In attesa di conoscere per
via ufficiale il nome del candidato sindaco che rappresenterà il centrodestra
cittadino, possiamo fermarci un attimo e trarre qualche conclusione in merito
al modus operandi seguito da ciascun
assembramento politico nella scelta del proprio candidato. Fondamentalmente tre
sono state le modalità di selezione: primarie, comunarie e selezione dall’alto.
Le primarie sono state
l’opzione scelta da Partito Democratico,
Partito Socialista Italiano, Sinistra Italiana, Governare il Futuro,
Laboratorio e, all’ultimo momento, anche Insieme per la Città, fino a qualche settimana prima delle
consultazioni dalla parte di Abbaticchio. Sulla carta forse la modalità più
democratica e trasparente possibile, calate nella realtà bitontina hanno
prodotto dei risultati a dir poco farseschi: fra Roberto Toscano e Pietro Battipede,
ad avere la meglio è stato il ritrovato Lillino
Sannicandro che, assieme all’ex
assessore al Bilancio Michele Daucelli, con un acrobatismo politico
spettacolare, qualche giorno prima della chiusura delle
candidature alle primarie ha improvvisamente rotto con la coalizione per l’Abbaticchio bis.
All’inizio Sannicandro e i
maggiorenti di Insieme per la Città non hanno fornito una giustificazione ufficiale circa l’interruzione del
rapporto con l’attuale sindaco, anzi: l’ex assessore Michele Daucelli ha presentato persino una relazione di 13 pagine in cui spiegava tutto ciò che è
stato fatto dal suo assessorato. Attenendoci dunque unicamente a questa
relazione, l’uscita dalla coalizione per l’Abbaticchio bis è stato un clamoroso cortocircuito logico, che non giustifica
in alcun modo il voltafaccia, anzi: lo
svuota totalmente di ragioni politiche.
Dopo settimane di silenzi da
parte dei due, a seguito della vittoria alle primarie del centrosinistra,
Sannicandro e Daucelli sono tornati sulla vicenda e al nostro giornale (Da
Bitonto cartaceo n. 312 Febbraio 2017) hanno tentato di dare una
giustificazione: «In vari episodi il
nostro sindaco ha assunto atteggiamenti diversi da come intendiamo noi la
politica, con frasi del tipo “O fate come vi dico io, o nulla”» ci ha detto
Sannicandro; una versione che chiaramente ritroviamo anche in Daucelli: «Nella coalizione si decideva di fare
qualcosa e invece poi si faceva altro, e alcune scelte erano imposte e non
condivise, come anche l’ingresso in alcuni gruppi politici».
Ora, a meno che negli ultimi
mesi Abbaticchio non sia andato incontro ad una pericolosa metamorfosi
psico-comportamentale, anche ammettendo che i maggiorenti di Insieme per la Città dicano il vero, i tempi in cui si è consumata la rottura sono molto
sospetti. E le stesse versioni ufficiali fornite dal duo risultano totalmente insufficienti: sono vaghe, generiche e non si riferiscono
ad alcun episodio specifico. Anzi, Daucelli ha riportato diligentemente tutti il lavoro svolto
dal suo assessorato – tra l’altro oggetto di feroci critiche da parte del
Partito Democratico locale che, ora, condivide lo stesso candidato sindaco –
con Abbaticchio; quindi, nell’imminente campagna elettorale e in uno scenario
politico schizofrenico, Daucelli farà
campagna elettorale contro se stesso. Al netto delle versioni
ufficiali, c’è qualcosa che non sappiamo e che è stato il vero motivo alla base del divorzio
da Abbaticchio?
Comunque, a prescindere dal
giudizio politico sulla vicenda, il problema è che, vincendo alle primarie con 1468 preferenze, Sannicandro ha legittimato
la propria posizione nello schieramento che include il Pd. E ha legittimato un modo di far politica che si alimenta
di trasformismo e incoerenza (solo poco più di un anno fa
Sannicandro diceva a Bitontotv «Ritengo altrettanto importante che non ci
siano alleanze raccogliticce come avvenuto nel 2012. Van fatte per costruire
progetto, non per accogliere forze che decidono di aggregarsi all’ultimo
momento»).
