La giornata critica è già stata segnata da tempo: 6 ottobre.
Il dì in cui è previsto lo sciopero nazionale della Cgil, Cisl e Uil per tutti i dipendenti delle Province e delle Città metropolitane.
Anche quella barese, naturalmente.
L’incrocio delle braccia – se confermato – dovrebbe servire a far capire, a chi di dovere, che gli ultimi enti territoriali arrivati, le Città metropolitane per l’appunto, hanno bisogno di risorse – economiche e non solo – per pter funzionare. E per garantire i servizi di cui sarebbero titolari.
Perché il grido che arriva dalle Città metropolitana, quella che ci riguarda incluso, è che se dobbiamo esistere, dobbiamo espletare funzioni e farlo con personale adeguato.
Qualche giorno fa, su la “Gazzetta del Mezzogiorno”, questo problema è stato nuovamente espletato.
La Città metropolitana barese, per esempio, è responsabile di oltre 1.750 chilometri di strade, 200 edifici scolastici, più tanti problemi a cui mettere le pezze. Ci sarebbero persino le risorse – 200 milioni di euro come avanzi di cassa – ma impossibili da spendere per colpa della cappa al collo chiamato Patto di stabilità.
Per non parlare, poi, dei notevoli sforzi fatti dall’ente di via Spalato, come il lavoro fatto sui tagli del personale attraverso pensionamenti e prepensionamenti, il lavoro certosino fatto sui sportelli per l’impiego, e così via.
Sotto accusa finisce la normativa.
La famigerata Legge Delrio, che – unito al voto positivo sulla Riforma costituzionale del dicembre scorso – avrebbe dovuto mettere nel cestino le Province, e mettere un po’ di riordino a una ingarbugliata situazione.
Così non è stato, e la norma che porta il nome dell’attuale ministro alle Infrastrutture ha finito solo per creare ancora più confusione, anche perché, a oltre due anni di distanza dal loro avvento, non si è ancora ben definito i compiti delle Città metropolitane. Che, nel frattempo di chiarezza, ha perso tante prerogative che prima erano delle Province. Turismo e gli uffici di collocamento su tutti.
“Non si può confrontare la Provincia con la Città metropolitana – spiega ai nostri taccuini il vicesindaco metropolitano nonché primo cittadino bitontino, Michele Abbaticchio – perché la Città metropolitana ha perso tante funzioni che prima erano di via Spalato in base a una precisa legge di riordino. Il problema è che la Regione non si è ancora preso le funzioni, e non ha trasferito i fondi necessari che servirebbero per espletare i nostri compiti.
Diversamente dalla Provincia, dunque, la Città metropolitana ha un ruolo di propulsore e di sviluppo e perciò deve essere un soggetto privilegiato per quanto riguarda i finanziamenti del Fondo aree sottosviluppate, il Fas, e altri ancora”.