A voler fare un confronto con i dati che abbiamo riportato ieri non c’è storia. Il candidato alla Camera in lizza per la coalizione di centrosinistra al collegio uninominale Puglia 2, Giuseppe Giulitto, non ha assegnato un ruolo significativo allo strumento dei social network. Sulla sua pagina Facebook infatti, che conta 607 fan nel momento in cui scrivo, nel mese di febbraio sono stati pubblicati 32 post, con la media giornaliera relativamente allo stesso periodo di 1,2 post al giorno (l’analisi si ferma al 27 febbraio). Numeri sensibilmente inferiori rispetto al più conosciuto Massimo Cassano (8.317 fan, 323 post a febbraio, con una media giornaliera di quasi 12 post). Dall’analisi del profilo di Giulitto emerge inoltre come il candidato abbia iniziato ad usare ininterrottamente il social solo dal 12 febbraio scorso, chiaramente in vista delle elezioni. Tanto che, se si eccettua qualche minima attività del profilo ad inizio febbraio, la pubblicazione immediatamente precedente risale addirittura all’8 luglio 2014. Per quasi 4 anni quindi il profilo del candidato è stato dormiente, frettolosamente risvegliato in occasione delle consultazioni di domenica prossima.
Anche Giulitto, così come Cassano, assegna uno spazio maggiore agli eventi a cui ha partecipato durante la campagna elettorale e al programma. Una variante interessante rispetto a quella dei competitor del collegio è rappresentata dalle “cose già fatte”, in quanto Giulitto è sindaco di Bitritto e corre con lo schieramento politico al governo nell’ultima legislatura. Assenti invece, rispetto al candidato forzista, video, dirette Facebook, panoramiche, a riprova del minore utilizzo del social. Non mancano le stoccate nei confronti dei candidati avversari: se ne contano un paio contro Cassano e la proposta della flat tax, mentre i grillini vengono chiamati in causa per la misura “assistenzialistica” del reddito di cittadinanza. Infine, Giulitto rivendica la mancanza di un confronto diretto con i candidati che, a suo dire, avrebbero rifiutato la proposta. Una nota in comune con i grandi leader nazionali che in questa campagna elettorale sembrano prediligere l’autoreferenzialità dei compartimenti stagni dei social media alla dialettica del confronto-scontro in televisione.