Succede. Quando hai il cuore di Ulisse e sul tuo veliero inaffiondabile chiamato Vostok100k – un eroico camper anni Ottanta – ti metti in testa di raccontare le avventure più meravigliose ed eccezionali che solo la nostra terra sa partorire.
Poi arrivi lì, dinanzi a quel gigantesco moncone di cemento che ha spaccato una nazione, non solo un ponte e una città. E succede che Lorenzo Scaraggi, il fotoreporter cantastorie, resti senza parole, senza benzina, senza voglia di andare avanti.
Perché lì hanno perso la vita più di 40 persone e chissà quando verranno a galla i responsabili, visto che il palleggio è già iniziato fra istituzioni e aziende.
La consueta, italica macabra sicinnide sui corpi delle vittime.
Già, il simbolo di una vergogna assoluta. Da qualsiasi parte la si voglia vedere.
Non ce ne frega niente della politica e dei partiti Che, a seconda dei rivolgimenti democratici, hanno l’obbligo di difendere strenuamente la cadrega. Vorremmo solo giustizia e verità, ma sappiamo già che resterà un può desiderio.
“Più di due mesi fa sono partito per il mio nuovo viaggio a bordo del Vostok100k: #lungomareitalia.
Ho percorso circa 6mila chilometri lungo le coste italiane sulle orme di Pasolini e della sua “lunga strada di sabbia”.
Lui partì da Ventimiglia per arrivare a Trieste.
Io sono partito da Trieste per arrivare a Ventimiglia.
Anzi, prima di Trieste sono passato da Casarsa della Delizia, paese caro a PPP”, inizia Lorenzo.
“Un viaggio a ritroso per comprendere come quella strada di sabbia si sia trasformata, oggi, in un grande lungomare.
Ho incontrato decine di persone, parlato con loro, filmato le loro storie.
Ho scavato in quello che noi italiani siamo, realmente, come viviamo il nostro rapporto con il mare, con il territorio, cosa abbiamo ricevuto dalla grande Madre blu che lambisce la nostra meravigliosa terra”, prosegue.
“Ho incontrato gente figlia del Mediterraneo e orgogliosa dei secoli che furono, attraversato luoghi dove si parla ancora la lingua di Omero, ascoltato storie di pescatori, marinai, sognato insieme a chi costruisce un paese migliore e sofferto insieme a chi è rimasto indietro, sperato insieme a chi del mare, con una bestemmia sulla bocca e un sorriso nel cuore ne ha fatto il proprio punto di riferimento, il proprio lavoro, il chilometro zero del proprio animo”, descrive con fierezza.
Per poi amareggiarsi: “Oggi, a Genova, decido di non percorrere gli ultimi 150 chilometri che mi separano da Ventimiglia.
Oggi, per me, il mio viaggio lungo le coste italiane, si ferma sotto il ponte Morandi con tutto quello che rappresenta.
Il 14 agosto non è crollato solo un ponte.
Il 14 agosto si è esplicata una cesura, un gap, una triste constatazione, una presa d’atto, una legittimazione della differenza tra quello che eravamo e quello che siamo diventati, tra l’Italia che ha glorificato e poi condannato a morte Pasolini e l’Italia che è orfana di intellettuali, statisti, uomini con la U maiuscola, tra quello che custodivamo in potenza nel cuore di una nazione che costruiva sogni e speranze e la povertà di contenuti che permea la nostra vita politica e sociale di tutti i giorni”.
“La speranza è di percorrere questi ultimi 150 chilometri il prima possibile, quando questa grande ferita sarà rimarginata ma oggi decido di fermarmi qui.
Oggi il mio #lungomareitalia si ferma a Genova”, conclude rattristato.