Le osservazioni dei più illustri colleghi sugli scarsi risultati maturati in termini di eletti dalle “storiche” liste civiche pro-Abbaticchio impongono di indagarne le ragioni.
Ebbene, le cause non sono riconducibili né ad una penuria di voti (che restano invece tanti), né al un mero caso (sarebbe contraddittorio sostenere che da un lato gli elettori sono così stati saggi da confermare plebiscitariamente il Sindaco, dall’altro così scombiccherati da partorire un consiglio comunale strambo). Bensì alla stessa strategia utilizzata dal Sindaco per stravincere le elezioni.
L’esame preliminare della normativa chiarirà già le idee: se al Sindaco giovava raccogliere più voti possibili per affermarsi al primo turno o comunque blindarsi al ballottaggio, questo non valeva per la maggioranza, alla quale – paradossalmente – sarebbe convenuto vincere con il 40% invece che, come avvenuto, col 60%, visto che i seggi di dividersi rimangono sempre 15 e quindi la fetta di torta si riduce.
Diretta conseguenza è che la decisione di Michele Abbaticchio di imbarcare più liste possibili, quanto più lo ha aiutato, tanto più è stata deleteria per i suoi sostenitori. I 15 seggi infatti se li sono dovuti dividere 9 liste (statisticamente poco più di 1,5 a lista); se queste fossero state di meno, ad esempio 6, ne avrebbero avute (a parità di voti) 2,5 per ognuna. E sarebbero quindi stati eletti alcuni dei “trombati” eccellenti (anche tra i preferiti del Sindaco), rimasti fuori dal consiglio comunale nonostante le centinaia di voti raccolti.
Sarebbe insomma bastato rinunciare ad un paio di alleati dell’ultim’ora o non inserire qualche candidato diciamo poco affine per rischiare poco o nulla (anche con 3.000 voti in meno Abbaticchio avrebbe vinto addirittura al primo turno), ma riconfermare i consiglieri più vicini ad Abbaticchio. Il quale con questa manovra ha sostanzialmente “fagocitato i suoi figli”. Possibile che nessuno ci ha pensato prima?
Un dato, che appare incredibile, chiarirà l’eterogeneità dalla coalizione a 10, al di là degli imbarazzi che già circolano (tra vignette e spifferi di coloritura politica di una aggregazione ideologicamente annacquata).
Della iniziale maggioranza eletta 5 anni fa sono stati riconfermati appena in 2 (Incantalupo e Fioriello). Dell’attuale maggioranza fanno parti invece addirittura 5 (cinque!!) dell’allora minoranza (Labianca, Farella, De Palma, il giovane Putignano, il cui padre era stato candidato in una lista contraria ad Abbaticchio, e Marida Milo Milo, sorella di Saverio candidato nel Pd: questi ultimi due sarebbero diventati consiglieri in caso di vittoria di Intini). Il numero dei “convertiti” raggiunge addirittura gli 8 considerando alcuni consiglieri per poco non eletti in questa fra le fila della maggioranza, pur avendo superato i 300 voti (Maiorano, Antonio Lisi e Pinto, Domenico invece che Emanuele: questi ultimi due sarebbero scattati anche 5 anni fa con la vittoria di Intini).
Le cose peggioreranno se, come paventato da alcuni, vi sarà un riavvicinamento col Pd (sinora non smentito dai personaggi indicati come fautori). Il che significherebbe allargare ancor di più la base a sostegno del Sindaco, ma, aumentando i candidati, restringere le possibilità di concorrere alle poltrone). A meno che, in nome di una ritrovata connotazione di sinistra, si sacrificassero prima o poi alcuni degli attuali alleati di centro-destra, ricominciando il gioco all’occorrenza della precedente consiliatura. Specie se si considera che chi perde l’assessorato è anche fuori dal consiglio, e che le liste, oltre che numericamente poco consistenti (e quindi deboli), sono sostanzialmente una somma di individualità provenienti da percorsi diversissimi e quindi poco propense a soccorrersi a vicenda (anzi…).
La morale è che forse oggi chi sta in maggioranza non può dirsi così più tranquillo di chi siede all’opposizione…
Raffaele Capaldi