Confermando la notizia dell’apertura di un deposito di smistamento Amazon, a Bitonto, era stato detto come la nostra città avesse vinto la concorrenza di altri paesi limitrofi, come Molfetta, interessata all’insediamento nella propria zona Asi, e fosse stata scelta dalla multinazionale di Seattle per la sua posizione favorevole data dalla vicinanza all’autostrada. Ma forse non è del tutto vero. A dirlo è il sindaco di Molfetta Tommaso Minervini, sulle pagine della Gazzetta del Mezzogiorno, rivelando che Bitonto non è stata la prima scelta. Alla luce della posizione ancora più strategica, rispetto alla città degli ulivi, Molfetta sarebbe stata la prima opzione del colosso del commercio online. Oltre alla vicinanza con l’autostrada, infatti, Molfetta gode anche dell’affaccio sulla Strada Statale 16 e della presenza delle ferrovie nazionali, oltre ad avere una zona Asi più sviluppata di quella di Bitonto. La nostra città è stata scelta, quindi, solo dopo il rifiuto molfettese.
«Il lavoro di bassa qualità non ci interessa» è il motivo addotto da Minervini alla risposta negativa data ad Amazon.
La giunta di Molfetta non ha valutato interessanti le proposte avanzate dall’azienda. Lo conferma, sempre sulle pagine del quotidiano pugliese, Mariano Caputo, assessore molfettese alle Attività Produttive: «Non nego che i rapporti con Amazon erano stati avviati. Ma è anche vero che il colosso americano chiedeva una superficie importante in zona industriale, vicina ai 5mila metri quadri, assicurando al territorio non più di una ventina di posti di lavoro (si arriva a più di cento solo se si considerano le aziende che lavoreranno con Amazon, ndr). Questo è stato uno dei motivi che ci ha indotto a non accettare l’investimento chiesto da Amazon, consapevoli del fatto che, ad oggi, la nostra area produttiva allocata in zona Asi meriti molto di più».
Inoltre, Molfetta sarebbe più interessata ad altre offerte avanzate da un’altra celebre multinazionale interessata ad aprire in Puglia uno stabilimento. Che si tratti della Microsoft, che pure aveva puntato gli occhi sulla zona industriale di Molfetta, quando, a luglio, fu presentata la Zes, la Zona Economica Speciale? Senza contare l’imprenditoria cinese, con cui, secondo la Gazzetta, più volte Minervini si sarebbe incontrato.
Ma al momento c’è riserbo e non c’è nulla di ufficiale.
Peraltro, non tutti i bitontini sarebbero entusiasti di questa nuova apertura, per le conseguenze che potrebbe avere sull’economia locale. “No, così non va. Difendiamo le piccole botteghe e i negozi di quartiere, sono loro gli ultimi avamposti della nostra gloriosa tradizione commerciale”, scrive V. L. su Facebook.
Dove R. L. fa notare che “le piccole botteghe artigianali spariranno, i piccoli negozi non ci saranno più, se non creano una manovra politica per diminuire le tasse. Il costo di gestione di una piccola attività è pari al costo di gestione di un grande colosso…la manovra politica è diminuire le tasse e dare spazio a chi vuole intraprendere con le piccole attività, no che dopo due anni lo stato gli succhia fino all’ultima goccia di sangue… Bravi loro che guadagnano un sacco di soldi senza preoccupazione e senza impegno di lavoro, a differenza di un piccolo commerciante che per primo e sempre a rischio della delinquenza, e tutti altri fattori di gestione”.
Qualcun altro, F. F., comunque, fa da controcanto: “La verità è che buona parte di quelli che “salviamo il piccolo” sono per lo più acquirenti online”.