Di seguito la seconda parte dell’intervista dello scorso 13 agosto alla deputata bitontina del M5S Francesca Anna Ruggiero.
Per leggere la prima parte, incentrata sulle questioni di carattere nazionale, clicca qui.
Prima della pausa estiva, fu approvato un emendamento al milleproroghe, abbastanza contestato da alcuni amministratori locali, perché congela 1,6 miliardi di euro relativi al bando sulla riqualificazione delle periferie, e di fatti blocca 96 progetti.
Al sindaco (Michele Abbaticchio, ndr), che non sa leggere una sentenza della Corte Costituzionale, direi di dimettersi e dedicarsi ad altro. Perché attaccare una sentenza della Corte Costituzionale vuol dire attaccare la Costituzione.
Di che cosa parliamo?
Con quell’emendamento al milleproroghe, noi abbiamo applicato una sentenza della Corte costituzionale che diceva che la riapertura del bando per le periferie era incostituzionale. Si trattava di una marchetta del Partito Democratico in vista del referendum costituzionale. La Corte ha congelato i fondi, e visto che comunque non sarebbero partiti quei progetti, abbiamo approvato quell’emendamento dove si dice che quella sentenza va applicata, perché è incostituzionale la gestione centralistica del governo di un bando per l’ente territoriale, che va invece gestito dalla Regione. Abbiamo inoltre sbloccato dei fondi non più per essere utilizzati da 96 Comuni su 8 mila, ovvero dall’1%.
Noi abbiamo parlato con il 99% dei Comuni, che ci hanno applaudito per la decisione, che permette a tutte le città d’Italia di avviare quei progetti. Dei 96 progetti citati, su cui mancava la copertura finanziaria, prevista solo a metà, verranno rivalutati tutti i progetti. Verrà assegnato loro un punteggio, come per i primi 24, che la Corte costituzionale ha approvato. Spesso questi bandi governativi non sono utilizzati per far rinascere la periferia, ma solo come interventi di facciata e per fare campagna elettorale.
Ma poi ci sono strade con le buche, la Tari è alta e gli uffici comunali sono in sofferenza, perché non sono attuate le procedure che un assessore può fare. Sappiamo benissimo che per lui (Abbaticchio, ndr) il Comune di Bitonto non è altro che un trampolino di lancio. Se un progetto è valido per migliorare la vita del cittadino, mi metto a disposizione per promuoverlo. Ma se è finalizzato solo ad un intervento di facciata, i soldi pubblici non possono essere buttati dalla finestra per interessi personali.
Solitamente nei Consigli comunali, anche quando intervengono i dirigenti dell’Ufficio Lavori Pubblici, ci si lamenta di una scarsità di fondi, che ha un’origine a livello statale. Lega e Movimento prevedono un incremento di fondi destinati alle amministrazioni locali per supplire a tale carenza? È una mancanza dello Stato o locale?
È una mancanza in toto. Al rientro dalla pausa estiva andremo a riformare il Codice degli Appalti, perché è vero che di risorse finanziarie non ce ne sono, ma è anche vero che vengono fatti degli affidamenti diretti e dei capitolati di gara, che però producono una cattiva manutenzione delle strade. Io sono membro della Commissione bicamerale sul federalismo fiscale, e mi occuperò dei fondi trasferiti dallo Stato alle Regioni e quindi, a cascata, sui Comuni. Siamo pronti a lavorare in maniera onesta e corretta con tutti gli amministratori locali.
Dino Ciminiello è stato votato all’unanimità dalla Costituente M5S Bitonto per le amministrative del 2017, però poi ha lasciato il movimento, denunciando, fra le altre cose, una deriva verticistica e una serie di storture. Esiste un problema di selezione di rappresentanti politici all’interno del Movimento?
Gli attivisti bitontini sono felici che dal 4 marzo con la mia elezione alla Camera ci siamo liberati di queste zavorre, di persone che avevano perso il vero obiettivo del M5S. Oggi l’attività del M5S a Bitonto continua e anche meglio. Secondo me non si tratta di un problema di selezione, ma va cambiata la legge.
Parla del vincolo di mandato?
Sì, e anche del fatto che se un parlamentare arriva ad un numero di assenze elevatissimo, come la Brambilla che ha il 99% di assenze, ci sia il licenziamento in tronco, così come avviene per qualsiasi lavoratore in qualsiasi impresa. Io stessa, se un giorno non dovessi rispecchiarmi nelle idee del Movimento, mi dimetterei perché sono stata eletta per portare avanti questo programma. Se non dovessi trovarmi più, uscirei dal movimento e mi licenzierei per tornare a fare ciò che facevo prima.
Un’accusa che le viene rivolta è quella di essere stata scelta dall’alto, senza alcuna votazione online. Cosa risponde?
Lo statuto della nuova associazione, firmato il 30 dicembre del 2017, stabiliva che la scelta dei candidati all’uninominale era gestita dal capo politico. Sono stata scelta da Luigi (Di Maio, ndr) e dai referenti perché sanno che collaboro da anni con il Movimento e conoscono il mio impegno locale, regionale e nazionale, spesso a costo di numerosi sacrifici.
E questo mio modo umile, come mi ha detto Luigi (Di Maio, ndr) di gestire delle situazioni complicate a Roma lo rincuora, perché ha scelto un’attivista storica del paese più grande del collegio uninominale. Una persona amata e ben voluta da tutti gli attivisti del Movimento, e che incarna i principi e i suoi valori. Chi mi lancia queste accuse forse non è stato candidato e pensa che il Movimento debba essere personificato in una persona.
Come si concilia questa selezione dall’alto con un Movimento che predica la democrazia diretta e ha istituito un Ministero dedicato?
È stata una scelta fatta nella scorsa legislatura, in cui hanno deciso di avere nel plurinominale le votazioni online su Rousseau, mentre nell’uninominale la scelta ricadeva sulla società civile, per mezzo dei referenti. Il mio collegio è stato fortunato ad eleggere un’attivista storica, perchè negli altri collegi sono stati eletti professionisti che erano simpatizzanti del movimento ma che non hanno vissuto l’attivismo su territorio.
Questione sicurezza. Bitonto è attraversata da questo problema, e lo ha drammaticamente sofferto con la morte di Anna Rosa Tarantino, vittima innocente. Che provvedimenti prendereste?
Il Ministro dell’Interno ha già inviato grazie ad una discussione in Commissione degli uomini in Puglia. Certo è che non si può militarizzare la Regione, ma va fatto un lavoro su più fronti. Bisogna educare i cittadini e gli amministratori. Spesso gli amministratori si girano dall’altra parte e non vedono dov’è l’uomo che delinque.
Il riferimento è al sindaco Michele Abbaticchio?
Il riferimento è agli amministratori delle grandi città che hanno perso il senso della legalità e dell’anticorruzione. Nella nostra città siamo in piena anarchia, non c’è nessuna presenza, se non per queste auto che fuorno mandate a seguito dell’omicidio della signora (la maggior parte delle quali però ora ha lasciato la città, ndr). Mi piacerebbe che la Giunta desse l’esempio e non si voltasse dall’altra parte.
Questa Giunta fa finta che il problema non esista: non si può sempre dare la colpa allo Stato. Bisogna rimboccarsi le maniche e spingersi più in là possibile, cosa che lui (Abbaticchio, ndr) non fa perché è preoccupato da altro.