C’è una cosa, tutt’altro che trascurabile, che sta avvenendo, cagionata da questa spietata pandemia. Forse, per il fatto che questo dannato virus costringe alla solitudine chi si contagia e i parenti, che restano separati e lontani fino al tragico epilogo, abolendo perfino gli intensi momenti di condivisione del dolore, allora tutta la verità dei sentimenti si condensa sui manifesti funebri. Ben al di là della solita retorica dei consueti epicedi. Come se in quelle parole ci fosse l’ultimo atto d’amore. Dopo i casi che vi abbiamo ricordato – e mai dimenticando le persone comuni vittime di questo male assurdo -, ecco quello di Tommaso Luisini (più noto col nomignolo di “foggiano”), autentico monumento del body building bitontino, pugliese e nazionale. Sotto il suo nome e l’età, ecco la giusta, inoppugnabile epigrafe: “Un grande uomo e atleta, un maestro nello sport e un esempio di vita”. Atleta straordinario, fisico statuario e bonomia all’ennesima potenza, è stato per decenni un punto di riferimento per i ragazzi che volevano metter su una massa muscolare scolpita e apprezzabile pure sotto l’aspetto estetico. Era il campione del culturismo a tutti gli effetti e, nella sua palestra, impressionava soprattutto la mole di coppe e trofei, oltre che di istantanee di gare e relativi trionfi. Luisini, a riprova della sua classe nel ramo, negli anni Settanta si è laureato più volte mister Italia, massima competizione nazionale per i bodybuilder, oltre ad aver partecipato con successo a manifestazioni prestigiose in tutto il mondo. Un altro grande protagonista che va via, crudelmente strappato all’affetto dei suoi cari e dei suoi allievi dal maledetto Covid…