Evidentemente
Sannicandro ha sedotto gli elettori del centrosinistra con il proprio irresistibile
programma elettorale. Incalzato su quali soluzioni potesse offrire con la
propria azione politica, aveva risposto così durante la campagna delle primarie, come riportato da BitontoLive: «Come? Non lo so, troveremo insieme la
modalità per trovare soluzioni a ciò che non va».
Interessante
infine notare come il Pd, almeno secondo la versione fornitaci da Sannicandro (da Bitonto cartaceo n.312, Febbraio 2017)
al momento del vaglio dei candidati per le primarie non abbia posto alcun veto sul
suo nome e quindi a quello di Insieme per la Città, nonostante negli
ultimi anni i consiglieri Pd Natilla e Ricci abbiano sostenuto battaglie
molto dure contro l’ex assessore Daucelli.
Abbaticchio,
Ciminiello e il candidato di destra troveranno terreno fertile nel dipingerlo
come un voltagabbana.
Piccola nota a margine: a Bitonto hanno votato in 4008 alle primarie, in netta flessione rispetto ai 5254 elettori del 2008 (quando le primarie erano a pagamento e riguardavano solo
il Pd). Nella vicina Terlizzi,
città di 27 mila abitanti rispetto ai nostri 55 mila circa, hanno votato in 3403. A sottolineare il calo di
consensi non solo del Pd dal 2008 ad oggi, ma anche l’intrinseca fragilità della sezione locale.
Passando
dal Pd e dalla coalizione di centrosinistra capeggiata da Sannicandro alla
designazione di Ciminiello per il
Movimento 5 Stelle cittadino, si è scelto un percorso differente. Fermo
restando che la lista deve ancora attendere il via libera da parte dello staff
di Beppe Grillo in merito alla certificazione e quindi all’uso del simbolo, sono
state le cosiddette comunarie a
decidere il nome del candidato sindaco. Con questo termine si allude ad una
particolare modalità grillina di selezione del candidato sindaco che può
avvenire in due sostanziali modalità: o attraverso una votazione dell’assemblea o attraverso una selezione online.
Dino
Ciminiello è stato scelto con la prima modalità perché, a detta del deputato M5S bitontino Francesco Cariello,
le votazioni online avvengono solamente nelle città più grandi. A differenza
delle primarie della coalizione di centrosinistra, la selezione dei 5 stelle non si può dire campione per trasparenza:
la scelta è avvenuta fra gli aderenti all’assemblea Costituente M5S Bitonto
tramite «sondaggi e votazioni interne». La data della designazione (il
27 febbraio scorso) è stata resa nota a posteriori e, nonostante le insistenti
richieste della nostra testata per conoscere il numero dei votanti, l’addetto
stampa ha rimandato prima all’evento di presentazione del candidato sindaco, in cui peraltro non è stata fornita questa informazione. Poi, interpellata nuovamente, ha ribadito semplicemente
che il candidato «è stato scelto all’unanimità».
La
ritrosia dei 5 stelle nel fornire i dati evidentemente nasconde certamente, inutile dirlo, dei numeri
incomparabilmente più bassi rispetto ai 4008 elettori del centrosinistra. In parte Ciminiello ha anticipato questa critica quando,
durante la conferenza stampa di presentazione di mercoledì scorso ha detto: «Abbiamo
cominciato questo percorso da ottobre 2016 e tutti i cittadini, non solo i
simpatizzanti del M5S, sono stati chiamati a partecipare».
