La Litote è una Figura Retorica consistente nell’affermare un concetto, negando il suo contrario. Per esempio: “non nego”, quindi, “ammetto, riconosco”; “non è un agnellino”, quindi, “è molto aggressivo”. Dal Greco: “Litòtes”: semplicità, deriv. di “Litòs”, semplice. Può la Litote essere Considerata, anche, l’Attenuazione di un concetto, assolutamente, negativo, come, precedentemente, abbiamo Esemplificato. A questo punto CI Corre l’Obbligo di Precisare il “telos”, il fine, lo scopo l’obiettivo della Retorica, che è l’Arte del Parlare e dello Scrivere Bene. Nell’Antichità Classica, non c’era “Paideia” che non fosse Coronata dall’Apprendimento della Retorica. Non c’è da stupirsi, in quanto solo i rampolli delle classi egemoni potevano accedere all’ Istruzione, grazie a pedagoghi e maestri remunerati o grazie a schiavi, di eccellente Intellettualità, di proprietà di famiglie inserite nell’aristocratico circuito sociale dei “ghéne” greci e delle “gentes” romane. Sia in grecia, che in roma i rampolli, di cui sopra, avevano l’esclusività di percorrere il “cursus honorum”, prima “in bello” e, poi, “in foro”, se fossero stati ottimi conduttori di eserciti e vittoriosi strateghi. In ogni caso, perché a costoro il successo arridesse, era necessario che fossero in grado di conquistarsi il consenso degli eserciti e, in seguito, delle folle con la “parola” appropriata che i primi avvincesse, li spronasse a combattere e a morire; che le seconde persuadesse a fare da “zerbini” alla scalata al potere, quasi sempre assoluto, del generale vittorioso, non micragnoso nel promettere ad esse il “revival” dell’ ”età dell’oro”,”tamen” solerte, a potere conquistato, nel ridurle con le pezze al culo. Uno su tutti, Augusto, dal momento che se ne potrebbero contare a migliaia di lestofanti, di cui sopra, magnificati, osannati dalla Storia. Ma la Retorica non è una parolaccia: è vero che nello scorrere di molti millenni è servita e, ancora, serve alle oligarchie egemoni, a minoranze asociali di ladroni a domare, ad annichilare le peregrine facoltà raziocinanti delle masse,”sed” potrebbe essere dalle stesse Utilizzata per Agguantare, finalmente, l’Ascensore Sociale che le ponga al vertice del potere, sovvertendo, così, il loro destino, segnato da chi ritiene, come, ad esempio, gli esegeti cattolici della “bibbia” e dei “vangeli”, che la sudditanza economica e politica delle maggioranze sfortunate e sfruttate nei confronti delle minoranze fortunate e sfruttatrici e la conseguente povertà delle prime siano due categorie “a priori” di ogni organizzazione sociale. Il Riscatto dei penultimi e degli ultimi è possibile in tempi, come i nostri, in cui l’Istruzione generalizzata e l’Indomabilità delle Menti più non sono chimere, sì che il ”renziano “latinorum” potrebbe non essere più patrimonio dei “don rodrigo”e degli scribi, inseriti nel loro “libro paga”, essendo gli eterni, numerosissimi senza Parola entrati nelle scuole. Ma le masse, nell’italietta e non solo, preferiscono entrare negli edifici scolastici, esclusivamente, per ritirare la “cartaccia” inservibile, anche, per i canonici usi igienici, senza Fare Tesoro del Patrimonio di Bellezza, di Verità, di Razionalità, che in essi, pur nella quantità, nella qualità del minimo sindacale, potrebbe Aleggiare, dematerializzato in un Ideale da Contemplare e da Perseguire con impagabile Impegno. Dopo siffatto, ampio Prologo, Ritorniamo alla nostra Litote. Nel condominio ove, purtroppo, siamo Nati e Risediamo, è, al Bisogno della Comunicazione, Adoperato, dai rari, ormai, Parlanti nella Lingua di esso (essendosi il piccoloborghesume, ivi vegetante in gran parte, indegno erede dei suoi “Nannasc”, dei suoi Antichi, fatto, linguisticamente, inquinare dai “gramelot” televisivi e social) l’aggettivo indeclinabile “fruscc” (Chiediamo Scusa per l’imperfetta trascrizione fonetica), che deriva dall’aggettivo indeclinabile latino”frugi” (nella traduzione italiana: saggio, temperato, sobrio, frugale, onesto; insomma, perbene, dabbene). Il paradosso espressivo sta nel fatto che codesto aggettivo viene, ognora, “a paucis”, di cui sopra, adottato, quasi unicamente, per, negativamente, fulminare, un/a malandrino/a, un/a poco di buono, un/a ladro/a con la Litote ”cur/cher jej nu/na bel/lla fruscc!”