppo, chi meglio di te può spiegare l’anima di questa giovane ma brillante realtà sportiva bitontina.

“Solo i soldi non sono mai sufficienti, per esperienza. La vera forza è stata sicuramente quella del gruppo, in questa stagione. Tutti hanno parlato della sconfitta-svolta di Vieste ed è stato proprio così. Ci siamo guardati in faccia noi giocatori e ci siamo detti: ‘Ma che stiamo facendo?! Così non andiamo da nessuna parte…’. Lo staff tecnico, poi, è stato decisivo nel lungo periodo”.

9) I due rigori parati domenica scorsa hanno sancito ai massimi livelli la massima costante della tua carriera: sei un para-rigori nato. Puoi svelarci i segreti di tale maestria o preferisci non sbottonarti troppo?

“Non è solo istinto, c’è anche tanta fortuna nei miei rigori parati (ride, ndr)! In più, mi divertono un sacco, mi giocherei intere partite ai rigori. Di solito, non aspetto mai, battezzo un angolo e mi lancio quasi sempre in anticipo. Spesso mi va bene. Raramente temporeggio, lo faccio soltanto quando ho visualizzato prima dei filmati”.

10) Sei un classe ’85 con la forma fisica e l’entusiasmo (ritrovato) di un ragazzino, sei ormai un omniano D.O.C. e conosci molto bene la Quarta Serie. Non vorrai certo salutare la compagnia proprio adesso, sul più bello…

“È vero, sono ancora integro fisicamente perché ci tengo alla forma, durante tutto l’anno… E sono tornato a divertirmi, grazie a questo gruppo. Ovviamente ci spero, ho fatto già cinque volte la D – anche se mi manca da un bel po’ nel curriculum – ma vincere nella propria città ha tutto un altro sapore e vorrei godermelo ancora a lungo…”.

Alla fine della nostra chiacchierata, Vito Vitucci ha voluto concedersi una serie di brevi dediche, senza filtri…: “Questa vittoria è per chi ha continuato a credere in me nel calcio, per la mia famiglia e per la mia compagna (prossima moglie, auguroni!), per me stesso e, infine, per chi mi ha preso lungamente in giro facendomi notare che io ero lì ‘solo’ perché cognato del DG, Francesco Mancazzo… Credo, al contrario, di aver dimostrato anche altro in campo, no?!”. Vola Vito, continua a volare e non fermarti mai! Sogni e talenti non hanno età…

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