Difatti
con l’Assemblea Costituente M5S Bitonto i grillini sono stati i primi in questa
campagna elettorale ad organizzare una serie di incontri tematici e con eletti
pentastellati, partecipati e dal basso, che sono serviti alla redazione del programma. Solamente a dicembre 2016 infatti è
comparso un progetto simile della coalizione di centrosinistra (le cosiddette 100idee per la città, di cui
però, tranne una menzione nel programma per le primarie, non si è parlato più,
mentre torna a galla adesso qualcosa di simile con Insieme per la Città)
e gli incontri organizzati dai pentastellati sono stati costanti e sempre
pubblicizzati principalmente tramite i social.
D’altra
parte, se Ciminiello è stato scelto
solamente da qualche dozzina di attivisti, non deve sorprendere, almeno
nel contesto relativo ai 5 stelle.
Nell’universo
pentastellato infatti, a Lecce Fabio Valente è stato scelto con 31 voti su 46, a La Spezia Donatella
Del Turco con 29 voti su 43, a
Palermo Ugo Forello con 357 voti su 590,
a Verona Alessandro Gennari con 85 voti
su 226, a Carrara Francesco De Pasquale con 51 voti su 96, a Cuneo Manuele Isoardi con 19 voti su 38, a Frosinone Christian Bellincampi con 18 voti su 33, infine a Monza Doride
Falduto con 20 voti su 66 (Fonte: Corriere della Sera, giovedì 16 marzo
2017).
La
scelta per così dire “oligarchica” che si è confermata anche per i 5 stelle
bitontini è una chiusura fisiologica che avviene contestualmente alla scelta
del candidato sindaco per eliminare ribaltoni e intromissioni dell’ultimo
momento. In questa maniera si evita che persone appena entrate nel gruppo,
assieme ad un proprio pacchetto di voti, possano raggiungere la candidatura,
senza essersi distinte per particolari meriti o per il proprio attivismo. È un criterio molto discutibile ma che è fisiologico in un movimento
deficitario di una struttura partitica. La natura liquida dei pentastellati spiega anche la postura muscolare
esibita da Grillo in tema espulsioni (l’ultimo caso eclatante è quello della ex candidata di Genova Marika Cassimatis): si tratta di un atteggiamento criticabilissimo e imperfetto,
certamente, ma necessario ad arginare l’anarchia in cui si sfarinerebbe l’assembramento
grillino.
E l’accusa di settarismo che solitamente viene mossa è un’interpretazione semplicistica che ha la presunzione di esaurire la spiegazione di un fenomeno politico molto più complesso. Si potrebbe affermare che la discussione all’interno del movimento sia persino ipertrofica, tanto da portare talvolta a spaccature – e Bitonto ne costituisce un esempio, con la divisione fra Grilli Bitontini e Bitonto in Movimento – che in alcuni casi (come nella nostra città) possono rientrare, in altri no. In questo senso l’esperienza dell’Assemblea Costituente M5S ha realizzato – almeno fino ad oggi – una felice saldatura fra i due gruppi e la designazione unanime di Ciminiello ne costituisce una valida controprova politica.
Infine,
l’ultimo criterio di scelta è quello dall’alto. Mentre nel caso di
Abbaticchio si è trattato di una non
scelta, nel senso che la coalizione che lo supporta, sin dall’inizio, ha
posto come condizione necessaria la sua indiscutibilità (all’epoca questa condizione aveva un significato politico preciso perchè era
ancora aperta la possibilità di un accordo con il Pd locale, ed entrava in
contrasto con le primarie), così avverrà per il candidato di centrodestra. Di
cui si aspettano a breve conferme ufficiali.
Ora il punto è: quanto si è rivelato opportuno affidare a tutto l’elettorato di Bitonto, ampliato anche ai sedicenni e diciassettenni – che tra l’altro hanno votato solo in 14 (0,3%) – l’elezione del candidato sindaco per la coalizione di centrosinistra? Guardando i risultati delle primarie, a posteriori, paradossalmente sembra che sia stata la modalità di scelta meno idonea. Certo, sempre se si considerano la dignità e la coerenza politica come valori.