(“quello, quella è, proprio, un uomo, una donna dabbene, perbene!” Ovviamente, il tutto gravato da quintali di ironia!) cioè, come nel nostro ”Incipit” abbiamo Puntualizzato, con la Litote, di cui, appena, sopra, si attenua la gravità della rampogna nei confronti di una “persona”, elargendole una qualificazione negativa, sottintendendo la negazione del contrario con una buona dose d’ironia. In un condominio, pochissimo distante, dal nostro, in passato c’era un sito, denominato ”u giardin d r frusc”, il giardino, ove sostavano signore che offrivano ai signori, per caso in transito, loro malgrado (???), dalle loro parti, le prestazioni più antiche del mondo. Come si può, facilmente, comprendere, per ipocrito pudore, si evitava di stigmatizzare le poveracce, stanziali nel famoso giardino, appellandole “puttane”, ironicamente, focalizzando non di malaffare le signore, ma “perbene”. Quando i Nostri 25 Lettori Concluderanno la Lettura di questo nostro Scritto, Si Domanderanno quale Correlazione avrà, mai, una Lezionciucola di Stilistica, di Retorica, di Questioncelle Politiche e Morali con le Considerazioni, di cui Li Ciberemo alla fine. Il fatto è che tal è lo Scrivere, tal è il Viaggiare. Quando si Viaggia, se si Appercepisce l’infinita varietà degli spettacoli naturali lungo i territori, che si scorrono, e il mutevole atteggiarsi degli “animalia, che si incontrano, si è portati a Riflessioni, per Associazioni di Idee, che, a prima vista, appaiono fuggitivi Voli Pindarici, mentre, in realtà, Tutte sono Fatte di Rivoli di Pensieri che Confluiscono nel Processo di Maturazione, di Organizzazione della “Weltanschauung” di Chi o di Coloro che Viaggiano con Schiena Dritta e Mente Pura. Non, diversamente, Accade per Chi o per Coloro che Scrivono. Lo Scrivere è fatto di Parole, che Emergono da un Unico IO, che Vaggia nei suoi Silenzi dal suo Presente al suo Passato; dalle Sofferenze di ieri a quelle di oggi; dalle Speranze deluse di ieri a quelle di oggi; dalle Incomprensioni di ieri a quelle di oggi, dalle Umiliazioni di ieri a quelle di oggi; dalla sua Ignoranza alle cose che ha Imparato, che Sa, al molto che non Sa; dal suo irrevocabile RifiutarSi a qualsiasi omologazione in ogni oppressivo, repressivo, fascista pensiero unico, al SentirSi, in qualche modo, più Vicino all’Idea della Libertà. Alla fine di uno Scritto, la Complessità del Vissuto di Chi o di Coloro che Lo ha/hanno Composto Si Organizza, Si Correla nel suo/loro Heideggeriano “Dasein” o ”Esserci” più, Eticamente, Raffinato, più, Razionalmente, Consapevole. Detto ciò, in fretta al dunque, al perché, al quando, alla motivazione di questo nostro Scritto. Il 29 dicembre 2017, il “tg3” delle ore 12 incastona, tra il raccontare la non discontinua, consueta assurdità dei fatti nel mondo, la conferenza stampa di un emerito nessuno. A proposito, prima di Proseguire, CI Preme Manifestare una Lamentazione: in dotazione della sinistra, ormai, defunta, se, mai, fu viva, il povero “tg3”, ora, emette, televisivamente, odori insopportabili di mefitico qualunquismo. I nostri 25 Lettori, certamente, Si scandalizzeranno del Nostro deciso Asseverare che la sinistra non ebbe natali e nei secoli, se non nei millenni, vita non ebbe. Sinistra, per NOI, Significa Solidarietà, Comunità tra tutti gli Uomini sul Pianeta “Terra”. Gli insani tentativi di fondare una “sinistra” che incarceri la sua utopia nel migliorare