Siamo giunti al quarto appuntamento della rubrica sportiva Bitontini d’Eccellenza. Dopo i “tranesi” di campo e panchina, Monopoli-Pizzulli, e l’inossidabile Nicola De Santis, questa settimana è il turno di un altro guerriero neroverde: il giovane difensore Ezio Elia. In pratica abbiamo unito, con un ideale ponte calcistico-esistenziale, il “profeta” e il discepolo dell’ultimo triennio agonistico targato US Bitonto… Curiosi? Buona lettura allora!
1) Si è da poco conclusa la tua terza stagione in casacca neroverde, tra Juniores e Seniores. Che giudizio finale dai alle performance della squadra e di Ezio Elia?
“Per quanto riguarda la squadra, dopo un primo anno difficile in cui abbiamo raggiunto l’obiettivo-salvezza ed un secondo con aspettative ben diverse (ed è stata una grande stagione…), quest’anno siamo partiti in sordina, abbiamo carburato ed è mancato solo lo sprint finale. Io sono stato un po’ sfortunato, in questa stagione, tra rigori e rossi… Ho fatto il mio, ma sono comunque critico con me stesso: mi sono pure mangiato qualche gol di troppo. Non è mai mancato, tuttavia, il grande aiuto da parte di allenatore e compagni di squadra”.
2) Insieme a Michele Terrevoli e Vincenzo Pagone hai formato quest’anno un terzetto di under niente male al servizio di mister Zinfollino. Considerando anche Arcangelo Barone, poi passato all’Omnia, pare che l’US Bitonto sappia crescere bene i suoi giovani migliori. Che ne pensi? Qual è il “segreto” di simili sfornate di talenti?
“Sicuramente sanno ‘leggere’ bene i talenti all’US… Soprattutto il gruppo ha contribuito alla nostra crescita, non a caso negli ultimi anni il Bitonto ha sempre avuto grandi uomini nello spogliatoio…”.
3) A proposito del concittadino Vincenzo Pagone, voi due siete molto uniti anche fuori dal campo. Quando, dove e com’è nata la vostra amicizia? Quanto aiuta, nel mondo del calcio, avere amici veri all’interno dello spogliatoio?
“Sin da piccoli siamo amici, frequentiamo la stessa comitiva da sempre. Anche se, sembra incredibile a dirsi, all’inizio della nostra giovane carriera eravamo ‘acerrimi nemici’ in campo, giocando uno per l’Olimpia Torrione e l’altro per la Polisportiva Bellavista. Negli spogliatoi del calcio non ci sono sempre rapporti sinceri, ma con lui è diverso, la concorrenza è stata leale ed ora la nostra amicizia è profonda, sincera”.
4) Autopresentazione: doti migliori e pecche del calciatore Ezio Elia. E del ragazzo comune di diciannove anni (e mezzo) iscritto al primo anno di Economia e Commercio?
“Doti del calciatore: gioco aereo, tempismo, corsa, reattività e grinta; non mi faccio mai da parte e resto lucido dopo gli errori. Pecche: devo migliorare a livello tecnico, in certe occasioni devo essere più razionale nelle scelte, meno istintivo ed il piede destro è da rivedere… (ride). Difetto del ragazzo: troppo orgoglioso, posso sembrare altezzoso. Doti: sono umile e leale con i veri amici; non intendo fare del calcio la mia unica ragione di vita, anzi, lo studio viene prima di tutto”.
5) Sono ormai due stagioni che giochi in pianta stabile nella prima squadra neroverde. Chi sono state le tue “chiocce” più preziose in campo? E cosa ti hanno dato Pasquale De Candia, prima, e Gino Zinfollino, dopo?
“Nicola De Santis prima di tutti, quest’anno dalla prima all’ultima partita mi ha preso da parte durante il riscaldamento per parlarmi; nello spogliatoio è un vero leader. Poi, Matteo Camasta, leader silenzioso ma efficace. Oronzo Bonasia e Vincenzo Modesto, per il ruolo nel mio stesso reparto, il primo, e per la lunga militanza in neroverde, il secondo, un ragazzo d’oro e umile. Mister De Candia mi ha dato molto a livello tattico, soprattutto nei primi giorni di ritiro, a livello personale mi ha saputo prendere nella maniera giusta nei momenti più delicati. Mister Zinfollino è stato un grande motivatore e non mi ha considerato un ‘under’ ma uno dei veterani, caricandomi di sane responsabilità”.
6) Ti vedresti lontano da Bitonto e dal Bitonto per una tua ulteriore crescita dal punto di vista calcistico?
“Mi piacerebbe molto, solo per la mia crescita. Qui sono stato molto protetto e coccolato, quindi, mi potrebbe servire andar via anche associando la carriera lavorativa al calcio. Sono un tipo abbastanza solitario e autonomo, non mi spaventerebbe questa eventualità”.
7) Secondo te, in Italia si fa il massimo per lo sviluppo dei settori giovanili e per l’affermazione dei giovani atleti nel “calcio dei grandi”?
“L’Italia è un po’ indietro rispetto alle altre nazioni, nelle grandi squadre si dà spesso precedenza agli stranieri ma, anche se in Italia non abbiamo la stessa fisicità di altre nazioni, dovremmo essere più tutelati. In Italia si ha paura di rischiare…”.
8) Chiudiamo con un “passaggio di alleggerimento” … Tra pochi giorni scatteranno i Mondiali di Russia, che sicuramente seguirai: in assenza della nostra Nazionale, per chi simpatizzerai?
“Per la Spagna. Sarà una delle nazionali più ‘odiate’, perché più vincenti, ma sono loro il calcio in questo momento, sia a livello di nazionali che di club. Hanno un difensore, Piqué, a cui mi ispiro e c’è un compagno di squadra – De Santis, ride – che mi soprannomina proprio così!”.