la funzionalità di istituti, ”nunquam” messi in discussione, tal la famiglia e la sua egoistica, famelica chiusura entro la muraglia di coloro che avrebbero il medesimo sangue; tal lo stato, la nazione; tal i valori morali a supporto di tutto ciò che si spera, fallacemente, di superare, sono destinati, sono stati destinati, saranno destinati a creare apocalittici macelli e macellerie, siccome la Storia e il presente, drammaticamente, quotidianamente, ci illustrano. Quale il nessuno, quindi, di cui testé lamentavamo l’inaudita presenza e la conferenza stampa all’interno del ”tg3”? Un certo paolo cannavaro (fratello del più celebre fabio cannavaro, campione del mondo ai mondiali di calcio di berlino nel 2006, attualmente, strapagatissimo, in comunanza con altri mercenari della “pelota” italiettini, allenatore di una squadra di calcio cinese), calciatore, non di prima scelta, militante nel “sassuolo”, “club” calcistico di serie “a”. Quale importante nuncio agli italiettini avrebbe dovuto offrire il “nemo” calciatore? Che ieri, 30 dicembre, 2017, allo stadio olimpico in roma, avrebbe egli giocato l’ultima partita, indossando la maglia del sassuolo, contro la roma. Il “nemo”, per coprire la sua immedicabile indole di mercenario, tentò di menare il suo dire menzognero sugli affetti famigliari, che non avrebbe potuto coltivare, in quanto la carriera calcistica sua e quella del fratello si svolgeva per strade diverse, lontane, in altrettali squadre calcistiche diverse. Pertanto: ”E venuto il momento – egli biascicò – prima che sia troppo tardi, che io mi goda mio fratello e non vedo l’ora di ricongiungere il mio destino professionale ed esistenziale con lui”. Nell’ascoltare siffatte baggianate, spontaneo, perentorio, assordante fu il nostro Esclamare: ”Povr fruscc, se sergio squinzi, presidente del “sassuolo” e amministratore unico di ”mapei”, ti avesse garantito i milioni di euro, che ti hanno promesso i cinesi (alla faccia dei novantasei mila soldati dell’armata rossa cinese, morti nel 1934 durante la lunga marcia di 10 mila chilometri, tra altipiani, montagne prive di strade, cime innevate, fiumi imponenti, guidata da mao, per sfuggire all’accerchiamento delle truppe nazionaliste di chang kai shek, i loro nepoti, comunisti alla carlona, hanno inquinato mezzo pianeta “Terra”, per alzare, oltre ogni dire, il “pil” della “cina” e, così, permettersi di pagare cifre astronomiche a calciatori, allenatori, fatti, strafatti nei loro paeselli natii o in declino, mentre il mondo del lavoro cinese è senza protezioni sindacali e con stipendi di fame), col ‘cazzo’ che avresti sentito la nostalgia di tuo fratello e l’urgenza di vivergli, finalmente, accanto!”. Cari 25 Lettori, nel Leggere questo Nostro Scritto, Plauto avrebbe Borbottato: ”Qui nessuno può comprendere, tranne la Sibilla”. Ma non avevamo altro modo per Esternare il ciceroniano ”mantra”, tormentone: “ O tempora o mores”, condito con un sostantivo non “politicamente corretto”, che DilungarCI nel Nostro Viaggio Scrittorio e fare i conti con la Litote, la Retorica, “instrumentum regni” e di seduzione in mano ai detentori dei potere, della cui Importanza la classi senza voce in capitolo non si sono, mai, accorte; con la “sinistra, che non c’è mai stata; con l’inutile marcia dei centomila dell’armata cinese, rossa solo del sangue dei suoi militi, verso un “sole dell’avvenire”, che ha riscaldato in cina solo una risicata minoranza di “mandarini”, col culo appiccicato, saldamente, alle sedie, che il potere loro offriva e offre. Questi sono, sempre, stati, purtroppo, gli esiti delle rivoluzioni comuniste, messe in moto, però, da avanguardie borghesi in diverse zolle del Mondo, trucidando re, imperatori, antiche classi dirigenti, e, al “the end”, elevando al potere napoleoni e napoleonidi di antica, cruenta, truculenza dispotica.